Il fattaccio è avvenuto in Piazza Grande a Locarno, verso le due di sabato mattina
E ti pareva! Nelle notti di questo ridente (sempre meno ridente) Cantone tornano a luccicare i coltelli! Infatti tra venerdì e sabato verso le due del mattino c’è stato un nuovo accoltellamento. Il fattaccio si è svolto in Piazza Grande a Locarno. Lo ha rivelato il TG di Teleticino ieri sera. E’ il terzo episodio di questo tipo sull’arco di un mese. I precedenti sono infatti l’accoltellamento al Quartiere Maghetti a Lugano, avvenuto nell’ambito di uno scontro tra gang straniere, e quello registrato al Vanilla di Riazzino (ed anche in quel caso non pare che i protagonisti fossero patrizi di Corticiasca). Questo terzo episodio, a quanto se ne sa al momento – ed è poco – risulta essere meno grave dei due precedenti.
Due ventenni si sarebbero azzuffati per “futili motivi”. Dopo i cazzotti sarebbe spuntato il coltello, con conseguente lieve ferimento alla spalla di uno dei due contendenti. I quali vengono indicati come “ticinesi”. Non sappiamo evidentemente cosa questo voglia dire, dal momento che anche stranieri naturalizzati vengono qualificati come “ticinesi” o “svizzeri”, e gli esempi al proposito si sprecano. Vedi, solo nei giorni scorsi, uno dei due picchiatori di Gravesano, indicato come “ticinese” quando in realtà tanto ticinese non è (l’altro invece è un italo-brasiliano). Si dice pure che uno dei due ventenni di Locarno sarebbe “vicino agli ambienti si estrema destra”.
L’aspetto preoccupante
Simili vicende, evidentemente, sono preoccupanti, anche se l’epilogo è solo un ferimento leggero ad una spalla. L’elemento che preoccupa è la presenza dell’arma bianca. Essa significa che un buon numero di giovani – quanti? – girano con il coltello in tasca (dubitiamo si tratti del coltellino svizzero) e lo estraggono con estrema facilità. Siano o non siano ticinesi (e non naturalizzati) i giovani coinvolti, resta il fatto che la cultura del coltello in tasca – magari a farfalla – non è certo tipica delle nostre latitudini. E’ infatti una “cultura” di importazione, come peraltro ha detto senza tanti peli sulla lingua un esperto di locali notturni commentando i fatti del quartiere Maghetti. Niente di strano che questa “cultura” del coltello sempre pronto per l’uso possa aver contagiato anche qualche intelligentone locale. Grazie, multikulti! Grazie, frontiere spalancate!
Un po’ tardi arrivare adesso a riempirsi la bocca con termini abusati e fumogeni quali “prevenzione” e “sensibilizzazione”, come fanno puntualmente i politicanti invitati a commentare i sempre più numerosi scontri all’arma bianca. Magari bisognava pensarci prima di “far entrare tutti”.
Lorenzo Quadri