Il Mattino l’ha scritto in più occasioni: i Carabinieri sconfinano in Svizzera senza autorizzazione giudiziaria per fare “accertamenti”. Ovviamente in incognito; se no verrebbero subito riconosciuti.
Queste sono cose che la Lega dei Ticinesi ha denunciato a più riprese. Anche con atti parlamentari. Naturalmente erano tutte balle populiste e razziste perché “non risulta che…”. Oppure, nella migliore delle ipotesi, leggende metropolitane. Invece non si tratta di questo. Si tratta di realtà. E oggi c’è la dimostrazione. I fatti sono confluiti in una circostanziata denuncia al Ministero pubblico.
I Carabinieri sono entrati in Svizzera illegalmente, hanno pedinato una persona, che tra l’altro ha anche passaporto svizzero e che non è inquisita in Italia, con grave violazione della sua sfera privata. Ed infatti sono stati spiati solo movimenti privati. Spiati e pure fotografati.
Queste vicende, con corollario fotografico, sono allegramente confluite in un verbale giudiziario. Che peraltro può servire solo a scopi voyeuristici e a null’altro; in particolare a nulla che abbia attinenza con la giustizia.
Sovranità in gioco
L’incarto è ora nelle mani del Ministero pubblico che speriamo voglia procedere con solerzia. Questo perché è in gioco la sovranità territoriale della Svizzera. Un argomento su cui non si può certo transigere. Se lo si facesse, si confermerebbe la tesi, assai diffusa Oltreramina, del “tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente”.
La punta dell’iceberg
Soprattutto una riflessione s’impone. Se c’è stato, da parte dei carabinieri, uno sconfinamento territoriale con tanto di pedinamenti e foto senza uno straccio di autorizzazione in una vicenda del genere, figuriamoci nel caso di cittadini italiani sospettati di avere fondi non dichiarati nel nostro paese. Altro che tentare di farci credere che gli “spioni” dell’Agenzia delle entrate sono un parto della bieca fantasia anti-italiana della Lega e del Mattino. Semplicemente, la vicina Penisola se ne fa un baffo della sovranità elvetica.
E questo non sorprende neanche più di tanto. In effetti, avviene la stessa cosa anche in politica, negli accordi-ciofeca negoziati dalla ministra del 5% Widmer Puffo e dal tirapiedi de Watteville. Nel trattato (in divenire) sulla fiscalità dei frontalieri, l’Italia si permette di inserire clausole ghigliottina contro il 9 febbraio e di pretendere l’annullamento di decisioni parlamentari sul moltiplicatore d’imposta applicato dei frontalieri.
Chiarire alcuni concetti…
E’ evidente che qui – o piuttosto al di là dal confine – c’è qualcuno che crede di poter fare tranquillamente i propri comodi. L’Italia vuole criminalizzare i propri concittadini che hanno una qualche relazione bancaria o commerciale in Svizzera facendo passare un messaggio chiaro: noi il confine lo varchiamo come ci pare e piace; e vi spiamo a piacimento. Il “grande fratello” vi osserva. E’ un palese tentativo di boicottaggio della piazza economica e finanziaria ticinese.
Nel caso di sconfinamento documentato di cui siamo a conoscenza, ci aspettiamo un intervento esemplare da parte della Magistratura. Un intervento che chiarisca ai nostri vicini a Sud che non ci facciamo menare per il naso così facilmente. Quanto avvenuto non è una “bagattella”. Anche perché c’è il sospetto più che fondato che non si tratti affatto di un “caso isolato”.
La sovranità di uno Stato è una cosa seria.
Lorenzo Quadri