Parlatoio cantonale allo sbando. Figura marrone del P$ che non accetta le sconfitte

Se il parlatoio cantonale voleva iniziare la nuova legislatura con il piede sbagliato, grazie allo psicodramma sulle cadreghe nelle commissioni ci è riuscito alla perfezione. Alla pantomima è stata addirittura dedicata una giornata extra di seduta del Gran Consiglio (naturalmente il conto lo paga il contribuente). 

E’ dal 3 aprile che la politichetta ticinese – o meglio: la $inistra e l’ex partitone – non si occupa d’altro che di questa epica battaglia per le cadreghe. Ciò accade perché il P$ si è improvvisamente accorto che le regole per l’attribuzione dei seggi nelle commissioni parlamentari gliene avrebbero fatto perdere uno. Adeguarsi? Non sia mai! Bisogna cambiare le carte in tavola! Chiaramente, se le regole avessero invece avvantaggiato i kompagni, mai questi ultimi si sarebbero sognati di metterle in discussione. La vicenda ricorda da vicino le giravolte del PLR per la nomina del vicesindaco di Lugano. In quel frangente, l’ex partitone ha addirittura preteso di cambiare la prassi da lui stesso instaurata e seguita per decenni.

Pori nümm

Certo che il P$ in queste elezioni cantonali ha dato il “meglio” di sé, a dimostrazione di quanto i famigerati “temi” gli stiano a cuore. Prima la lista blindata, per garantire l’elezione in governicchio all’esponenta del Califfato di Lumino. Poi la poltrona vuota al Consiglio degli Stati, con annessa figura barbina del Cantone: chiaramente, l’ambizione personale ha la priorità sugli interessi del Ticino. E allora fa sorridere che i $ocialisti, dopo aver lasciato sul campo – per ordine del Califfato – il cadregone agli Stati, adesso si tirino giù la pelle di dosso per gli sgabelli nelle commissioni del parlatoio cantonale, che contano come il due di briscola. 

Del resto il P$ ha PERSO le elezioni (non è il solo, come ben sappiamo). Però pretende di mantenere lo stesso numero di rappresentanti nelle commissioni senza più avere i voti necessari, ricorrendo a magheggi di ingegneria cadregara. E’ un ben strano concetto di democrazia. Tanto per non farsi mancare niente, sul tema si mette a disquisire sui giornali pure l’ormai pressoché novantenne Pietro Martinelli, il grande affossatore della Tredicesima AVS ai noss vecc. 

Ci si risparmi poi la fanfaluca che gli strapuntini nelle commissioni servono a portare avanti progetti politici. Le decisioni le prende il plenum del parlatoio. I posti in commissione servono semmai a premiare gli eletti con gettoni di presenza, oltre che con la possibilità di fungere da relatori ottenendo così ulteriori indennità pecuniarie nonché le spasmodicamente bramate occasioni di visibilità. Si tratta dunque di ricompensare i soldatini. 

Il P$ copia Trump

Già è abbastanza imbarazzante, per non dire penoso, che il Gran Consiglio, invece di occuparsi dei problemi del Paese, si sia inventato una seduta straordinaria ed abbia passato ore a parlarsi addosso sulla spartizione delle cadreghe. Davanti ad un simile spettacolo, i cittadini possono solo rimanere basiti. Si tratta della lampante conferma che chiedere alla partitocrazia di occuparsi dei problemi del Cantone è chiederle troppo. 

Non pago della figura di palta rimediata, il P$ ha come noto annunciato che rifiuta il verdetto della maggioranza del GC, la quale ha deciso di applicare la legge privandolo di uno scranno commissionale. Quindi presenterà ricorso. Sembra di sentire la teoria delle “elezioni rubate” di Trump. Sicché a $inistra i ricorsi non si fanno perché la legge non viene applicata; si presentano perché viene applicata. 

L’atteggiamento ro$$o è sempre lo stesso: quello del bambino viziato che fa i capricci perché non ha ottenuto ciò che vuole. Quindi strilla e pesta i piedi. Anche davanti a votazioni popolari dall’esito sgradito si assiste alla medesima reazione. Vedi il famoso “bisogna rifare la votazione” della gauche-caviar sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa. 

Le Commissioni si gonfiano

Mercoledì in parlatoio c’è stata pure una seconda cadregopoli, sottoforma di concessione ai partitini di un seggio extra nelle commissioni tematiche. Queste commissioni avranno dunque 18 membri; uno sproposito (già sono troppi 17). Quando si dice “aggiungi un posto a tavola” si intende proprio questo. Intanto le indennità a carico del contribuente lievitano. Ma non si doveva risparmiare? Se poi l’intenzione è dare un contentino per favorire la “collaborazione costruttiva”, il risveglio sarà amaro. I partitini per non sparire devono farsi sentire; e per farsi sentire devono smarcarsi. Altro che “embrassons nous”!

Avanti con le forbici

Il desolante circo equestre che ha aperto legislatura lascia presagire il peggio per il seguito.

Ci aspettano anni marroni, ma i politicanti passano il tempo a prendersi a sganassoni (virtuali) per gli strapuntini commissionali. Nuova dimostrazione che il Mattino aveva visto giusto auspicando – davanti alla follia delle quasi 1000 candidature per il parlatoio cantonale – l’introduzione di quote di sbarramento e una riduzione del numero di deputati. Qui davvero è tempo di tornare con i piedi per terra. Perché c’è chi, complice un’improponibile e del tutto ingiustificata esposizione mediatica, crede di essere al Senato degli Stati Uniti.

Lorenzo Quadri