Sondaggio oltregottardo: il 76% degli svizzeri favorevoli al divieto di Burqa
Ma come: i politikamente korretti spalancatori di frontiere fautori del multikulti, prima del 2013 non ci hanno tirato la testa come un lampione blaterando ossessivamente che il burqa sarebbe un “non problema”? Ed invece, ma guarda un po’, il tema agli svizzeri interessa eccome. Infatti dal sondaggio commissionato da Le Matin e dalla SonntasgZeitung, e divulgato la scorsa domenica, è emerso che il 76% dei cittadini elvetici è favorevole al divieto di burqa in tutta la Svizzera (mentre un 3% è indeciso).
Come noto, sul tema è pendente un’iniziativa popolare, riuscita negli scorsi mesi, e sulla quale si voterà, però, non prima del 2019. Iniziativa modellata su quella ticinese, promossa dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli ed approvata nel settembre 2013 dal 65.4% dei votanti.
Schiaffo alla casta
Ebbene, un risultato così netto, quasi bulgaro – praticamente l’80% di favorevoli – è un unicum. A maggior ragione a così tanta distanza dalla votazione, quando il dibattito sull’iniziativa antiburqa (a livello federale) nemmeno è cominciato.
L’esito del sondaggio, è evidente, costituisce l’ennesimo schiaffo alla casta del fallimentare multikulti. Quella che vuole l’islamizzazione della Svizzera e la conseguente rottamazione dei nostri valori fondamentali. Casta di cui fa parte anche la maggioranza del Consiglio federale. Ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, in primis.
Il voltafaccia
Interessante, poi, notare che i sette scienziati del CF, nel ribadire la propria opposizione ad un divieto generalizzato di burqa (Non sia mai! E se poi qualche organizzazione internazionale ci accusa di r-r-r-razzismo???) sono riusciti a prodursi nella seguente dichiarazione: il tema deve essere lasciato all’autonomia dei Cantoni. Che tolla, $ignori e $ignore ministre! Si dà infatti il caso che, quando si trattava di mettere i bastoni tra le ruote al divieto ticinese, la tesi sostenuta dall’establishment fosse diametralmente opposta. Ossia: non ha senso che ogni Cantone abbia una propria regolazione, la questione andrebbe semmai decisa a livello federale.
Chi è il 20%?
Visto dunque che a dire Njet al divieto di Burqa rimarrebbe un 20% della popolazione, c’è da chiedersi chi sarebbe questo 20% di amici di Nora Illy, di Nicholas Blancho, del Rachid Nekkaz e compagnia brutta. Non è difficile trovare una risposta. In prima linea si tratta dei kompagnuzzi spalancatori di frontiere. Quelli che vogliono rendere l’islam religione ufficiale in Svizzera. Quelli che berciano contro “razzismo e sessismo”. Però sono i primi a) ad importarlo spalancando le frontiere ai finti rifugiati musulmani che “devono entrare tutti” e b) a servirsene nelle loro campagne d’odio contro i vituperati “populisti”. Poi probabilmente ci saranno i neo-svizzeri non integrati. Ovvero i beneficiari delle naturalizzazioni facili che tanto piacciono alla gauche-caviar di cui sopra.
Costernati
Immaginiamo la costernazione delle élite multikulti davanti all’esito del sondaggio sul divieto di burqa. Costernazione destinata a crescere esponenzialmente alla seconda parte della notizia. Dalla medesima indagine emerge infatti che quasi il 70% degli interpellati è favorevole al divieto di indossare nelle scuole veli islamici che coprano i capelli. Inaudito! “Ma allova questo popolazzo becevo è pvopvio vazzista! Bisognevebbe levavgli il divitto di voto, visto che vota sempve sbagliato!”, esclama indignata la gauche-caviar.
Il “bello” è che stiamo parlando della stessa élite multikulti che adesso, nell’ambito della sua isterica campagna contro il No Billag, ha la faccia di tolla di spacciarsi per paladina dei diritti popolari.
Lorenzo Quadri