Se la gente si suicida, la colpa non è di sicuro del fucile militare a domicilio
Con l’invasione russa dell’Ucraina la guerra tradizionale è tornata in Europa. Ciò rende ancora più evidente la necessità per la Svizzera di disporre di una difesa efficiente, nel segno della neutralità armata.
Nel corso dei decenni la $inistra, con il sedicente “centro” PLR-PPD sempre a rimorchio, ha progressivamente smantellato il nostro esercito di milizia. Adesso questi stessi rottamatori “pacifisti” hanno perso completamente il patàn: dopo aver gettato nel water la neutralità, vorrebbero inviare armi a Kiev e sognano l’avvicinamento (strusciamento) della Svizzera alla guerrafondaia NATO.
Il ritorno della guerra in Europa avrebbe dovuto far comprendere l’importanza del nostro esercito anche alle teste più lignee. Ed invece i tentativi di rottamazione continuano. Naturalmente con la tattica del salame, una fetta alla volta.
Rapporti-ciofeca
Nei giorni scorsi la rivista Swiss Medical Weekly, forse non avendo niente di meglio da fare, ha pubblicato un rapporto (?) dal quale emergerebbe un primato svizzero nei suicidi con arma da fuoco. E naturalmente gli autori puntano il dito contro il fucile militare in casa, tradizione dell’esercito di milizia elvetico ricca di valore politico, sociale, storico e simbolico.
Simili rapporti-ciofeca sono evidentemente musica per le orecchie di quei politicanti, sempre schierati contro la Svizzera, che sognano di abolire l’esercito e di disarmare i cittadini. Ci hanno provato a più riprese, scontrandosi con il njet popolare. Ma questa cricca, come noto, non si sogna di rispettare l’esito delle votazioni. Quindi tenta di far rientrare dalla finestra ciò che i cittadini hanno fatto uscire dalla porta. In quest’ottica l’ennesimo attacco strumentale, ammantato di presunta scientificità, all’arma d’ordinanza in casa, cade dunque a fagiolo.
E interrogarsi sulle cause?
Magari i grandi intellettuali che realizzano simili studi del piffero giochicchiando con le statistiche dovrebbero interrogarsi sul perché le persone si tolgono la vita. Altro che farsi le pippe mentali sui mezzi che scelgono.
Invece di suggerire, in modo più o meno velato, la confisca delle armi affidate ai cittadini-soldati, che gli illustri scienziati si preoccupino di ridurre le cause dei suicidi. Perché, una volta presa la decisione, di sistemi per passare all’atto se ne troveranno sempre: dal tubetto di sonniferi al salto dal balcone, le possibilità sono praticamente infinite! Tra l’altro il fucile militare non è nemmeno il metodo più affidabile per passare a miglior vita, visto il rischio di sbagliare e di rimanere menomati. Fermo restando che, piaccia o non piaccia ai moralizzatori, mettere fine alla propria esistenza è diritto insindacabile di ognuno.
Gli attacchi strumentali alle armi d’ordinanza – e quindi all’esercito di milizia svizzero – sono semplice politichetta da tre e una cicca. Altro che scienza. Il colmo è che certi “studi” finalizzati alla promozione di progetti contrari alla volontà popolare vengono pure finanziati con soldi pubblici. E’ ora di chiudere i rubinetti.
Lorenzo Quadri