La sicurezza è irrinunciabile solo quando si tratta di vessare gli automobilisti?

La politica, ed in particolare quella federale, da anni ci secca la gloria ad oltranza con un paio di concetti ricorrenti che a tutti i costi si vuole inculcare nelle zucche degli svizzerotti.

Il primo è il principio di causalità. Ovvero, chi causa un costo lo deve ripagare. Rispettivamente, chi usufruisce di una prestazione, deve passare alla cassa. Sembrerebbe la cosa più naturale del mondo. Quale pretesto più efficace di ciò che pare ovvio, dunque, per sdoganare principi ideologici e/o nuovi balzelli? Esempio classico, la tassa sul sacco. Peccato che poi, quando torna comodo, improvvisamente si pretende di far passare il messaggio esattamente opposto. E ci si aspetta pure che venga preso per buono. Ad esempio, il canone radiotv reso obbligatorio per tutti. Un’imposizione che grida vendetta. Mentre un servizio di base essenziale, di cui non si può fare a meno, come la raccolta e smaltimento rifiuti, viene finanziato a colpi di causalità antisociale, una prestazione superflua, legata al tempo libero, come la TV o la radio, viene fatta pagare anche a chi non ne usufruisce.

Causalità… quando?
Se il principio di causalità è la via da percorrere, allora questo deve valere anche in campo di imposta sugli oli minerali. Prelevato dagli utenti della strada, questo balzello dovrebbe servire per finanziare la strada. Cosa che invece adesso non accade, perché la metà dei proventi, per un ammontare annuo di circa 1.5 miliardi di Fr, finisce nelle casse generali della Confederazione. Però quando si tratta di effettuare migliorie nella rete viaria, si dice che mancano i soldi. Da notare che gli utenti della strada non sono solo gli automobilisti. Sono anche i mezzi pubblici, i ciclisti ed i pedoni. Se l’infrastruttura viaria è efficiente, tutti ci guadagnano. A cominciare dagli agglomerati urbani, oggi costantemente congestionati, e da chi ci vive.
E’ un po’ difficile, insomma, tentare di sdoganare il principio di causalità ad oltranza come pretesto per prendere dalle tasche della gente e negarlo quando si tratta invece di investire.

La sicurezza
Altro concetto con cui la politica si è riempita la bocca a più non posso: la sicurezza. Compresa quella stradale. In suo nome sono state introdotte le norme più astruse e deresponsabilizzanti. Più regole ci sono, più è probabile che vengano violate. Ecco dunque che si apre un mare sterminato di possibilità per sanzionare – e quindi per fare cassetta. Nasce quindi il sospetto, più che fondato, che la pletora di regole imposte all’automobilista venga creata apposta per avere delle possibilità di sanzione e di incasso. Ma subito si leva il coro scandalizzato dei politikamente korretti: ma quando mai, è tutto per la sicurezza, e la sicurezza vale pur qualche sacrificio, che diamine!

Solo divieti?
Ma la sicurezza stradale si ottiene solo bombardando gli automobilisti con obblighi e divieti, anche grotteschi? Oppure gli investimenti nella rete viaria – che è sempre più o meno la stessa, malgrado negli ultimi due decenni il traffico sia raddoppiato, anche per colpa dell’invasione di frontalieri e padroncini – darebbero alla sicurezza un contributo determinante?

Stranamente, la sicurezza diventa prioritaria quando si tratta usarla come pretesto per vessare e mungere chi usa l’automobile. Quando invece essa comporterebbe investimenti, per altro effettuati con soldi prelevati agli automobilisti, la musica cambia di colpo.
Ma è evidente che la sicurezza, come la morale del resto, non la si può invocare a senso unico, solo quando fa comodo.

Strade più sicure
L’iniziativa della “vacca da mungere”, in votazione il prossimo 5 giugno, permetterebbe di aumentare in modo sensibile la sicurezza sulle strade. Alle casse federali mancheranno 1.5 miliardi all’anno? Con i politikamente korretti diciamo: “La sicurezza vale pur qualche sacrificio”. Vuol dire che si risparmierà sugli aiuti all’estero (che non servono a nulla); sull’asilo (si foraggiano finti rifugiati e la ro$$a corte dei miracoli che vi gravita attorno); sui sussidi alla kultura autoreferenziale e senza pubblico; sugli aiuti agli immigrati nello Stato sociale; sulla burocrazia elefantesca che si inventa il lavoro per giustificare la propria esistenza; e via elencando.
Anche i settori politikamente korretti possono e devono rinunciare a qualcosa per la sicurezza delle strade. Mica solo gli automobilisti brutti e cattivi. Quindi, votiamo Sì all’iniziativa “per un equo finanziamento dei trasporti”.
Lorenzo Quadri