Ohibò: adesso in quel di Berna i camerieri dell’UE si sono accorti che i costi dell’assistenza sono esplosi nel giro di pochi anni. Ma buongiorno! Da un rapporto del Consiglio federale emerge infatti che la spesa per l’assistenza sociale è passata da 1.7 miliardi nel 2005 a 2,6 miliardi nel 2015. Apperò, quasi un miliardino in più nel giro di un decennio! Ed evidentemente la tendenza è quella ad una  crescita sempre più incontrollata.

Chissà come mai, per qualche strano motivo il Consiglio federale si dimentica di rilevare che l’esplosione delle spese dello stato sociale è andata di pari passo con l’esplosione dell’immigrazione. Ma come: immigrazione non era uguale a ricchezza? Invece, dalle cifre emerge tutt’altro!

I dati risultano comunque di difficile lettura, essendo gli aiuti sociali strutturati diversamente da Cantone in Cantone. Ad esempio in Ticino la percentuale di persone in assistenza sarebbe inferiore alla media nazionale, mentre quella dei beneficiari di aiuti sociali è nettamente superiore.

Selezionare i beneficiari

E’ un dato di fatto, comunque, che la spesa sociale sta galoppando verso l’infinanziabilità e questo a tutti i livelli: federale, cantonale e comunale.  Traduzione: lo Stato non sarà più in grado di sostenere tutti. Sicché è giunto il momento delle scelte, ed è inutile che gli spalancatori di frontiere continuino a mettere la testa sotto la sabbia e a strillare al razzismo pensando di nascondere il problema. Il rapporto del Consiglio federale dimostra quello che da tempo scriviamo. Ossia che bisognerà cominciare a selezionare i beneficiari di aiuti pubblici. Quindi, punto primo: bloccare l’immigrazione nello stato sociale; punto secondo: tagliare l’assistenza ai permessi B; punto terzo: stop migranti economici e rimpatrio dei finti rifugiati che sono qui a farsi mantenere dal contribuente quando potrebbero benissimo tornare al loro paese. Vedi il caso degli eritrei; la spesa sociale da loro causata è aumentata del 2282% nel giro di otto anni!

E’ poi evidente che bisognerà anche promuovere le reti di reciproco aiuto tra i cittadini, perché l’Ente pubblico non sarà più in grado di rispondere a tutti i bisogni.

La partitocrazia, l’élite spalancatrice di frontiere, la stampa di regime, i sindacati e compagnia cantante hanno voluto che ci “aprissimo” alla fallita UE. Questo ha creato disoccupazione, povertà e assalto alla diligenza della socialità elvetica (per non parlare poi dell’esplosione della criminalità d’importazione). Adesso arriva il conto.

Lorenzo Quadri