La proposta di risoluzione cantonale dell’allora deputato leghista Lorenzo Quadri, poi ripresa da Michele Guerra, chiedeva che il Ticino si attivasse a Berna affinché la richiesta di presentare l’estratto del casellario giudiziale per ottenere un permesso di dimora in Svizzera potesse tornare ad essere sistematica. Si tratta in sostanza di istituzionalizzare a livello federale la prassi introdotta da Norman Gobbi nei mesi scorsi.
Lorenzo Quadri, la sua proposta di risoluzione è stata approvata dal Gran Consiglio nei giorni scorsi, dopo 7 anni…
Già, sette anni giusti. In effetti l’atto parlamentare venne introdotto il 22 settembre 2008. Che dire? Meglio tardi che mai. E’ dunque dimostrato, ancora una volta, che la Lega “populista e razzista” fa proposte in anticipo sui tempi. Sul momento vengono sminuite, o addirittura denigrate. Ma poi…
C’è chi fa notare che il casellario giudiziale fornisce una visione parziale.
Beh, per quel che riguarda l’Italia c’è anche il certificato dei carichi pendenti. E’ vero, sono informazioni parziali. Comunque, mi pare scontato che sia meglio disporre di qualche informazione piuttosto che di nessuna informazione. Quello che si è scoperto può poi dare adito ad ulteriori approfondimenti.
C’è anche chi dice (soprattutto a sinistra) che, dopotutto, quella sul casellario è una battaglia di “piccolo cabotaggio.
Il tema è la sicurezza e la sovranità del nostro paese. Il diritto di sapere, prima di rilasciargli un permesso di dimora nel nostro paese, se il richiedente è un delinquente oppure una persona onesta. Sappiamo bene che, a seguito del garantismo del sistema, una volta rilasciato un permesso B o G diventa poi molto difficile ritirarlo. Difficile e lungo, a seguito del teatrino di ricorsi e controricorsi. E’ quindi indispensabile poter prevenire. Chi si oppone vuole, semplicemente, il rilascio di permessi alla cieca, e a chiunque. Questa è immigrazione scriteriata e non la possiamo accettare.
E se l’Italia – o altri paesi – chiedessero la reciprocità nei confronti dei cittadini elvetici?
Si accomodino. Noi l’estratto del casellario giudiziale lo dobbiamo produrre in innumerevoli occasioni. Non ci sarebbe alcun problema a produrlo in caso di richiesta di un permesso di dimora in un paese UE.
Lei a livello nazionale ha già presentato una mozione sul tema, analoga alla proposta di risoluzione cantonale, che però è stata respinta.
Sarebbe troppo bello se tutte le proposte passassero al primo colpo. In realtà questo a Berna non accade quasi mai. “Gutta cavat lapidem”, lo dicevano già gli antichi romani: la goccia (a furia di cadere) scava la pietra. Anche se la prima volta non si ottiene il risultato sperato, bisogna continuare ad insistere, finché non si riesce a far breccia. Sono dunque molto soddisfatto che il parlamento cantonale abbia deciso di adottare la mia proposta di risoluzione.
Cosa pensa dell’ipotesi di chiedere sistematicamente l’estratto del casellario giudiziale anche per i padroncini, formulata dal PPD durante il dibattito parlamentare?
La condivido. Mi chiedo come si possa essere contrari. Quando presentai la proposta di risoluzione, nel 2008, i padroncini e i distaccati ancora non si ponevano come uno dei principali problemi dell’economia ticinese. Negli anni scorsi si è verificata l’esplosione dei permessi di breve durata, così come la Lega aveva previsto a seguito della libera circolazione delle persone (ma come, non dovevano essere tutte balle populiste e razziste?). Giusto, dunque, che il Ticino usi tutti i mezzi in suo possesso per frenare questo vero e proprio assalto alla diligenza, che ha effetti deleteri per gli artigiani e le piccole e medie imprese del nostro Cantone.
Sta di fatto che adesso a Berna arriveranno due risoluzioni cantonali: una sull’estratto del casellario giudiziale per chi richiede un permesso B o G, ed una per i padroncini.
Certo che se le due richieste fossero state inserite in un unico documento sarebbe stato meglio. A Berna si faticherà a far capire perché arrivano due risoluzioni e non una sola.
MDD