La Svizzera deve combattere la sua grande battaglia di libertà
Le ormai prossime elezioni federali costituiscono un’opportunità da non lasciarsi scappare per appioppare ai turboeuropeisti una batosta di quelle che non si scordano per un bel pezzo.
L’UE si sta mostrando per quello che è: un’entità antidemocratica gestita da funzionarietti che credono di poter comandare senza uno straccio di legittimazione popolare. Che fanno disastri nella più totale impunità. La catastrofe greca è un monumento di ipocrisia ed incapacità che ormai tutti denunciano a gran voce. La Grecia è stata accolta nell’UE e poi nella moneta unica nella piena consapevolezza che la sua situazione era catastrofica (c’è una storia lunga decenni a testimoniarlo), che i conti pubblici erano truccati. Davvero si credeva di ottenere qualcosa con l’austerity? O piuttosto si pensava forse di andare avanti all’infinito a foraggiare con soldi altrui?
L’esempio greco
Quel che accade con la Grecia è solo il più plateale di un lungo elenco di flop. L’Unione europea pretende di imporre ai suoi Stati membri, e a quelli che si fanno colonizzare come è il caso della Svizzera, le frontiere spalancate e la libera circolazione delle persone. Che però si è immediatamente trasformata nella libera circolazione dei disperati. Ha portato povertà e delinquenza. L’UE ha voluto privare i popoli della facoltà, ottenuta a caro prezzo, di decidere del proprio destino e di difendere i propri confini. E sì che lo diceva già il re di Prussia Federico il Grande, che certo non era un campione di democrazia: “una nazione libera non si fa portar via facilmente la sua libertà”. Qualcuno dunque s’illudeva che bastassero gli squallidi lavaggi del cervello a colpi di politikamente korretto e di accuse di populismo e razzismo per annichilire ogni desiderio di autodeterminazione?
Il giocattolo è rotto
Il giocattolo si è rotto. In sempre più Stati membri UE vincono quelle forze politiche che chiedono la restituzione della sovranità scippata; e scippata per farne un uso pessimo.
In Austria si voterà contro l’UE. La Gran Bretagna ha promesso il referendum entro il 2017. In Francia il Front National cresce in modo inarrestabile. L’Ungheria prende a pesci in faccia lo sciagurato principio del “dobbiamo aprirci” e costruisce barriere per difendere i propri confini. Ma anche la Francia ammassa la polizia alla frontiera per arginare i clandestini. La Germania si fa finanziare le autostrade facendo pagare pedaggi solo agli stranieri. E noi dovremmo rimanere gli unici asserviti?
Da non dimenticare
In questo marasma ricordiamoci di due cose. Punto primo. L’Unione europea è debole. Perde pezzi per strada. Si fa forte solo nei confronti di chi cala le braghe. La Svizzera l’ha fatto per troppo tempo. E’ ora di uscire dal letargo. Se non sappiamo farci valere ora, tanto vale che chiudiamo baracca e burattini. Perdere questa opportunità per farci valere sarebbe un errore capitale.
Punto secondo: chi vuole sabotare il “maledetto voto” del 9 febbraio ci vuole portare nell’UE. Una riconferma dei bilaterali senza limiti spianerebbe la via all’adesione. Cancellerebbe qualsiasi velleità di mantenimento della nostra sovranità. Equivarrebbe a dire a Bruxelles: abbiamo scherzato, in casa nostra comandate voi.
Battaglia decisiva
Chi vuole rivotare vuole portarci nell’UE. Quell’UE – anche perché non ce n’è un’altra – che gli stessi kompagni hanno definito antidemocratica ed antisociale. Però loro vogliono l’adesione. Perché, Pietro Martinelli dixit, è l’”ultima utopia”. Noi di simili utopie ne facciamo volentieri a meno.
Perdere adesso la battaglia decisiva sulla limitazione dell’immigrazione significa, per noi, perdere tutto. E allora mandiamo a Berna chi questa grande battaglia di libertà la vuole combattere. E puniamo chi, invece, vuole renderci definitivamente i servi di un’UE a cui nessuno crede più!
Lorenzo Quadri