Ucraina: all’orizzonte nuovi ricatti per la confisca dei beni degli oligarchi russi

A Londra si è di recente conclusa la cosiddetta “Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina”, che fa seguito all’evento luganese del luglio dell’anno scorso (URC 2022). Tra parentesi, i commercianti e gli esercenti di Lugano che non hanno potuto lavorare per colpa della città blindata per l’URC 2022 – inutile e lesiva della neutralità – attendono ancora i risarcimenti fatti balenare da Berna ma mai arrivati. Perché il “medico italiano” del PLR i miliardi (soldi nostri) da regalare all’estero li trova sempre; ma quando si tratta di indennizzare l’economia del territorio che sconta i danni delle sue cappellate autopromozionali, il braccino si fa cortissimo e “gh’è mia da danée”.

L’Europa succube degli USA e della NATO organizza conferenze sulla “ricostruzione” ma contemporaneamente prolunga la distruzione, mandando a Kiev armi per un valore di svariati miliardi.

Della guerra in Ucraina non si vede la fine, perché nessuna delle parti in causa (Russia, Ucraina, USA e NATO) intende chiuderla. Quando però la conclusione finalmente arriverà, la Confederella verrà munta come una mucca Milka. Bruxelles e Washington pretenderanno che il nostro Paese versi miliardi per la ricostruzione. E naturalmente il governicchio federale… giù le braghe!

Il furto

L’unica cosa degna di nota dell’URC londinese è negativa (e ti pareva). I convenuti, a partire dall’improponibile presidenta della Commissione UE Ursula von der Divano, si sono di nuovo sciacquati la bocca con la storiella che “Mosca pagherà i danni arrecati”. Con “Mosca” non si intende però (solo) la Russia. Gli eurobalivi vogliono infatti rilanciare la confisca (ossia il FURTO) dei beni dei cosiddetti “oligarchi russi” che sono attualmente bloccati. Poiché nella Confederella si trovano a questo titolo circa 7.5 miliardi – vale a dire un terzo dei beni russi congelati in Europa – è evidente che gli eurobalivi torneranno a ricattare il nostro Paese affinché violi, oltre alla neutralità, anche la propria Costituzione e le proprie leggi e RUBI questi soldi per mandarli a Zelensky.

E’ chiaro che di aderire ad una simile richiesta non se ne parla nemmeno. Gli eurobalivi si levino dalla zucca che la Svizzera neutrale si metterà a RUBARE i beni di cittadini stranieri; beni che sono stati bloccati solo in base alla nazionalità dei proprietari. Sarebbe come confiscare i soldi degli italiani perché potrebbero avere dei legami con la mafia.

Aspettiamo il licenziamento

E’ inoltre notizia recente, sempre per restare in Ucraina, che una società tedesca ha violato il divieto elvetico di riesportazione di armi, ed ha inviato a Kiev 11 veicoli blindati prodotti in Svizzera. In pratica, la società in questione ha seguito il consiglio della direttora della Ruag  Brigitte Beck (Brigitte chi?), la quale ha esortato i paesi stranieri ad impiparsene del divieto di riesportazione sancito dalla legge svizzera ed a mandare comunque il materiale bellico in Ucraina; tanto gli svizzerotti, davanti al fatto compiuto, non avrebbero potuto fare niente. Aspettiamo ancora di sapere quando la Brigitte verrà finalmente LICENZIATA IN TRONCO! Ministra della Difesa uregiatta Viola Amherd, sveglia!

Miliardi per il “clima”, e poi…

Ma il buon Cassis (“Ignasco” per la ministra degli Esteri tedesca) non regala i nostri soldi solo all’Ucraina, bensì al mondo intero. Il DFAE intende mettere a disposizione della cooperazione internazionale 11.45 MILIARDI per il periodo 2025-2028. Apperò. Poi  il governicchio federale ha il coraggio di venirci a dire che non ci sono i soldi per l’AVS, o per abbassare a tutti i premi di cassa malati con un contributo della Confederella  (come da postulato leghista depositato da chi scrive durante la sessione estiva del parlatoio federale).

Il bello è che, di questi 11 miliardi e mezzo (su cui ovviamente avremo modo di scrivere anche in futuro), 1.6 miliardi sono destinati a misure per il “clima”. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. La guerra in Ucraina ha causato, tra l’altro, un vero disastro ambientale, provocato da entrambe le parti belligeranti. Un dato tra i tanti: lo scontro armato in 15 mesi ha generato emissioni di CO2 per 155mila tonnellate; la Svizzera ci mette oltre 4 anni per produrne un simile quantitativo. Però noi,  e solo nell’ambito dell’aiuto allo sviluppo, versiamo 1.6 miliardi per il “clima”. E soprattutto, non ancora contenti, ci tiriamo la zappa sui piedi (per dirla con un eufemismo) con la sciagurata legge divoratrice di elettricità per azzerare le nostre irrilevanti emissioni di CO2.

Lorenzo Quadri