Panna montata su sei licenziamenti entro fine 2022, che non sono nulla. In altri settori…

I vertici della RSI non avranno problemi nel trovare le persone da lasciare a casa nell’ampio bacino dei permessi C, o dei permessi B farlocchi, o degli assunti per parentela o per raccomandazione partitica che ciondolano in quel di Comano.

Adesso ci aspettiamo gli alti lai ed i toni apocalittici dei soliti noti. Magari accompagnati da strilli al “servizio pubblico in pericolo”: questo tanto per non farsi mancare niente. A parte, beninteso, la vergogna. Quella, certuni, nemmeno sanno cosa sia.

Fatto sta che la RSI ha presentato le tanto favoleggiate misure di risparmio, in ottemperanza ai piani della SSR a livello nazionale. Piani che prevedono la soppressione di 250 posti di lavoro entro il 2024.

Ebbene, da Comano il nuovo direttore (quello che “non vede” la deriva a $inistra) annuncia la cancellazione di 45 impieghi,

Oh la Peppa!

Immagine e sostanza

Va da sé che si monta la panna con l’obiettivo di dare al popolazzo l’impressione dei provvedimenti in grande stile. La sostanza è però alquanto diversa.

Dei 45 posti di lavoro, 11 sono già stati soppressi tramite la normale fluttuazione del personale. Dei restanti 34, che verranno – a quanto pare – ridotti entro la fine del 2022, 28 saranno ricavati tramite pensionamenti, prepensionamenti e fluttuazioni naturali. I licenziamenti saranno dunque sei. Magari anche meno.

Altro che titoloni…

Evidentemente perdere il lavoro non è bello, per chi si trova a dover subire la misura in prima persona. Ma sei licenziamenti su 1200 impieghi sono il nulla! Altro che titoloni di prima pagina!

E queste sarebbero misure di risparmio? E da simili provvedimenti dipenderebbe il futuro della radioTv di Stato? Orsù, siamo seri e non facciamo ridere i gallinacei!

Sulla piazza finanziaria

A seguito della calata di braghe della partitocrazia sul segreto bancario, sulla piazza finanziaria ticinese sono state licenziatecentinaia e centinaia di persone (gli impieghi persi sono ancora di più; perché anche lì si è proceduto con pensionamenti e prepensionamenti). I licenziamenti sono in genere stati somministrati a piccole dosi, per non dare troppo nell’occhio. Ed infatti la stampa di regime non ha emesso un cip. Men che meno la RSI.

Al contrario: nei sovradimensionati studi di Comano, i giornalai ro$$i si esaltavano e giubilavano per la fine dell’esecrabile (sic)segreto bancario, convinti – allora come oggi – che la loro missione sia non già informare, bensì indottrinare i ticinesi “chiusi e gretti” con i dogmi ro$$overdi. Alla faccia di chi, con lo smantellamento del segreto bancario, ha perso il lavoro. Però rimane costretto a foraggiare l’emittente di regime con il canone più caro d’Europa.

Cagnara?

Il settore finanziario è solo un esempio. Anche in altri ambiti i lavoratori ticinesi sono stati lasciati a casa a frotte. Magari soppiantati da frontalieri, a seguito della libera circolazione delle persone che l’emittente di regime ha sempre propagandato ad oltranza. Altro che 6 licenziamenti nel giro di due anni!

E di cagnara non ce n’è stata granché. Del resto, sappiamo bene che per i $indakati ro$$i ci sono i lavoratori di serie A (i dipendenti dello Stato e del parastato) e quelli di serie B (gli altri).Mentre chi è impiegato sulla piazza finanziaria è addirittura di serie Z.

Margine tra i frontalieri

Come scritto sopra: licenziare non è mai bello. Ma di sicuro ivertici della RSI non avranno problemi nel trovare le sei – probabilmente saranno anche meno – persone da lasciare a casa nell’ampio bacino dei permessi C, o dei permessi B farlocchi, o degli assunti per parentela o per raccomandazione partitica che ciondolano in quel di Comano.

Iniziativa popolare

Senza dimenticare un’altra questioncella: è sempre pendente nell’aria la famosa iniziativa popolare volta a ridurre il canone radiotelevisivo a 200 Fr all’anno (che sono ancora troppi). Si attende con impazienza che venga finalmente lanciata.

Questa iniziativa – diversamente dalla No Billag – avrebbe buone chance di accoglimento alle urne. Ed infatti, se la partitocrazia federale non ha voluto mandare in votazione popolare il canone a 200 Fr quale controprogetto all’iniziativa“No Billag”, qualche motivo ci sarà.

Risparmi veri

Se il canone a 200 Fr dovesse diventare realtà, la SSR – e quindi la RSI –  sarà obbligata a risparmiare sul serio. Non solo a blabla.

Come hanno del resto dovuto fare tante testate giornalistiche private. Testate che non sono finanziate da una tassa (il canone Serafe), che non detengono posizioni di monopolio, ma magari –pur senza avere un mandato costituzionale – adempiono a compiti di servizio pubblico meglio dell’emittente di regime, da troppo tempo ridotta a megafono ro$$overde.

Lorenzo Quadri