La partitocrazia spalancatrice di frontiere non perde occasione per svendere il paese
Eccole qua, le performance della partitocrazia spalancatrice di frontiere. Quella che ha gettato nel gabinetto il 9 febbraio e la volontà popolare. Il triciclo PLR-P$$-PPD non vuole attribuire nemmeno la più piccola priorità agli svizzeri sul mercato del lavoro nazionale. Ma non sia mai! “Bisogna aprirsi”! E in Consiglio nazionale nei giorni scorsi l’ha nuovamente dimostrato. Infatti il triciclo è riuscito a bocciare (per 103 voti ad 83 con 5 astenuti) una mozione che chiedeva l’introduzione della preferenza indigena. Ma attenzione, non la chiedeva in generale – malgrado proprio questo sia stato deciso dal popolo ma rottamato dai camerieri dell’UE. La chiedeva nell’amministrazione federale. Un settore in cui la preferenza indigena dovrebbe essere un’ovvietà, ed anzi il passaporto rosso dovrebbe semplicemente essere presupposto per l’assunzione. Ma gli spalancatori di frontiere sono riusciti a dire njet. Secondo la partitocrazia, per gli impieghi della Confederella bisogna assumere stranieri a gogo. Altro che “Prima i nostri”: Prima gli altri!
Avanti così, svendiamoci agli eurofalliti! Mercato del lavoro svizzero terra di conquista, compresi i posti di lavoro nella pubblica amministrazione!
La beffa
Al danno si aggiunge, come di consueto, la beffa: per giustificare l’ennesimo tradimento della volontà popolare, i camerieri dell’UE del Consiglio federale e della partitocrazia argomentano che “la preferenza indigena non serve”. Nemmeno nei posti federali e malgrado il popolo l’abbia votata. E perché? Perché – questa la bestialità sentita in aula – con il compromesso-ciofeca che affossa il 9 febbraio il governo ha già preso misure per sostenere i disoccupati residenti.
Ah ecco. Tutti, compresi i Giuda rottamatori del 9 febbraio, hanno ammesso che la preferenza indigena non è rispettata dal compromesso-ciofeca. Ed infatti le misure votate in dicembre dalla maggioranza delle Camere federali non sostengono i disoccupati “residenti”. La partitocrazia ha trombato tutte le proposte che prevedevano di introdurre nella legge l’aborrito aggettivo: residente. Le misure in questione si limitano a creare dei diritti a dei colloqui di lavoro – e non certo di assunzione – per gli iscritti agli Uffici regionali di collocamento.
Ma agli URC si possono iscrivere anche i frontalieri, e perfino i cittadini UE che possono arrivare in Svizzera per tre mesi, aumentabili a sei, alla ricerca di un impiego. Per contro, gli svizzeri in assistenza spesso non sono più iscritti agli URC. Altro che “sostegno ai residenti”!
Prima i nostri!
Visto l’andazzo, diventa sempre più urgente concretizzare in Ticino l’iniziativa “Prima i nostri”, dato che a Berna non perdono occasione per sabotare ogni minimo accenno di preferenza indigena, per strisciare davanti ai padroni dell’UE. E lo dichiarano anche, senza vergogna: “la preferenza indigena nell’amministrazione federale creerebbe problemi con l’UE, che non la vuole”. Pure questo si è sentito dire in parlamento. E’ il colmo: i camerieri strisciano e se ne vantano pure!
L’esempio inglese…
Intanto in Gran Bretagna la volontà popolare viene rispettata (anche quando si tratta di una votazione consultiva). Non come in Svizzera, dove i partiti $torici gettano la sovranità nazionale nella latrina. Sicché la Brexit si fa “hard”. Le frontiere del Regno Unito potrebbero chiudersi addirittura nel corso del corrente mese. Già tra qualche settimana potrebbero arrivare i contingenti ai permessi di lavoro per i cittadini UE ed i tagli all’accesso alle prestazioni sociali. (La Germania queste prestazioni le ha già tagliate. Per contro gli svizzerotti fessi…).
Invece da noi si calano le braghe ad oltranza. Al punto di chiudere le porte alla preferenza indigena perfino nell’amministrazione federale.
Il paragone tra governanti britannici con gli attributi e sguatteri bernesi dell’UE si fa sempre più umiliante. Sotto le cupole federali qualcuno dovrebbe sprofondare non uno, bensì svariati metri sotto terra. Ma si vede che la capacità di vergognarsi sta diventando merce sempre più rara.
Lorenzo Quadri