Ma come, non dovevano essere tutte frottole populiste?
Ma chi l’avrebbe mai detto! Nei giorni scorsi sul Corrierone del Ticino è comparso un articolone dal titolo “Lavoro: vado a fare il disoccupato in Svizzera” con tanto di richiamo in prima pagina. Il tema è ben noto ai frequentatori (anche occasionali) di queste colonne. Vale a dire l’immigrazione nel nostro Stato sociale dovuta alla deleteria libera circolazione delle persone. In sostanza, stiamo scrivendo del cittadino UE che si trasferisce in Svizzera ed ottiene un permesso B per esercizio di attività lucrativa previa esibizione di un contratto di lavoro tarocco. Il quale contratto, essendo tarocco, dopo qualche mese viene sciolto. E l’immigrato in questione, se può dimostrare (?) di aver lavorato in qualsiasi paese UE (!) almeno 12 mesi negli ultimi due anni, può allegramente aprire un termine quadro di disoccupazione in Svizzera. Senza aver mai versato dei contributi. In seguito, una volta esaurito il termine quadro, può accedere all’assistenza, finanziata dai contribuenti svizzeri.
Ora, se un permesso di domicilio viene rilasciato per “esercizio di attività lavorativa”, quando tale attività non viene più esercitata cade il motivo di rilascio del permesso, che andrebbe di conseguenza revocato.
Questo però non accade. Ed infatti a Lugano il 16% circa delle nuove domande d’assistenza proviene da titolari di un permesso B, rilasciato “per esercizio di attività lucrativa” ma rimasto in essere – e rinnovato – anche quando l’attività lucrativa è venuta a mancare e lo straniero è a carico del contribuente elvetico fatto fesso dalla libera circolazione delle persone (e se osa protestare, si becca pure del razzista).
Il festival dei “casi isolati”
Ebbene: come volevasi dimostrare, e come la Lega aveva detto fin dall’inizio (ma naturalmente erano tutte balle populiste) questo fenomeno di immigrazione nel nostro stato sociale esiste. Se ne è accorto pure il Corrierone. Naturalmente si tratta, si apprestano a precisare i funzionari cantonali e sindacali interpellati dal CdT, di “casi isolati”. Anche i cittadini stranieri che delinquono sono tutti “casi isolati”: l’ultimo “caso isolato” a Lugano si è verificato nella notte su sabato a Cassarate dove un 35 straniero ubriaco ha accoltellato un giovane. E sempre di ieri è la notizia del 30enne straniero con precedenti penali arrestato per aver riempito di botte la convivente ticinese mandandola in ospedale. Tutti “casi isolati”.
Come un “caso isolato” è la rete scoperta nel Canton Berna di fornitori di contratti di lavoro fasulli a cittadini stranieri desiderosi di trasferirsi in Svizzera per poi mettersi a carico del nostro Stato sociale (sempre al motto del “tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente, e comunque non intervengono per paura di venire accusati di razzismo”).
Fa poi ridere i polli che, rispondendo ad un’interrogazione a tema presentata dal leghista Paolo Sanvido, il Consiglio di Stato ricordi che «il permesso di soggiorno viene revocato in caso di prolungata disoccupazione».
Ci piacerebbe proprio sapere quanti permessi sono stati per questo motivo revocati ed i titolari allontanati dalla Svizzera. Azzardiamo una cifra: tra zero e cinque?
Lorenzo Quadri