Sempre più giovani faticano ad entrare nel mondo del lavoro

Il disagio economico anche tra la popolazione di Lugano si fa sentire. La radice va ricercata, naturalmente, nel lavoro – o piuttosto nella sua mancanza.
Le cifre parlano chiaro. A Lugano si è passati da una fase in cui il numero dei casi d’assistenza era più o meno stabile attorno ai 750-800, fino a raggiungere la quota attuale di circa 1200 casi aperti.
La media dei casi in gestione su base annua è passata dai 729 del 2008 ai 1003 del 2012. La crescita è dunque importante e non può lasciare indifferenti.
L’aumento si spiega col fatto che da un lato crescono le nuove domande d’assistenza, dall’altro diminuiscono le uscite dall’assistenza: i beneficiari di aiuti pubblici faticano molto più di prima, quindi, a rendersi indipendenti.
Nel 2012 le nuove domande sono state 420, mentre i casi chiusi 310.
In  molti casi l’assistenza costituisce un integrativo alle entrate. Ovvero, il beneficiario ha già una fonte di reddito (ad esempio un lavoro a tempo parziale, o una rendita di disoccupazione o altro) ma quel che ne ricava non basta per vivere.
Tuttavia, la maggior parte delle volte l’assistenza costituisce l’unica rendita. E’ evidente l’influsso dei problemi sul mercato del lavoro, della difficoltà di trovare sbocchi professionali. Difficoltà  che, è lapalissiano, è legata a filo doppio alla crisi generalizzata, come pure alla sostituzione dei residenti con frontalieri. Il famoso soppiantamento, la cui esistenza è stata negata ad oltranza dal Consiglio federale. Il quale solo in tempi recenti ha dovuto ammettere, con imbarazz tremend imbarazz, che non si può escludere che la sostituzione sia un fenomeno reale e non una fantasia malata dei leghisti populisti e razzisti.
La difficoltà di accesso al mondo del lavoro ben la si vede osservando la statistica delle nuove domande d’assistenza in base all’età dei richiedenti. Sulle 420 nuove domande del 2012, 77 riguardano persone tra i 19 ed i 25 anni, 51 persone tra i 26 ed i 30.  Ciò significa che quasi 130 domande d’assistenza su 420 sono presentate da persone sotto i 30 anni. Cresce dunque, e non è certo positivo, il numero dei giovani il cui primo contatto con il mondo del lavoro è la disoccupazione.
Per quel che riguarda i licenziamenti, invece, essi si ripercuotono di regola solo con ritardo sull’assistenza perché, prima, interviene la disoccupazione.
E’ certo comunque che la situazione non è rosea. Occorre quindi darsi da fare nel promuovere l’ occupazione. La città di Lugano fa già parecchio, offrendo oltre 200 programmi di inserimento professionale. Si può ancora migliorare, non solo per quel che riguarda le proposte formulate dall’ente pubblico ma anche, ad esempio, nel mettere in relazione la richiesta di prestazioni lavorative con la domanda, e monitorando in modo efficace e, come si usa dire oggi, proattivo, la situazione. Progetti in questo senso sono in cantiere presso l’Area di intervento e promozione sociale, appositamente creata da alcuni mesi all’interno degli Istituti sociali comunali.
E’ certo che l’occupazione dei residenti deve essere la prima priorità della politica. E l’occupazione dei residenti va di pari passo con la necessità di creare, per loro, delle corsie preferenziali d’accesso al mercato del lavoro. Il principio “residenti e non residenti” sullo stesso piano, contenuto nella libera circolazione delle persone, deve saltare o saranno guai.
Lorenzo Quadri