La Lega  la chiedeva già nel 2002, ma la partitocrazia nemmeno permise di votare

 

Ogni anno è sempre la stessa storia. A fine settembre, viene annunciata la stangata sui premi di cassa malati per l’anno successivo. Questa volta la ferale (quanto abituale) novella è arrivata mentre la “casta” festeggiava a Bellinzona l’elezione di KrankenCassis in Consiglio federale. Ironia della sorte.

Cambiare sistema

Fatto sta che, a botte di aumenti del 5% ogni anno, il salasso per i cittadini ticinesi si fa sempre più insostenibile. E’ dal 1996 che ci dobbiamo sorbire premi pompati. I rimborsi degli scorsi anni sono stati a dir poco ridicoli; una presa in giro. E malgrado da oltre due decenni paghiamo troppo, ci troviamo pure con gli aumenti superiori alla media nazionale. Non sta né in cielo né in terra!

Se poi pensiamo che abbiamo gli stipendi più bassi della Svizzera, grazie anche alla devastante libera circolazione delle persone e conseguente dumping salariale (quello che dovrebbe essere “solo una percezione”), ecco che le prospettive appaiono decisamente cupe.

Meno “beltrasereni”

Quest’anno, stranamente, i responsabili politici del dossier cassa malati appaiono meno “beltrasereni” del solito. Sia a livello cantonale che a livello federale è stata espressa preoccupazione. Tuttavia, se la preoccupazione non si traduce in qualcosa di un po’ più concreto, se rimane a livello di dichiarazione mediatica per accontentare l’audience e poi nel giro di un paio di giorni è già in dimenticatoio, è evidente che non cambierà mai nulla. E che l’anno prossimo saremo qui a recitare lo stesso identico copione.

Vent’anni di flop

Se in oltre un ventennio il sistema attuale non ha saputo correggere le proprie distorsioni, ma al contrario è peggiorato, la conclusione possibile è una sola: bisogna cambiare sistema, perché quello in vigore non è sanabile. Vent’anni di flop vorranno pur dire qualcosa!  Ci sono in ballo troppi interessi e troppi attori. Ognuno  di essi si fa la propria “cresta” sui costi della salute e il conto finale lo paga il cittadino.

Al momento alcune iniziative bollono in pentola. In particolare due in arrivo dalla Romandia, che chiedono la possibilità di creare casse malati cantonali o regionali, e chiedono anche  che gli aumenti dei premi si limitino all’effettiva evoluzione dei costi sanitari.

Casse cantonali

I cittadini elvetici hanno già bocciato due volte la creazione di una cassa malati unica a livello nazionale. Quanto alle casse cantonali: la Lega oltre quindici anni fa aveva raccolto le firme per crearne una Ticino, ma la partitocrazia – kompagni compresi! – ha impedito alla gente di andare a votare. Un po’ come in Catalogna, ma senza la mobilitazione dell’esercito.

E’ evidente che il tema deve tornare sul tavolo, come chiedono le iniziative romande. Ed è anche evidente che i premi di cassa malati, per tante famiglie diventati la seconda voce di spesa dopo l’affitto, se non addirittura la prima, vanno abbassati. Se del caso in modo artificiale. Anche e soprattutto a chi deve farvi fronte senza alcun aiuto. Questo vuol dire da un lato diminuire attori e costi amministrativi, ma dall’altro poter intervenire anche per ridurre il premio stesso. L’idea, contenuta in un’iniziativa P$$ attualmente allo studio, di plafonare i premi di cassa malati ad al massimo il 10% del reddito disponibile dell’assicurato non è sbagliata. Ma come si copre il resto? Chiaramente non mettendo ancora una volta le mani nelle tasche del contribuente; e nemmeno mettendole in quelle dei datori di lavoro nello stile della “riformetta” fisco-sociale appena presentata dal Consiglio di Stato.

Meno soldi all’estero

Bisogna avere finalmente il coraggio di regalare meno miliardi all’estero, di spendere meno per i finti rifugiati e per gli immigrati nello stato sociale  e di dirottare risorse a vantaggio dei cittadini svizzeri. Non sta né in cielo né in terra che un paese “ricco” come il nostro aiuti  tutti lasciando per ultimi i “suoi”.

Altro borsello a cui si può attingere per ridurre i premi di cassa malati sono gli utili della Banca nazionale.

Certamente occorre essere creativi , ed anche un po’ elastici. Perché con i “sa po’ mia” non si è mai risolto alcun problema!

Serve creatività

Sta di fatto che da un lato ci sono premi di assicurazione malattia che gravano su troppi cittadini in modo sempre più insostenibile, dall’altro risorse che vengono dilapidate nel posto sbagliato. Bisogna quindi riorientare la spesa senza aumentarla. E senza perdersi in troppi cavilli, dato che con quelli non si va da nessuna parte. Come non si va da nessuna parte “limitandosi all’invettiva” (come recita una famosa canzone) quando vengono annunciati gli aumenti di premio per poi rassegnarsi nel giro di 48 ore e lasciare le cose come stanno. Altrimenti va a finire come in un’altra canzone sempre dello stesso autore: “Lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.

Lorenzo Quadri