Con la grottesca censura dei moretti la Svizzera diventa lo zimbello del mondo intero
Altro che “antirazzismo”! Qui siamo al trionfo del cretinismo. Ma nella sua forma più spinta. Con la scusa delle agitazioni per la morte – a Minneapolis, non a Viganello! – di George Floyd (tra l’altro non esattamente uno stinco di santo, bensì un pregiudicato per reati violenti) qualche babbeo ha dato libero sfogo alla propria creatività. Così la Migros per prima (in Svizzera interna), ed in seguito anche Manor ed altri sveltoni, hanno pensato bene di togliere dagli scaffali i moretti perché sarebbero “razzisti”. Ed i sottili distinguo fatti a posteriori sui prodotti di una ditta piuttosto che dell’altra lasciano il tempo che trovano.
Per qualche esagitato…
I moretti (“teste di moro” in tedesco) non saranno forse dolci tradizionali nel senso stretto del termine. Ma da decenni fanno parte delle nostre abitudini. E gli svizzeri dovrebbero farsi andar bene che i moretti vengano rinominati, e che il produttore “originario” (la Dubler del Canton Argovia) venga stoltamente boicottato dalle catene di vendita, perché qualche esagitato fankazzista da centro sociale organizza manifestazioni non autorizzate su una vicenda accaduta a Minneapolis, che nulla ha a che vedere con la nostra realtà?
Invece di censurare i dolci, certi grandi magazzini farebbero meglio a preoccuparsi di abbassare i prezzi e di assumere ticinesi e non frontalieri.
Ed è ovvio che il problema non è se si potranno ancora mangiare i moretti, se del caso rinominati in modo politikamente korretto: chiaro che si potrà. Il problema è il rincitrullimento collettivo che porta alla rimozione di storia, identità, radici e tradizioni in nome della calata di braghe davanti a migranti (spesso e volentieri migranti economici) in arrivo da “altre culture” incompatibili con la nostra. Si comincia con i moretti, e poi dove si va a finire?
Livelli non tollerabili
L’isteria dei moralisti a senso unico e la loro fregola di colpevolizzare e di denigrare ad ogni costo la società occidentale (nel nostro caso: di denigrare la Svizzera e gli svizzeri) hanno raggiunto livelli che non possono più essere tollerati. Idem dicasi per la loro ipocrisia, dal momento che l’obiettivo di questi $ignori è sdoganare col ricatto morale politiche immigrazioniste talebane. E chi non è d’accordo di fare entrare tutti è un razzista.
Inutile dire che, sul razzismo d’importazione, ovvero quello portato qui da migranti in arrivo da “altre culture” (che sono sessisti, razzisti, misogini, antisemiti, omofobi, ecc) gli odiatori con la morale a senso unico non hanno mai nulla da dire. Figurarsi!
Per tornare all’iniziativa cretina contro i moretti:
- se qualche immigrato si sente offeso dal nome di un dolce, non è al suo posto in Svizzera;
- simili trovate demenziali non fanno certo un favore alle persone di colore integrate che vivono nel nostro paese. Da un lato le trattano da sceme (perché per vedere nel moretto degli intenti razzisti bisogna semplicemente essere scemi). Dall’altro le mettono in difficoltà. Perché sembra che simili iniziative rispondano ad una loro richiesta o esigenza. Quando nemmeno è così. Esemplare al proposito il commento su fb di una ragazza svizzera di colore: “non mi sono mai sentita offesa dai moretti ed anzi ne sono ghiotta. Povera Svizzera, dove andremo a finire”.
Il prossimo passo?
Che un grande magazzino come Migros, che faceva della “svizzeritudine” il proprio punto di forza, sia stato il primo a chinarsi a 90 gradi – ed addirittura a titolo preventivo! – agli isterismi, ai ricatti ed alle idiozie di quattro esagitati sedicenti “antirazzisti”, censurando un dolce “tradizionale”, è penoso. La fatwa sui moretti è uno sgarbo alla stragrande maggioranza dei clienti svizzeri. Ma evidentemente, di loro ai grandi scienziati ai vertici di certe catene di vendita importa meno di zero. Si parte dal presupposto che debbano tollerare di buon grado ogni idiozia pro-multikulti. Magari è ora di far capire a lorsignori che le cose non funzionano così.
Quale sarà il prossimo passo? La messa al bando dei salumi Negroni? E con la Villa Negroni a Vezia che si fa? Mandiamo le ruspe?
Lorenzo Quadri