Clandestini: alla frontiera italo-francese di Mentone-Ventimiglia

E stranamente il Belpaese si rifiuta di riammetterli

Sulla frontiera di Mentone – Ventimiglia succede di tutto e di più. Il tema, lo si sarà capito, sono i clandestini. Tra Italia e Francia la situazione è incandescente da tempo. Ed infatti la Francia ha, di fatto, eretto un muro sul confine. Un muro fatto non di mattoni, ma di poliziotti. Perché l’Italia non registra i clandestini. E quindi i paesi limitrofi si proteggono. L’ultimo allarme lanciato dal dipartimento francese delle Alpes-Maritimes, riferisce “le Figaro” nei giorni scorsi, riguarda i minorenni, o presunti tali, che arrivano non accompagnati in particolare dall’Eritrea, dall’Angola e dal Congo.

Nel dipartimento appena citato, nel mese di giugno sono stati accolti 170 di questi minori. Praticamente la stessa quantità di tutto l’anno 2014.  I minorenni hanno uno statuto di protezione speciale. In Francia gli scriteriati spalancatori di frontiere (ci sono anche lì) hanno già lasciato ad intendere che faranno di tutto per poter sfruttare le facilitazioni di cui dispongono i minorenni per allargare il diritto d’asilo a tutti. Le conseguenze di un simile “disegno” sarebbero fin troppo evidenti: aumento esponenziale dell’attrattività per i migranti.

Situazione sempre più pesante

Particolarmente interessante, in quest’ambito, la posizione di Eric Ciotti, presidente del Consiglio dipartimentale delle Alpes-Maritimes: “l’Italia rifiuta di riammettere i minori perché questo tipo di riammissione non è previsto negli accordi di Schengen/Dublino”. C’era forse qualche dubbio? Intanto la situazione, nel dipartimento di confine francese, si sta facendo sempre più pesante: il 60% dei minorenni alloggiati in internato sono migranti. L’autorità francese si sta dando da fare per stabilire la vera età di tanti clandestini che potrebbero in realtà essere benissimo maggiorenni anche se dichiarano il contrario.

E da noi?

Aspettiamo di conoscere come l’esplosione di migranti presunti minorenni non accompagnati, che si sta verificando a Ventimiglia-Mentone, si manifesterà anche da noi. Sappiamo già,  l’esperienza francese docet, che l’Italia rifiuterà di riammettere i minori. Del resto, il Belpaese, proprio per non doverli riammettere, registra tre clandestini su dieci. Questo comportamento costituisce una flagrante violazione degli accordi di Dublino. Lo ha scritto il consiglio di Stato al Consiglio federale. Sulla lettera trasmessa a Berna, tutti i membri dell’esecutivo cantonale – quindi anche Bertoli – concordavano. La storia che l’Italia registra tre migranti su dieci, dunque, non se l’è inventata il Mattino populista, razzista e “gretto”, per usare la brillante definizione del presidente ad interim del P$  Carlo Lepori. Ricordiamo che, secondo i kompagni, la Svizzera dovrebbe farsi carico del 10% dei migranti del Mediterraneo (naturalmente pagano loro).

Il punto di rottura

Mentre che l’Italia viola allegramente gli accordi di Dublino, non ha però remore a denunciare la Svizzera ai funzionarietti di Bruxelles per presunta violazione degli Accordi bilaterali, a causa del moltiplicatore dei frontalieri e della richiesta dell’estratto del casellario giudiziale prima del rilascio di permessi B e G.

A questi giochetti non ci stiamo. Non basta che il Belpaese nei nostri confronti sia inadempiente su tutto, senza naturalmente che ciò porti ad uno straccio di reazione elvetica (“tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente”). Oramai la sfrontatezza ha raggiunto lo stadio successivo: invece di fare i compiti, la vicina Penisola si premette anche di denunciarci (che pagüüüüraaaa!). Si tratta, è evidente, di un pretesto per non concludere accordi con la Svizzera. Ma si tratta anche di una dimostrazione di malafede. Non possiamo continuare a far finta di nulla. Il punto di rottura è stato ampiamente superato. Questi sono i risultati che si ottengono con la via delle trattative diplomatiche e rispettose delle regole. E’ chiaro che occorre cambiare registro. Anche quest’anno, la decisione di versare comunque i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, malgrado i motivi per non farlo ci fossero tutti – il CdS li elenca nel suo ennesimo scritto a Berna, che i destinatari nemmeno leggeranno – è stato un errore capitale.

Lorenzo Quadri