Cittadini dissanguati, ma il governicchio federale continua il suo scandaloso letargo
Pure la Germania (governo ro$$overde!) nei giorni scorsi ha annunciato tagli alle tasse sul carburante, per un ammontare di 35 centesimi al litro. Come noto anche Italia, Francia ed Austria si sono mosse in questa direzione. In altre parole: tutti i nostri vicini si attivano; il governicchio federale invece no. Il ministro delle finanze Ueli Maurer ha tentato maldestramente di spiegare l’inconcepibile immobilismo con fregnacce che non si possono ascoltare. Ad esempio: “non ci sono soldi per iniziative di questo tipo; nella ricca Svizzera possiamo permetterci di pagare di più per la benzina”.
Ma sa po’? Come al solito i soldi si trovano per tutti, compresi i profughi ucraini in Maserati, ma non per gli svizzeri!
Quanto sta già perdendo?
Con gli sconti della Germania sulla benzina, è ben verosimile che anche nella Svizzera tedesca si verificherà il fenomeno, già tristemente noto in Ticino, del turismo del pieno verso l’estero. Si crea così una situazione di enorme sofferenza per il commercio di confine elvetico, con rischio di chiusure e licenziamenti (non solo di frontalieri).
E’ bene ricordare una cosa a chi blatera che “non ci sono soldi” per gli sgravi fiscali sulla benzina: prima degli sconti italiani – a seguito dei quali nel Belpaese la benzina costa oggi 50 centesimi al litro in meno che da noi – i vicini a sud venivano in Ticino a fare il pieno. La Confederella incassava di conseguenza le relative accise. Adesso si assiste all’esodo in senso contrario. Non solo la clientela italiana diserta, per ovvi motivi, le stazioni di servizio ticinesi (ed i negozi annessi) ma i ticinesi vanno a fare il pieno nel Belpaese. La stessa cosa accade nelle aree di confine romande. E presto sarà così anche in quelle della Svizzera tedesca.
Domanda da un milione: quante imposte sugli oli minerali ha già perso e perderà il governicchio federale a seguito di questo fuggi-fuggi provocato dal suo miope rifiuto di abbassare le accise?
La Russia se la ride
La situazione è destinata a peggiorare ancora a seguito dall’ennesima alzata d’ingegno degli isterici funzionarietti di Bruxelles: la fatwa contro il petrolio russo. Una misura che penalizza soprattutto la fallita UE, ma anche la Svizzera – che pure non si rifornisce in Russia – a causa dell’interdipendenza dei mercati. Per quel che riguarda gli effetti a Mosca, invece, il parere del prof. Ulrich Schmid dell’Università di San Gallo, raccolto nei giorni scorsi dal portale bluewin.ch, è lapidario: “Il petrolio russo può essere ancora venduto e i prezzi sono attualmente così alti che le minori vendite possono già essere compensato da questo aumento. Non dobbiamo generalizzare la nostra prospettiva occidentale: per ogni paese che impone sanzioni alla Russia, ce ne sono tre al mondo che non lo fanno. Il petrolio può essere venduto anche altrove”.
Difficile essere più chiari di così!
Altro che sanzionare la Russia: la fallita UE sta in prima linea sanzionando… sé stessa; mettendo nella melma anche noi.
Che tolla!
Tanto per non farsi mancare niente i Verdi-anguria, che godono come ricci per l’impennata del prezzo della benzina, se ne escono con proposte bislacche quali l’abbonamento Arcobaleno mensile scontato a 30 Fr. E chi ci mette la differenza di prezzo? Il contribuente, ovvio. Quindi lo sfigato automobilista, oltre a pagare il carburante a peso d’oro, deve pure finanziare i regali agli utenti dei trasporti pubblici che non subiscono rincari, dal momento che le tariffe non sono aumentate a seguito del caro-benzina!
Il nuovo aggravio
L’esplosione dei prezzi provocata dalla guerra in Ucraina e dall’effetto boomerang delle sanzioni alla Russia, come ben sappiamo, colpisce anche l’olio combustibile. E al proposito occorre ricordare che da inizio gennaio la catastrofica direttora del DATEC kompagna Simonetta Sommaruga ha fatto salire addirittura del 25% – da 96 a 120 franchi per tonnellata – la tassa sul CO2 che grava sulla nafta. E’ quindi ovvio che questo nuovo aggravio fiscale va subito cancellato! Tanto più che esso vienegiustificato con un argomento del finferlo: la riduzione delle emissioni di CO2 in Svizzera tra il 1990 ed il 2020 è stata “solo” del 31% invece che del 33% stabilito.
Petizione MGL
Come noto, la Lega non sta a guardare. Nei giorni scorsi ilMovimento Giovani Leghisti ha lanciato una petizione, che può essere sottoscritta anche online, a sostegno dei tagli alle accise sulla benzina (vedi articolo a pagina 31): firmatela tutti!
A Berna è inoltre stato depositato (da chi scrive) un nuovo atto parlamentare sul tema.
Lorenzo Quadri