Non solo vorrebbero conferire il diritto di voto ai non svizzeri, ma pure l’eleggibilità

Nel Canton Berna lo scorso 25 settembre i cittadini hanno respinto, con un sonoro 67% di no, l’estensione del diritto di voto ai 16 enni, postulato – naturalmente – dalla $inistra. Non ci vuole una grande fantasia per capire come mai i ro$$overdi tentino con insistenza di abbassare l’età del voto. Ovviamente perché pensano di trarne profitto elettorale. Di recente in Ticino vari docenti del solito orientamento politico hanno pensato “bene” di andare a fare propaganda politica nelle classi di scuola media poiché pretendono che il contribuente compensi, con le proprie imposte, la riduzione del tasso di conversione della cassa pensioni cantonale.  In sostanza, la $inistra immagina di trarre vantaggio dalla scuola ro$$a, manipolando i giovani. E magari pure di accattarsi i voti degli scioperanti climatici, prima che rinsaviscano.

Il travaso

Nella loro rincorsa al climatismo, i kompagni si sono ormai ridotti ad una fotocopia dei Verdi, dimenticandosi però che l’elettore sceglie di solito l’originale. E gettando nel water le istanze sociali, incompatibili con una politica che, col mantra delle “zero emissioni”, vuole rendere la mobilità un bene di lusso, la carne un bene di lusso, il riscaldamento un bene di lusso, eccetera. Il che è la negazione della socialità.

In Svizzera la quota di elettori di $inistra –  per fortuna – non cresce. Anche perché la $inistra elvetica, quindi sia i Verdi-anguria che i $ocialisti, diventa sempre più estrema e massimalista. La “socialdemocrazia” non esiste più da un pezzo. E’ ridotta ad una parola vuota. Con una simile impostazione, è chiaro che di voti dal centro non se ne rosicchiano.

Se l’area di $inistra è sempre grande uguale, i Verdi possono crescere solo a scapito dei ro$$i ed infatti si assiste ad un travaso di voti dagli uni agli altri. Gli ecologisti non nascondono le proprie ambizioni cadregare. Vogliono a tutti i costi un posto nel governicchio federale. Dopo che Ueli Maurer ha annunciato le dimissioni, hanno addirittura affermato di volersi accaparrare il suo seggio. Una manovra del genere non ha chance di riuscita.  Il roboante annuncio dei Verdi serve solo a ribadire che loro, nell’esecutivo, vogliono esserci ad ogni costo. Sicché ci proveranno a tutte le occasioni. Anche quando si tratterà di sfidare i $ocialisti. I quali potrebbero davvero lasciarci le penne.

Iniziativa ginevrina

Naturalmente il voto ai 16enni non basta. Infatti i kompagni pretendono di concedere il diritto di voto anche agli stranieri. L’operazione ha scopo elettoral-cadregaro,  ma anche politico. Affinché le loro proposte di svendita della nazione (a partire dall’adesione all’UE) ottengano delle maggioranze, i kompagni hanno bisogno del voto dei non svizzeri. Perché chi è cittadino elvetico non si sogna di approvare simili aberrazioni. Se le naturalizzazioni facili non bastano per raggiungere i risultati sperati, e nemmeno i politicanti dalla nazionalità plurima incadregati ad ogni livello istituzionale, allora bisogna giocoforza puntare sugli stranieri.

Di recente a Ginevra è riuscita un’iniziativa popolare, promossa dai soliti noti, che non solo pretende di far votare gli stranieri a livello cantonale  (a livello comunale lo possono già fare) ma addirittura di renderli eleggibili. I cittadini dovranno dunque esprimersi sul tema. Quindi un domani, se l’iniziativa venisse approvata, sulle rive del Lemano ci potrebbero essere addirittura politicanti stranieri. Diventa sempre più necessario contrastare queste assurdità. Vale a dire, bisogna tirare la coperta dal lato opposto. Ad esempio stabilendo, come la Lega chiede da tempo, che chi ha il doppio passaporto non possa fare politica, almeno a livello federale, se prima non rinuncia alla nazionalità originaria. Altro che eleggibilità degli stranieri.

Politichetta gender

E che dire sull’altro grande cavallo di battaglia della $inistra, ovvero la politichetta gender? Siamo in crisi nera, i cittadini non sanno più da che parte voltarsi per arrivare a fine mese, ma i kompagni in Consiglio nazionale presentano atti parlamentari affinché la Confederella usi la lingua gender (quella con le parole terminanti in asterischi) nelle comunicazioni ufficiali. Non farlo, farneticano i kompagni, è irrispettoso e non al passo con i tempi. Eccole qua, le grandi priorità della $inistra!

Intanto il 26 settembre, ovvero il giorno dopo l’accettazione in votazione popolare della riforma dell’AVS, a Berna un manipolo di femministe gauche-caviar, tra cui figuravano anche delle parlamentari federali, ha pensato bene di scendere in piazza a manifestare contro il responso delle urne. E’ il mondo che gira al contrario: politicanti che manifestano contro i cittadini! Ecco come i kompagni rispettano la nostra democrazia.

C’è da sperare che, ai prossimi appuntamenti elettorali, questi soggetti porteranno a casa la sonora tranvata che meritano!

Lorenzo Quadri