Solo nel 2022, domande aumentate del 64%. In Svizzera sono entrati 100mila “rifugiati”

Come se non bastasse, la fallimentare politica immigrazionista riempie la Svizzera di violenza d’importazione. Le vittime sono spesso donne. Come dimostra la brutale aggressione alla stazione centrale di Zurigo

Come c’era da attendersi, il numero delle domande d’asilo è esploso nell’anno di disgrazia 2022. In Svizzera ne sono infatti state presentate più di 24mila, il che significa un aumento di oltre il 64% rispetto all’anno precedente. Le stime per il 2023 annunciano 27 mila domande, ma c’è motivo di credere che la cifra reale sarà ancora superiore. Vanno poi conteggiati anche i profughi ucraini. Nel 2022 ne sono arrivati 75mila. Quindi tramite i canali dell’asilo sono arrivate qui 100mila persone in un solo anno.

A questo assalto alla diligenza bisogna ancora aggiungere l’immigrazione dall’UE tramite la devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia. Si tratta di quasi 80mila persone. Una cifra del tutto insostenibile.

Tornando ai richiedenti l’asilo “non ucraini”. Il 50% degli ingressi è avvenuto dal Ticino (porta sud della Svizzera). Nel 2016 erano i due terzi.

Il direttore del DI Norman Gobbi ha giustamente sottolineato che, ad ogni nuova ondata migratoria, Berna si fa trovare impreparata. In particolare dal punto di vista logistico. La Confederella riempie i propri centri asilanti e poi, quando non ci sono più posti disponibili, semplicemente scarica i finti rifugiati sui Cantoni. E’ chiaro che bisogna intervenire a monte. Gli sgovernanti federali devono preoccuparsi di impedire ai migranti economici di arrivare qui. Invece li fanno entrare, e poi si inventano sistemi per ingerlarli ai Cantoni. Ripetiamo per l’ennesima volta: bisogna ripristinare i controlli sistematici ai confini! Sveglia!

La legge imboscata

Ovviamente i cantoni più esposti al caos asilo sono quelli di frontiera. In prima linea proprio il Ticino. Questi Cantoni si trovano a gestire anche quei clandestini che, in base ad un accordo di riammissione (in particolare Schengen/Dublino), vanno consegnati ad un altro Stato; nel nostro caso, al Belpaese. Spesso e volentieri la riammissione non è immediata (l’Italia non ha certo fretta di procedere). Quindi i migranti devono pernottare nell’apposito centro di partenza, situato a Rancate. Ciò genera dei costi che rimangono sul groppone del Cantone. Per il 2022 il conto ammonta a 650mila franchetti.  Ma è pacifico che queste spese se le deve assumere la Confederella, dato che si tratta di procedure di sua competenza. C’è anche una legge che lo prescrive. Essa prevede un contributo federale forfettario per i Cantoni che gestiscono dei centri di partenza. Da notare che questa disposizione è stata approvata dal parlatoio bernese solo alla fine dello scorso anno. Quando si dice: meglio tardi che mai! Tuttavia non è ancora stata messa in vigore, malgrado il caos asilo imperversi. Ohibò, vuoi vedere che Berna sta facendo melina  per non pagare? Atto parlamentare leghista in arrivo!

Asilanti respinti

Del resto, una situazione analoga si verifica in relazione ai finti rifugiati la cui domanda d’asilo è stata respinta e che devono lasciare il paese. Anche questi vengono scaricati sul groppone dei Cantoni e sono quindi loro ad andarci di mezzo se il rimpatrio non è possibile, ad esempio perché mancano gli accordi di riammissione con i paesi di provenienza dei migranti. Ma, se gli accordi di riammissione non ci sono, la colpa è della Confederella e non certo dei Cantoni! Sicché il medico italiano (cit Corriere della Sera) del PLR e la kompagna Baume Schneidèèèr, invece di versare regali (soldi dei contribuenti) a destra e manca, si preoccupino di concludere detti accordi! Gli stati che non li vogliono sottoscrivere, dalla Svizzera non devono ricevere nemmeno un copeco. Perché a fare il bancomat del mondo, ed in più a farci prendere pure per il lato B, non ci stiamo!

Violenza d’importazione

Per l’asilo (ucraini compresi) la Confederazione sta spendendo 4 miliardi all’anno. La cifra è ovviamente insostenibile.  Senza contare i problemi di sicurezza provocati dai finti rifugiati. La scorsa domenica alla stazione ferroviaria di Zurigo un migrante economico eritreo ha brutalmente aggredito due donne. Adesso è sotto inchiesta per tentato omicidio. Stranamente, le femministe ro$$overdi non hanno nulla da dire al proposito. Chiaro: altro che femministe, queste kompagne sono immigrazioniste, e le due ideologie sono incompatibili. Se l’aggressore fosse stato uno svizzero, sarebbero già in piazza a manifestare. Contrariamente alla narrazione $inistrata, la violenza di genere non è un problema di uomini in generale. E’ prima di tutto – e le cifre lo dimostrano – un problema di uomini stranieri, in arrivo da “altre culture”, dove sessismo e patriarcato  imperano. Le vere femministe dovrebbero dunque manifestare contro le politiche immigrazioniste ro$$overdi che vogliono far entrare e far restare in Svizzera i migranti testé citati, i quali rappresentano un pericolo per le donne. Aspetta e spera.

Con allucinante ipocrisia, in risposta all’aggressione di Zurigo la casta chiede più polizia in stazione; naturalmente a carico dei contribuenti. Eh no! Non ci vuole più polizia, ci vogliono meno migranti violenti! Espellere la feccia!

Inoltre: quanti estremisti islamici arrivano in Svizzera come richiedenti l’asilo?

E’ quindi evidente che occorre:

  • Ripristinare i controlli sistematici alle frontiere.
  • Come da richiesta della Lega, le procedure d’asilo si devono svolgere in centri realizzati al di fuori dall’Europa, seguendo la via indicata da Danimarca e Gran Bretagna.
  • Gli asilanti che arrivano da paesi terzi sicuri non devono essere accolti.
  • I richiedenti l’asilo che commettono reati vanno espulsi senza se né ma.
  • Idem quelli la cui domanda è stata respinta. In caso di mancata cooperazione dei diretti interessati, costoro vanno internati in appositi centri chiusi fino a quando non diventeranno più collaborativi.

Basta con i confini a colabrodo!

Lorenzo Quadri