Studio dell’Ustat conferma: la paura è quella di venire soppiantati da frontalieri
Quando si dice “la scoperta dell’acqua calda“! Anche se, viste le temperature, magari sarebbe stato meglio scoprire quella fresca…
L’ultimo studio pubblicato dall’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) indica che il 35% dei ticinesi vede “lo straniero come una minaccia per il posto di lavoro”, mentre la percentuale a livello nazionale è del 20%. La differenza è notevole: la cifra ticinese è quasi doppia di quella svizzera. Quale conclusione trarre da questi dati? Che i ticinesi, come ama ripetere la casta spalancatrice di frontiere, sono “chiusi e gretti”, “razzisti e xenofobi” e quindi (?) bisogna fargli il lavaggio del cervello affinché si ravvedano?
Paura per il posto di lavoro
No: la conclusione è che i ticinesi hanno paura di perdere il lavoro e di venire soppiantati da frontalieri. Ecco dunque asfaltata, senza appello, la fregnaccia del “razzismo” su cui la casta fa leva per ricattare moralmente i cittadini nell’intento di indurli a votare secondo i desiderata pro-saccoccia dell’establishment. Altro che razzismo: è semplice – e necessaria, e naturale – autodifesa.
L’asfaltatura arriva direttamente da un ufficio cantonale. Quello dell’Ustat è uno studio che la partitocrazia ed i suoi galoppini mediatici – in primis quelli della Pravda di Comano foraggiati col canone più caro d’Europa – mai avrebbero voluto vedere.
Del resto, in Ticino c’è il 30% di popolazione straniera. E, se si conteggiassero anche i beneficiari di naturalizzazioni facili, meglio non pensare a dove si arriverebbe. I soli frontalieri sono quasi un terzo della forza lavoro. I lavoratori stranieri sono la maggioranza. E’ evidente che venire a farneticare di “paese razzista” con questi numeri significa essere caduti dal seggiolone da piccoli. Idem blaterare sulla necessità di “aprirsi”. Questo sfigatissimo Cantone si trova nella palta proprio perché è stato costretto, contro la volontà dei suoi abitanti, ad “aprirsi” senza alcuna protezione. L’invasione da sud era scontata. Con tutto quel che ne consegue.
Chi ha voluto l’assalto alla diligenza?
E’ infatti chiaro anche al Gigi di Viganello che la differenza abissale nelle percentuali di chi si sente insidiato sul posto di lavoro dagli stranieri tra Ticino e Svizzera interna è la diretta conseguenza della differenza abissale del numero di frontalieri presenti nelle aree di riferimento. In Ticino i frontalieri sono quasi un terzo dei lavoratori. La media nazionale, per contro, è di uno striminzito 6.2%.
Chi ha voluto l’invasione di frontalieri provocando in questo modo l’alto tasso di “diffidenza”? Chiaro: l’élite spalancatrice di frontiere. Partitocrazia PLR-PPD-P$ in testa. La stessa che poi – tramite i suoi soldatini – s’inventa inesistenti problemi di razzismo!
SECO da rottamare
Il sondaggio dell’Ustat dà anche il benservito agli scienziati liblab della SECO (Consigliere federale di riferimento: Johann “Leider” Ammann, PLR) e dell’IRE. Quelli delle statistiche taroccate sull’occupazione. Quelli dei regali ai frontalieri. (A proposito: aspettiamo di vedere cosa accadrà con l’ennesimo vergognoso Diktat con cui gli eurofalliti vorrebbero far pagare al paese di lavoro – ovvero: a noi – la disoccupazione dei frontalieri). Quelli che pensano di poterci prendere per scemi raccontando la fregnaccia che il soppiantamento di ticinesi con frontalieri non esiste: “sono solo percezioni”! Una boiata ribadita senza vergogna nei giorni scorsi da tale Roland A. (?) Müller, segretario dell’Unione svizzera degli imprenditori (in sostanza un leccapiedi della grande economia che si ingrassa con la manodopera straniera a basso costo). Questo figuro, in occasione della presentazione dell’ultimo rapporto farlocco della SECO sulla libera circolazione (leggi: propaganda di regime pro-immigrazione incontrollata) dichiarava spocchioso: “La sostituzione? Non esiste! Nemmeno in Ticino!”
Adesso questi tamberla al soldo dell’immigrazione incontrollata si trovano in una situazione di imbarazz, tremend imbarazz: loro ripetono che in Ticino il soppiantamento di lavoratori residenti con permessi G non esiste. Eppure il 35% dei ticinesi lo teme. Tutti pazzi visionari, questi ticinesotti? Oppure sono i soldatini di cui sopra, completamente ignoranti della realtà del nostro Cantone, a raccontare balle solenni? SECO e casta spalancatrice di frontiere: come fumarsi gli ultimi residui di credibilità!
Lorenzo Quadri