Nel caso qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla necessità di potenziare i filtri sull’immigrazione, quanto accaduto pochi giorni fa dovrebbe averli interamente dissipati. Non fosse così, ci sarebbe di che essere assai preoccupati. E’ infatti improvvisamente “emersa” la presenza  in Ticino, e meglio a Lugano, un ex killer della ‘ndrangheta, il quale aveva ottenuto il permesso B nel 2013. Prima, dunque,  dell’introduzione della richiesta del casellario giudiziale.

Visto che questo signore si ritrova sulla fedina penale nemmeno uno solo ma svariati omicidi, la sua pericolosità non può certamente essere messa in dubbio.

E’ evidente, ed è stato pure ufficialmente confermato,  che  l’ex sicario ha ottenuto il permesso B mentendo nell’autocertificazione: ha dichiarato di non avere precedenti penali nel paese d’origine.

Se nel 2013 la domanda del casellario giudiziale, introdotta dal leghista Norman Gobbi, fosse già stata in vigore, l’ex killer della ’ndrangheta non sarebbe mai arrivato in Ticino.

 

Le pressioni

Eppure, malgrado esempi lampanti come questo, malgrado i 33 pericolosi criminali bloccati proprio grazie alla richiesta del casellario, a cui ovviamente bisogna aggiungere quelli che hanno rinunciato a  domandare un permesso di dimora in Ticino proprio a causa del casellario, sapendo di avere la fedina penale sporca (il numero di costoro non lo sapremo mai, ma è sicuramente elevato), a Berna il Segretario di Stato Jacques De Watteville, già tirapiedi dell’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf,  pretendeva che la deputazione ticinese esercitasse pressioni sul CdS per fargli ritirare la richiesta del casellario giudiziale: perché non piace al Belpaese. Ovvio che non piace: visto che il Ticino è la “valvola di sfogo” (lo ha scritto la stampa comasca) della Lombardia, qualsiasi ostacolo allo “sfogo” viene visto come fumo negli occhi. De Watteville raccontava addirittura di sapere, da sue misteriose fonti che si è ben guardato dal citare – forse perché non esistono? – che il casellario non serve ad un tubo.

 

Negoziatori?

Ora, è evidente che delle posizioni di questi burocrati ce ne facciamo un baffo. Rimane però un problema: De Watteville non solo ha trattato (?) l’accordo-ciofeca con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri, da cui il nostro Cantone non guadagna un tubo, ma è pure negoziatore con l’UE sul 9 febbraio. Un negoziatore svizzero a Bruxelles dovrebbe  promuovere gli interessi della Svizzera. Evitare il più possibile di ritrovarsi in casa delinquenti stranieri è, a non averne dubbio, un interesse primario del nostro Paese. Ma colui che dovrebbe sostenere le nostre posizioni nelle discussioni con gli eurobalivi è invece il primo che si schiera dalla loro parte contro di noi. Il casellario giudiziale non piace all’Italia? I ticinesotti devono toglierlo!

 

No alla priorità

C’è poco da stare allegri, e ancora meno allegria suscita l’atteggiamento della ministra di giustizia, kompagna Simonetta Sommaruga. La quale, stando alla Weltwoche, starebbe facendo di tutto e di più per sabotare il modello di clausola ticinese d’applicazione del 9 febbraio e – soprattutto – per impedire con ogni mezzo che si possa arrivare a dare la priorità agli svizzeri sul mercato del lavoro elvetico. Non sia mai! L’eurofunzionarietta di turno, tale Marianne Thyssen (chi sarebbe costei? Chi l’ha mai sentita nominare?) ha sentenziato che  dare la precedenza agli Svizzeri “è discriminazione”. Sicché Sommaruga & Co obbediscono!

 

Chi fa da sé…

Visto che a Berna ci si rifiuta, in nodo manifesto, di fare i compiti sul 9 febbraio, il Ticino dovrà sempre più arrangiarsi da solo, a costo di creare altri strappi.

Quindi, non solo la richiesta del casellario giudiziale resterà al suo posto – del resto a parte i kompagni nessuno a sud del Gottardo la mette in discussione – ma dovranno seguire altre misure unilaterali analoghe. A tutela della nostra sicurezza e del nostro mercato del lavoro.

Tali misure non sono affatto illegali. Sono, al contrario, nello spirito dell’articolo 121 a della Costituzione. Illegale è semmai continuare a comportarsi come se tale norma non esistesse. Lo scandalo dell’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia, malgrado l’esplicito divieto contenuto  nella Costituzione, è insieme una vergogna e un chiaro avvertimento a noi ticinesi: o ci arrangiamo da soli, o siamo fritti.

Lorenzo Quadri