Il Belpaese dipende da noi per l’accesso fisico al mercato europeo: facciamoci valere!
Quando si dice la sfiga! Lo scorso 10 agosto un treno merci tedesco ha devastato il tunnel di base AlpTransit Gottardo. Da notare che l’opera, del costo di 12.2 miliardi, è stata pagata interamente dal contribuente elvetico. Non dall’UE e men che meno dalla Germania, che non ci hanno messo un copeco.
Come noto, la galleria resterà chiusa al traffico passeggeri per svariati mesi. Anche per il trasporto merci ci sono disagi. Il viaggio in treno verso la Svizzera interna adesso dura un’ora in più, col risultato che l’andata ed il ritorno in una giornata spesso non è più fattibile. Il turismo ticinese ha accusato il colpo. Eppure le FFS non vogliono sentire parlare di risarcimenti. Nemmeno sottoforma di prolungamento della durata degli abbonamenti.
E’ andata di lusso
Visto che le limitazioni ferroviarie non bastavano, è saltato per aria anche il tunnel autostradale del Gottardo a causa di una crepa nella soletta. Risultato: cinque giorni di chiusura. Ed è ancora andata di lusso. Un simile problema infrastrutturale era forse difficile da prevedere. Ma non si può ignorare che, in un tunnel bidirezionale di 17 km, il rischio di uno scontro frontale è concreto. E anche questo può portare a lunghe chiusure. Nel 2001 la galleria rimase inagibile per 2 mesi a seguito di un gravissimo incidente che costò la vita ad 11 persone.
Ciononostante i $inistrati, in nome della propria ideologia contro gli automobilisti, non ne volevano sapere di realizzare una seconda galleria stradale sotto il Gottardo, così da separare fisicamente le corsie. Se questo traforo (detto “di completamento”) esistesse già oggi, in caso di problemi in un tubo, il traffico potrebbe venire deviato subito nell’altro.
Rischio reale
L’isolamento del Ticino rispetto al resto del Paese è un pericolo reale: la cronaca recente dimostra che l’agibilità degli assi di collegamento non è garantita per diritto divino. Bisogna quindi avere dei piani B. Invece si preferisce passare il tempo – come fa la politichetta federale di centro-$inistra – a mazzuolare i collegamenti stradali per motivi ideologici. Vedi la boiata del pedaggio al Gottardo, che non è possibile far pagare solo ai veicoli stranieri in transito parassitario (a meno di disdire i bilaterali: noi lo faremmo volentieri, ma non è certo questa l’intenzione della partitocrazia).
Il pedaggio, va detto, è essenzialmente un parto del PPD. “Il Centro” ha promosso e firmato a mani basse l’atto parlamentare a Berna che ne chiede l’introduzione. Però in Ticino gli uregiatti – da bravi uregiatti, appunto – affermano con veemenza di essere contrari, dato che siamo in campagna elettorale. Che ne parlassero con i loro colleghi di partito alle Camere federali, invece che con i giornalai!
Scendere dal pero
Questi giorni di chiusura autostradale del Gottardo che si sovrappone ad un AlpTransit menomato, tuttavia, almeno un pregio l’hanno avuto: il Belpaese si è reso conto di essere dipendente dalla Svizzera per l’accesso (in senso fisico) al mercato europeo. Peraltro, lo è anche per l’approvvigionamento di elettricità, visto che importanti linee internazionali passano sul nostro territorio.
Certamente fa ridere i polli che un eurodeputato italico per mettersi in mostra abbia avuto la tolla di accusare la Svizzera di insufficiente manutenzione della galleria del Gottardo. Certi politicanti tricolore in perenne fregola di visibilità farebbero meglio a guardare in casa propria. Vedi Ponte di Genova, vedi alluvioni in Emilia Romagna, eccetera. A parte questo, tuttavia, la presa di coscienza da parte dei vicini a sud, che ha portato anche alla pubblicazione di vari articoli a tema sui media d’oltreramina, è un elemento positivo. Adesso è il turno del governicchio federale di scendere dal pero. 1) La dipendenza dell’Italia dalle vie di comunicazione elvetiche è un elemento che va considerato come mezzo di pressione nelle trattative con la fallita UE, la quale non perde occasione per ricattarci e discriminarci. 2) La Svizzera, grazie alla kompagna Baume Schneidèèèr, regala milioni all’Italia per la gestione dell’asilo; e intanto Roma sospende, a nostro danno, l’applicazione dell’accordo di Dublino. Per non parlare dei ristorni dei frontalieri che da cinquant’anni vengono versati senza motivo. Bene, allora cominciamo anche noi a chiamare alla cassa Roma sui costi delle vie di comunicazione attraverso le Alpi. AlpTransit, come detto, l’abbiamo pagato interamente noi svizzerotti, malgrado i principali utilizzatori siano stranieri. Questo errore non va ripetuto. Per il secondo tubo autostradale del Gottardo cominciamo dunque col chiedere alla vicina Penisola un’adeguata partecipazione alle spese. Adesso che a Roma si sono resi conto che se saltano gli assi di transito attraverso il nostro Paese – Gottardo in primis – loro si trovano nella palta, la disponibilità ad entrare in materia dovrebbe essere data.
Lorenzo Quadri