Tafazzi in confronto era un dilettante. Pastorizia al capolinea?Mozione leghista a Berna
Il lupastro nei giorni scorsi ha fatto discutere anche a Berna. Giovedì la partitocrazia in Consiglio nazionale ha respinto l’iniziativa parlamentare del democentrista vodese Jean-Pierre Grin. Essa chiedeva che la competenza per l’impallinamento del predatore venisse demandata ai Cantoni.
Ancora una volta quindi, davanti ad una situazione di emergenza, la politichetta federale (in primis il solito tandem composto da liblab e $inistrati) ronfa. E, le poche volte che prende delle posizioni – qualche decisione parlamentare su un alleggerimento della protezione oggi pressoché assoluta del lupo, negli ultimi anni c’è stata – poi per un motivo o per l’altro (non di rado per ostruzionismo da parte di burocrati ro$$overdi) queste restano senza effetto.
E intanto la situazione sul territorio degenera. In particolare sul nostro. Non stiamo a ripetere ancora una volta la litania sulle decine e decine di ovini che sono già state predate in Ticino nel giro di poche settimane.
Competenza ai Cantoni
Poiché la situazione è regionalmente molto diversa, stabilire che i Cantoni sono competenti per la regolazione del lupo “in casa propria” sarebbe la cosa più logica.
Non sta né in cielo né in terra che balivi federali mettano il becco in simili decisioni.
Così come non sta né in cielo né in terra che, a livello politico, gli esagitati soldatini ro$$overdi dei centri urbani acculati alle Camere federali (parlamentari di “professione” che non hanno mai visto dal vivo nemmeno una pecora, figuriamoci se sanno cos’è un lupo) decidano sul futuro dell’agricoltura e della pastorizia dei Cantoni alpini. E che lo facciano in base alle loro paturnie ideologiche multikulti, “woke” ed androfobe, secondo le quali la causa di tutti i mali è l’uomo (maschio) bianco svizzero (se è un migrante, la musica già cambia). Ed è quindi lui, con le sueattività, a dover sparire dalla faccia della Terra per fare spazio a lupi, orsi e compagnia cantante.
Sindrome di Tafazzi
Tali politicanti, per i soliti motivi ideologici, continuano ad imporre all’agricoltura elvetica sempre nuovi vincoli, che ne riducono la produttività e fanno esplodere i costi. Risultato: i prodotti locali diventano un lusso per pochi (specie di questi tempi…) e la dipendenza dall’estero aumenta. Altro che riempirsi ipocritamente la bocca con l’autoapprovvigionamento!
Ad esempio, il 25 settembre si voterà sull’iniziativa popolare sull’allevamento intensivo. Questo malgrado la legge svizzerasulla protezione degli animali sia già la più severa del mondo. Avanti, continuiamo a martellarci sui gioielli di famiglia! Tafazzial confronto era un dilettante!
Stato di necessità
Pure intollerabile è quanto accaduto con l’ordine di abbattimento del lupo responsabile della predazione di Cerentino. Come noto l’ordine è stato revocato poiché a commettere la strage non è stato un solo lupastro ma due, i quali vivono in branco. E quindi non possono venire impallinati (“sa pò mia!”): sarebbe contrario al diritto federale. Risultato: tutto bloccato!
Qui qualcuno è fuori come una pala eolica.
E’ evidente che presto gli agricoltori, vedendosi in balia di un sistema più vicino alla psichiatria che alla politica (del resto il confine tra i due ambiti è spesso labile) si troveranno davanti ad un bivio: o abbandoneranno la professione, con tutte le conseguenze del caso in materia di approvvigionamento e di gestione del territorio; oppure si faranno giustizia da soli, come accadeva nei secoli scorsi.
Ribadiamo il concetto già espresso la scorsa settimana: oggi come oggi, vista la latitanza delle autorità, abbattere preventivamente il lupo deve essere considerata un’azione scusabile in base allo stato di necessità previsto dal Codice penale.
La Lega si attiva
Nei giorni scorsi la Lega, tramite mozione di chi scrive, è tornata alla carica a Berna, chiedendo di creare le basi legali affinché il numero di lupi presenti in Svizzera possa venire sensibilmente ridotto. In particolare vanno istituite delle zone, in concomitanza con gli alpeggi non proteggibili, in cui il lupo non ci deve essere del tutto.
E’ ora di finirla con la deleteria pantomima in corso, ed è anche ora di finirla di gettare nel water milionate di franchi di proprietà del contribuente in sussidi a protezioni anti-lupo che non servono ad una fava, in indennità agli allevatori colpiti dalle predazioni e – soprattutto – in burocrazia! Diamoci un taglio!
Il lupo oggi non è affatto a rischio di estinzione: tant’è che nelle classifiche internazionali risulta classificato al rango di LC (LeastConcern, quindi non minacciato). L’agricoltura di montagna (e non solo di montagna), invece, sì che rischia di andare a ramengo a causa del lupo.
Morale: bisogna darsi una mossa, ma subito! Se agli animalisti da salotto urbano il lupastro piace tanto, che se lo mettano in borsetta al posto del chihuahua; poi vediamo!
Lorenzo Quadri