“Bruciare” un semaforo rosso costa più caro – e vuoi vedere che le spese legali resteranno sul groppone del contribuente?

 

Nel maggio scorso dalle colonne del Mattino della domenica – e solo da quelle: perché la stampa politically correct ha pensato bene di non dire nulla – è stato segnalato un fatto assolutamente scandaloso.

Un richiedente l’asilo di origine somala, presso gli uffici del sostegno sociale a Bellinzona, ha aggredito due funzionari.

Il galantuomo, già noto per la sua aggressività, ha prima dato in escandescenze nei confronti di una funzionaria, colpendo i vetri dello sportello e prendendo a calci tutto quanto gli capitava sotto tiro. In seguito si è scagliato contro i colleghi della donna nel frattempo intervenuti per bloccarlo. Uno di essi è stato raggiunto da un pugno in faccia mentre un secondo, che l’aveva inseguito nel cortile, è stato colpito con un casco da motocicletta, prima che la polizia intervenisse.

Qui si passa veramente ogni limite. Questi figuri non solo sono mantenuti dal contribuente ticinese che fatica per guadagnarsi la pagnotta, ma pretendono sempre di più. E se non ottengono quello che  vogliono, non se ne fanno una ragione: diventano violenti.

Da notare che l’asilante in questione si trova in Svizzera a nostro carico dal 2003; e quindi ci piacerebbe anche sapere quanto ci è finora costato in aiuti sociali!

L’aggressione ad opera dell’asilante somalo è sfociata in interrogazione al Consiglio di Stato, il quale, nella sua risposta (che data dell’agosto scorso) ha dovuto ammettere che i fatti si sono svolti come scritto sul Mattino. Altra informazione ovviamente silenziata dai media “indipendenti”, perché non bisogna mai dare ragione all’odiata Lega. Il resto della risposta era però all’acqua di rose, in particolare per quel che riguarda i precedenti del sedicente asilante (ci si limita a rilevare che quest’ultimo ha già tenuto comportamenti aggressivi nei confronti del personale della Croce Rossa).

Ebbene, adesso a completare l’edificante quadretto arriva la decisione del ministero pubblico nei confronti del finto asilante violento, il quale è stato denunciato (e ci sarebbe mancato altro) dai funzionari aggrediti.

Dalla sentenza emerge, cosa che il Consiglio di Stato nella sua risposta all’interrogazione leghista si è ben guardato dal dire, che il sedicente profugo ha pure aggredito un uomo  a San Nazzaro con una spranga di ferro, e un minorenne a Gorduno. Fatti avvenuti appena l’anno scorso: quindi trattasi di persona pericolosa e recidiva.

Davanti a questi fatti non si può che rimanere scandalizzati per la mitezza della condanna inferta all’asilante picchiatore recidivo: 90 aliquote da 30 Fr l’una con la condizionale, e 300 Fr di multa. Il finto rifugiato in totale se la cava dunque con 300 Fr di multa e neanche un giorno di prigione. Tanto per avere un termine di paragone, l’automobilista che brucia un semaforo rosso paga 400 Fr di multa.

Ricapitoliamo. Qui ci troviamo davanti ad un sedicente rifugiato, che manteniamo con i nostri soldi da oltre 8 anni. Il quale, non contento di farsi mantenere, è violento e plurirecidivo. Non solo: malgrado fosse stato lui a colpire i due funzionari, ha perfino avuto la faccia tosta di denunciarli per aggressione (ovviamente nei loro confronti è stato emesso un decreto di non luogo a procedere). E questo galantuomo per le sue prodezze si becca una multa inferiore a quella che si prende l’automobilista che passa col rosso.

Naturalmente, di espulsione non se ne parla nemmeno. Il finto rifugiato rimarrà in Ticino, allegramente a nostro carico. E poco ma sicuro che gli pagheremo anche le spese legali, visto che è in assistenza.

Ma cosa deve fare di più un asilante per farsi espellere? Una strage? O ancora non basta?

Lorenzo Quadri