Mentre il CdS trucca le cifre per non portare acqua al mulino di “Prima i nostri”

“Prima i nostri” anche nella socialità! Per evitare la macelleria sociale bisogna tagliare sulle rendite agli stranieri a partire dagli ultimi arrivati, ossia i permessi B. L’iniziativa parlamentare della leghista Sabrina Aldi indica la via.

Ma guarda un po’. Il Cantone, e più precisamente il DSS, ha reso noti gli ultimi dati dell’assistenza. Le cifre pubblicate sono parziali, e si giochicchia sulla differenza tra domande pagate e domande attive. Ed ovviamente, in perfetto “stile SECO” si sceglie  di pubblicare il dato più basso. Sicché il CdS ci dice che in Ticino ci sono 7800 persone in assistenza (domande pagate), quando sappiamo che in realtà sono più di 9000 (domande attive). L’operazione “Max Factor” (nel senso che si tratta di truccare) sui dati dell’assistenza ha lo stesso obiettivo delle statistiche farlocche della SECO sull’occupazione: far sembrare la situazione meno peggio rispetto alla realtà. Così si può continuare a raccontare la panzana che con la devastante libera circolazione delle persone va tutto bene o quasi, che i problemi sono un’invenzione della Lega razzista e fascista.

E le cifre taroccate sono particolarmente importanti adesso, nell’imminenza della votazione sull’iniziativa “Prima i nostri”.

Imbarazz, tremend imbarazz

Del resto, capiamo l’ “imbarazz, tremend imbarazz” di taluni esponenti del governo ticinese. Se ne sono appena usciti ad esultare dopo le statistiche farlocche della SECO sulla disoccupazione in Ticino; adesso che i numeri dell’assistenza smentiscono completamente quei toni trionfalistici, qualcosa bisognava pur inventarsi. Tanto più che  le cifre vere e complete portano acqua al mulino di “Prima i nostri”.

Al proposito ricordiamo anche che il numero di persone in assistenza in Ticino è letteralmente esploso negli ultimi anni: dalle 6000 del 2010 siamo passati alle 9000 del 2016. In questo le responsabilità della libera circolazione delle persone e di chi l’ha voluta sono evidenti e pesano come macigni.

42% di stranieri

Nelle cifre pubblicate dal Cantone c’è anche un altro dato degno di nota. Quello della nazionalità dei beneficiari dell’assistenza in Ticino. Il 58% sono svizzeri, il 42% sono stranieri. L’informazione non è nuova. Il dato si ripete più o meno uguale da anni (da tenere d’occhio l’evoluzione).

Naturalmente quel 58% di svizzeri comprende anche  i naturalizzati di fresco. Non si sa, ad esempio, quanti degli “svizzeri” in assistenza hanno il passaporto rosso da – ad esempio – meno di due anni. E’ lo stesso problema che si presenta quando si leggono le statistiche sulla criminalità. Nessuno dice quanti dei delinquenti presunti svizzeri sono in realtà stranieri di fresca naturalizzazione. La cifra viene tenuta nascosta di proposito, e per ovvi motivi: ai “populisti e razzisti” non bisogna MAI dare ragione!

A ciò si aggiunge anche una questione di mentalità: mentre tra i ticinesi, specie quelli di una certa età, ci sono ancora delle remore nel chiedere l’assistenza, per persone in arrivo da paesi stranieri vicini e lontani non è necessariamente così.

I kompagni protestano, ma…

Che il 42% delle persone in assistenza sia straniera dimostra che l’immigrazione nello Stato sociale è una realtà. E soprattutto  dimostra che manteniamo troppo gente in arrivo da altri paesi vicini e lontani. Risultato: i costi a nostro carico esplodono. Poi succede quello che la $inistra denuncia: per risparmiare, la politica taglia sulla socialità.

Quello che però i kompagni ro$$overdi non dicono è che a far esplodere i costi dell’assistenza, portando ai tagli sociali che colpiscono anche i ticinesi delle fasce più deboli, è la politica delle porte aperte da loro voluta. A seguito dell’immigrazione scriteriata, lo Stato sociale svizzero in generale e ticinese in particolare è diventato un self service per stranieri, compresi quelli arrivati da poco (vedi permessi B), per non parlare degli asilanti. I primi a volere l’immigrazione scriteriata nel nostro Stato sociale, rendendolo così infinanziabile e provocando i tagli, sono proprio i kompagni. Che infatti salgono sulle barricate – snocciolando le solite patetiche accuse di populismo, razzismo e, new entry, di Apartheid (uella) – per difendere il diritto perfino dei dimoranti a rimanere in Ticino a carico dell’assistenza.

Quindi, se sulla socialità si taglia, a $inistra comincino a farsi un bell’esame di coscienza!

Prima i nostri!

La soluzione per evitare di bastonare i ticinesi in difficoltà con tagli sociali l’ha indicata la Lega: bisogna plafonare le prestazioni agli stranieri, cominciando ovviamente dagli ultimi arrivati, ossia i titolari di permessi B.

L’iniziativa parlamentare presentata nei giorni scorsi dalla deputata leghista Sabrina Aldi, che chiede che i dimoranti possano ottenere al massimo 15mila Fr dall’assistenza, va nella direzione giusta.

Lorenzo Quadri