Ad inizio maggio il Consiglio nazionale dovrà esprimersi sul nuovo registro federale delle armi ed i suoi annessi e connessi: riforme che hanno l’obiettivo di far rientrare dalla finestra ciò che il popolo, a chiara maggioranza, ha fatto uscire dalla porta nella votazione del febbraio 2011!
Gli attacchi alla volontà popolare proseguono. A Berna si fa melina e si cerca ogni scusa per sabotare il “maledetto voto” del 9 febbraio. Nascono i comitati contro la volontà popolare, finanziati dal miliardario residente negli USA (se sta negli USA, di che s’impiccia?). Aderiscono spalancatori di frontiere di varia provenienza politica, anche ticinesi. Nel frattempo, ecco che spuntano anche i borsoni di Avenir Suisse, i quali vorrebbero mutilare le iniziative popolari perché “riescono troppo spesso”. E a comandare, secondo i citati borsoni, non deve essere il popolo, bensì i cosiddetti “poteri forti”: quelli che ci vogliono portare in Europa.
Decisioni popolari sotto attacco
Ma le decisioni del popolo non sono sotto attacco solo in tema di 9 febbraio. Lo sono anche in campo di esercito di milizia e di armi d’ordinanza al domicilio. L’obiettivo che il Consiglio federale vuole perseguire è chiaro: disarmare i cittadini onesti. Ciò che, evidentemente, non ha alcuna conseguenza sulle armi illegali dei delinquenti. Indebolire gli onesti, dunque, per ringalluzzire i criminali. Questo è il disegno (?) ideologico, di un’ottusità ed un autolesionismo allucinante, dei politikamente korretti. Nel concreto della kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga, ministra di giustizia.
Registri e notifiche
In sostanza si ricorderà che, il 13 febbraio 2011, i votanti respinsero a grande maggioranza – in Ticino con ben il 63.6% di NO! – l’iniziativa popolare che voleva imporre ai militi la restituzione dell’arma, istituire un registro centrale delle armi da fuoco gestito dalla Confederazione, vietare di possedere alcune armi e imporre la dimostrazione della necessità e della capacità di utilizzare un’arma. Quindi chi ha il fucile del nonno appeso sul camino avrebbe dovuto dimostrare di saperlo usare e indicare anche per quale scopo.
Sconfessando la decisione del popolo sovrano – ma si sa che a $inistra le votazioni vengono accettate solo quando se ne condivide l’esito, altrimenti “bisogna rifarle”, proprio come quella del 9 febbraio – ecco che la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga vuole far rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta. La resa dei conti è vicina. La prima settimana di maggio, in occasione della sessione speciale, il Consiglio nazionale dovrà decidere sul messaggio del Consiglio federale che chiede, in spregio della volontà popolare espressa nel 2011 e non cent’anni fa, di creare un registro centrale delle armi e di inserire un obbligo di notifica a posteriori delle armi legalmente detenute.
Rottamare l’esercito di milizia?
E’ chiarissimo l’attacco al principio svizzero del cittadino-soldato con l’arma a domicilio, che viene trattato da potenziale criminale. Al proposito, l’articolo di legge proposto dalla kompagna Sommaruga parla esplicitamente di “pericolosità” e “potenziale di violenza”. Non basta. Il messaggio contiene anche l’esortazione a terzi a denunciare comportamenti ritenuti sospetti: si promuove dunque la creazione di un clima da caccia alle streghe permanente nei confronti di “quei soggetti pericolosi” che hanno prestato servizio militare.
Il nuovo scambio di informazioni per il registro centrale delle armi basato sul numero AVS pone inoltre le premesse per gravi violazioni della sfera privata – oltre che per la creazione di un grande fratello a danno dei militi.
Ma tutto questo alla kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga ancora non bastava. E quindi, per le armi, si inserisce pure l’obbligo di dichiarazione retroattivo, platealmente contrario ai fondamenti dello stato di diritto.
In sostanza si vuole introdurre un sistema in cui tenere armi a domicilio è di principio vietato, salvo alcune eccezioni. Il contrario di quello che ha votato il popolo il 13 febbraio di quattro anni fa.
Cittadini onesti criminalizzati
E’ evidente: con queste proposte sulle armi, che sono solo apparentemente settoriali, si mira a smontare il nostro esercito di milizia, inviso ai rottamatori della Svizzera. Non solo. Quello in atto è un attacco frontale al modello di società svizzero, basato sulla fiducia tra Stato e cittadino. E sul rispetto della volontà popolare.
Ecco quindi le priorità del Consiglio federale più debole della storia: invece di combattere i delinquenti stranieri, che invece ci dovremmo tenere in casa, si combattono e criminalizzano i cittadini onesti. Quelli che hanno svolto servizio militare, ma anche i cacciatori ed i collezionisti. E pure chi, semplicemente, ha ereditato il fucile a pallettoni del nonno. Sono questi i “nemici dello Stato” secondo il Consiglio federale! Non i delinquenti, magari d’importazione, non i terroristi islamici (che, secondo la kompagna Consigliera nazionale Amarelle, non abbiamo il diritto (sic) di espellere)!
Con un governo del genere, non c’è da stupirsi che tutto quanto conquistato e costruito a caro prezzo nel corso di decenni e secoli vada a ramengo.
Rappresentanti del popolo?
Ma attenzione: ad esprimersi sulle proposte di sabotaggio di un chiarissimo voto popolare saranno, tra poco, i deputati al Nazionale. Quelli che si definiscono rappresentanti del popolo e che, tra qualche mese, solleciteranno un nuovo mandato per “rappresentare i cittadini a Berna”. L’esito della votazione parlamentare sul nuovo registro federale delle armi con annessi e connessi sarà un’interessantissima cartina di tornasole. Mostrerà chiaramente chi rappresenta i cittadini a Berna e chi, invece, va a Berna per cancellare le decisioni del popolo sovrano.
Lorenzo Quadri