Ginevra e Neuchâtel stanno risparmiando fior di milioni grazie alle autodenunce
Lo Stato sociale svizzero, ormai lo si sarà capito, galoppa in direzione infinanziabilità. Uno dei motivi principali è di tipo migratorio. Ovvero, sempre più immigrati si attaccano alla generosa mammella pubblica rossocrociata. Basti pensare ai costi miliardari provocati dai finti rifugiati con lo smartphone. E poi gli svizzerotti, che mantengono letteralmente cani e porci, devono pure sorbirsi le accuse di razzismo?
L’iniziativa romanda
Visto che la spesa sociale esplode, se non si vogliono imporre tagli dolorosi ai cittadini elvetici in difficoltà, o ai nostri anziani che hanno lavorato e pagato le tasse per tutta la vita, occorre per prima cosa azzerare i contributi ai permessi B. Perché, come ha riconosciuto la stessa UE, la libera circolazione delle persone non è stata creata per trasferirsi nel paese con il “welfare” più largheggiante. E poi è urgente combattere gli abusi. A questo proposito, come abbiamo riferito nelle scorse settimane, un paio di Cantoni romandi, principalmente Ginevra e Neuchâtel, hanno avuto un’idea interessante. Quella di indire un’amnistia per chi ottiene prestazioni sociali senza averne diritto. Obiettivo: indurre i truffatori all’autodenuncia, con l’impegno a mandarli esenti da pena. Intendiamoci: per quanto indebitamente percepito si dovranno trovare delle modalità di restituzione. Ma per chi ammette spontaneamente di aver “traslasciato” di trasmettere alle autorità delle indicazioni rilevanti sulla propria situazione economica, ottenendo in questo modo degli aiuti a cui non avrebbe avuto diritto, non ci sarà la segnalazione al ministero pubblico.
La letterina
Lo spunto per lanciare l’amnistia l’hanno dato le nuove disposizioni federali in vigore, diventate più severe. E che, per gli stranieri che abusano di prestazioni sociali, aumentano il rischio di espulsione (anche se sappiamo che al Tribunale federale c’è chi utilizza il proprio margine di manovra per espellere il meno possibile, alla faccia della volontà popolare). Di conseguenza, il Dipartimento della socialità ginevrina guidato dall’esponente del MCG (ovvero il movimento ispirato alla Lega) Mauro Poggia ha spedito nel corso dell’autunno 2016 una letterina ai 93mila beneficiari di assistenza sociale o di prestazioni complementari all’AVS e all’AI. In considerazione dell’entrata in vigore delle nuove regole federali, nella denegata ipotesi in cui il destinatario dello scritto non avesse dichiarato qualcosa, ha tempo fine a fine anno (ovvero fine 2016) per mettersi in regola. Questo in sostanza il messaggio, per quanto presentato con toni melliflui ed uregiatti.
Oltre le aspettative
Il risultato ottenuto è andato al di là delle aspettative. Dalla stampa d’Oltregottardo apprendiamo infatti che al 31 dicembre scorso all’amministrazione cantonale ginevrina erano giunte qualcosa come 2000 autosegnalazioni, dalle quali è emerso di tutto e di più. Specialmente, ma guarda un po’, case, appartamenti e conti bancari all’estero da parte di beneficiari stranieri. Addirittura un cittadino portoghese che riceveva l’AVS e la complementare si era “dimenticato” di possedere, al paese d’origine, due case e sei appartamenti. Apperò!
Davanti a notizie di questo genere, è evidente le “scatole” ci girano come eliche. Anzi come pale eoliche, per rimanere su un argomento d’attualità. Ma allora è proprio vero che siamo il paese del Bengodi per gli approfittatori stranieri! Imponiamo sempre nuove tasse e balzelli ai contribuenti; mettiamo in difficoltà chi è veramente nel bisogno; e poi manteniamo immigrati che, nel paese d’origine, sono pure latifondisti o quasi! Ovviamente questo non vuol dire che tutti quelli che approfittano dello Stato sociale sono stranieri. Ma già che bisogna fare i conti con i “furbetti del quartierino” indigeni, almeno evitiamo di importarne altri tramite l’immigrazione scriteriata voluta dalla partitocrazia!
Il Canton Neuchâtel, dal canto suo, ha lanciato un’amnistia per le frodi sociali ma anche per chi ha “aggirato” il fisco. La campagna “Réglo” ha ottenuto così tante adesioni che il Cantone ha deciso di prolungarla.
E noi?
Ecco, forse qui abbiamo degli spunti interessanti anche per il Ticino. Un sistema che potrebbe permettere al Cantone di risparmiare tanti milioncini sulla spesa sociale. Il DSS ha esaminato le iniziative romande? Cosa ne pensa? Le ritiene trasponibili alla nostra realtà? Se no, per quale motivo? (Si spera NON perché i controlli dalle nostre parti sono così carenti che un’amnistia non convincerebbe nessuno, stante la certezza di non venire comunque sgamati). Oppure al DSS si pensa solo ai mandati alla Argo 1?
Lorenzo Quadri