Ma guarda un po’! Il DFE targato ex partitone pare proprio stia nuovamente facendo il furbetto giochicchiando con le cifre degli iscritti all’URC. Obiettivo (in stile SECO): far credere che con la devastante libera circolazione delle persone, voluta dai partiti $torici PLR in testa – quello che si è espresso all’unanimità contro il contingentamento dei frontalieri ed è stato asfaltato dalle urne – in fondo le cose non vanno poi così male. E quindi giustificare il clamoroso assenteismo del DFE in mano al PLR, il quale non ha fatto un tubo a tutela del mercato del lavoro ticinese.
Gli è che nei giorni scorsi il DFE ha pubblicato il rapporto di attività annuale degli uffici di collocamento, indicando che agli URC sono iscritte 22mila persone. Il che non è propriamente una buona notizia. Ma poi il DFE sente il bisogno di precisare: “Si sente spesso ripetere che i disoccupati che esauriscono le indennità di disoccupazione o quelli che finiscono in assistenza sono esclusi dalle statistiche ufficiali sulla disoccupazione” in quanto non più iscritti agli URC. E dichiara: “tutti i disoccupati che desiderano cercare attivamente lavoro rimanendo iscritti agli URC sono conteggiati”.
Si tenta dunque di abbellire le statistiche, peccato che si tratti di un’iscrizione su base volontaria e non automatica. E, tanto per rimettere il campanile (o il minareto, visti i tempi che corrono) al centro del villaggio ripetiamo che molti sono i casi che non figurano nelle cifre ufficiali dei senza lavoro: come ad esempio le casalinghe per forza, gli studenti parcheggiati, chi è finito in AI, chi segue programmi di lavoro, i prepensionati, eccetera. Quindi i disoccupati “veri” sono molto più numerosi (almeno il doppio) di quelli ufficiali.
La direttiva ai Comuni
Il DFE ribadisce che anche le persone in assistenza possono (!) rimanere iscritte agli URC e quindi figurare nelle statistiche dei cercatori d’impiego. Questa precisazione è particolarmente buffa se si considera la direttiva che lo stesso DFE ha trasmesso ai Comuni ticinesi un mese fa, a fine febbraio.
La direttiva, pomposamente intitolata “strategia interdipartimentale per l’inserimento dei disoccupati in assistenza” spiega che, a seguito del nuovo modello elaborato, le persone in assistenza vengono divise in tre categorie, ossia:
1) utente inserito in un percorso di inserimento professionale, gestito dagli URC;
2) utente inserito in una misura di inserimento sociale, gestita da USSI (Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento);
3) utente in assistenza passiva, gestito da USSI.
Versioni divergenti?
In base a questa strategia, dunque, solo le persone in assistenza della categoria 1) risultano iscritte agli URC. Quindi tutte le altre, contrariamente a quanto dichiara il DFE ai giornali, non figurano nelle statistiche. O vuoi vedere che ai media si racconta una cosa e ai Comuni un’altra?
Nella stessa circolare trasmessa a tutti i Comuni, il DFE li invita a non far iscrivere all’URC le persone in assistenza!
A questo punto un paio di osservazioni vengono spontanee.
1) Non si capisce con quale affidabilità si possa inserire la persona in assistenza sotto una delle tre categorie indicate solo in base alla lettura di un dossier: ricordiamo che i casi aperti sono oltre 8000;
2) Il DFE invita le persone in assistenza a non iscriversi all’URC e poi va in giro a raccontare che le statistiche URC comprendono anche le persone in assistenza! Tutto e il contrario di tutto!
Ma siamo sicuri che…
C’è poi anche un’altra domandina (facile facile) che aleggia nell’aria. Gli URC cantonali ricevono dei contributi dalla Confederazione, stabiliti anche in base all’efficienza ossia alle persone collocate. Non è che magari qualcuno ha avuto la bella idea di fare in modo di ridurre il numero degli iscritti all’URC perché altrimenti la percentuale di collocati sul totale dei casi in gestione scende troppo e la Confederella decurta i contributi?
Beh sono cose che succedono quando il PLR spalanca le frontiere, lascia allo sbaraglio il mercato del lavoro ticinese perché, come dice la sua Consigliera di Stato, “sa po’ fa nagott”, e poi si accorge che, essendo il mercato del lavoro intasato da frontalieri, gli uffici di collocamento (gestiti sempre dal DFE) non riescono a collocare e quindi il Cantone ci smena anche i soldini di Berna…
Lorenzo Quadri