Gli autotrasportatori elvetici insorgono contro la discriminazione ai danni del nostro Paese
Il direttore dell’Associazione svizzera dei trasportatori stradali Michael Gehrken manda una dura lettera al Consiglio federale: con la vicina ed ex amica Penisola bisogna cambiare registro. E’ giunto il momento di valutare misure di ritorsione
La vicina ed ex amica Penisola, come da copione, continua le sue operazioni di boicottaggio ai danni dell’economia elvetica. Mentre – ormai il ritornello è noto – da questa parte del confine si fa a gara nell’applicare in modo autolesionista tutte le regole imposte dalla devastante libera circolazione delle persone, l’Italia fa ben altro. E il concetto di reciprocità, a sud di Chiasso, non fa proprio parte del vocabolario.
In questi giorni con l’Italia si è aperto un nuovo fronte. Ad andarci di mezzo sono gli autotrasportatori svizzeri.
Infatti il 25 aprile il direttore ASTAG (Associazione svizzera dei trasportatori stradali) Michael Gehrken ha inviato una lettera dai toni molto energici al Consiglio federale, in cui viene segnalata l’escalation di problemi con la vicina ed ex amica Penisola.
Da notare che Gehrken è stato alto funzionario dell’Ufficio federale delle strade, quindi conosce assai bene gli ambienti di Palazzo federale – e di certo non scrive lettere a vanvera.
In sostanza, nella sua missiva, il direttore ASTAG chiede al Consiglio federale di depositare una nota di protesta presso il governo italiano affinché i vicini a sud si attengano agli accordi internazionali in vigore nel settore dei trasporti stradali ed applichino il principio della reciprocità.
«Valutare misure di ritorsione»
All’indirizzo del governo, ASTAG denuncia come i trasportatori svizzeri ed i loro autisti (parzialmente anche di origine italiana) vengano “tormentati” dalle autorità italiche, le quali spesso e volentieri nemmeno dispongono della base legale per i propri interventi, che sarebbero comunque manifestamente sproporzionati.
Gehrken scrive esplicitamente di metodi mafiosi, pur mettendo il termine tra virgolette.
Gli è che dagli autotrasportatori elvetici le autorità peninsulari pretendono multe e cauzioni sproporzionate per scongiurare sequestri dei mezzi, o per riottenere i veicoli che sono stati sequestrati oltretutto – aggiunge il direttore ASTAG – per queste ed altre azioni spesso non ci sarebbe nemmeno la base legale. E in ogni caso le cauzioni chieste sono sproporzionate.
Ancora una volta, dunque, dalla vicina ed ex amica Penisola fanno il bello ed il cattivo tempo e nel mirino finiscono, come di consueto, gli svizzerotti fessi, pedissequamente ligi alle regole e che – così pensano i nostri vicini a sud – accettano tutto senza un “cip” per paura di passare per xenofobi.
Non è così che funziona e qualcuno, nella vicina Penisola bancarottiera che ha visto nella Svizzera la diligenza da prendere d’assalto, farà bene a rendersene conto.
Come se non bastasse, oggetto delle prevaricazioni italiche sono di recente diventati anche gli autisti italiani con licenza di condurre elvetica, impiegati presso ditte di trasporto svizzere.
In sostanza, l’Italia si è messa in testa di non riconoscere più la validità dei corsi che i conducenti italiani di mezzi pesanti che dipendono da aziende elvetiche frequentano in Svizzera, ovviamente secondo gli standard internazionali. Ma va da sé che l’Italia si aspetta che la Svizzera riconosca la validità dei suoi corsi.
Il comportamento italiano è platealmente contrario agli accordi internazionali, ma sappiano che di tali questioni a sud di Chiasso – quando ciò è nel loro interesse – non si preoccupano per nulla. Ma guarda un po’!
Quindi, per adottare lo stesso metro italiano, cominciamo a smettere di applicare l’accordo internazionale sulla libera circolazione delle persone, e vediamo cosa succede.
Lo stesso Gehrken nella sua lettera al Consiglio federale invoca infatti di misure di ritorsione nei confronti dell’Italia. In realtà in questo caso la ritorsione sarebbe semplicemente reciprocità. Ossia trattare in Svizzera gli autotrasportatori italiani allo stesso modo in cui la dogana italiana tratta gli autotrasportatori elvetici.
Poi vediamo se la musica non cambia.
Certo che se come al solito la Svizzera continua ad essere l’unica ad applicare in modo pedissequo e alla lettera accordi internazionali mentre i nostri “partner”, avendoci dichiarato guerra economica, fanno tutto il contrario, ed in particolare i nostri vicini a sud, noi resteremo sempre cornuti e mazziati. Svizzerotti fessi, appunto. Di cui tutti si approfittano.
Lorenzo Quadri