Se non vogliamo schiantarci contro il muro, dobbiamo prendere esempio dai nostri vicini

A Vienna, dopo la recente strage islamista, sono corsi ai ripari. Il governo austriaco ha varato una serie di misure forti per contrastare l’estremismo islamico. Prima la maxioperazione Ramses, su cui abbiamo riferito la scorsa domenica. Un’operazione  che ha interessato varie decine di appartamenti, club islamici e negozi, legati ai Fratelli musulmani ed all’associazione terroristica Hamas. Grazie ad essa sono stati rinvenuti 25 milioni di euro in contanti. Soldi che di sicuro non servivano per comperare cioccolatini.

I Fratelli musulmani sono ben presenti, da decenni, anche in Ticino. Ma naturalmente, per il governicchio cantonale, interpellato al proposito già anni fa, “l’è tüt a posct”.

Nuovo reato

Ma Vienna è andata anche oltre. Lo ha fatto con una novità decisamente notevole. Ha infatti istituito il reato di islam politico.

Il nuovo reato, ha spiegato il governo, serve per procedere penalmente contro coloro che non sono terroristi, però creano terreno fertile al terrorismo diffondendo ideologie perniciose.

Tra le novità annunciate si prospetta inoltre un ampliamento della possibilità di chiudere i luoghi di culto come pure dei provvedimenti per “prosciugare i flussi finanziari” a sostegno del terrorismo.

Ben più avanti di noi

Non si conoscono i dettagli delle nuove misure austriache. Ma una cosa è certa: a Vienna sono ben più avanti di noi! In Svizzera dobbiamo seguirne l’esempio. A maggior ragione se gli Stati attorno che ci circondano stringono le viti, noi siamo destinati a diventare sempre più il paese del Bengodi per islamisti. Come se non fossimo già abbastanza attrattivi per questa foffa grazie all’assistenza sociale facile ai migranti economici, alle frontiere spalancate, alla giustizia buonista-coglionista inflessibile solo con gli automobilisti, ai politicanti della casta che rifiutano istericamente di vietare i finanziamenti esteri a moschee e centri culturali islamici strillando che “non si può discriminare”, e avanti con le posizioni tafazziane.

Atto parlamentare in arrivo

La Lega chiederà  tramite atto parlamentare a Berna che anche in Svizzera l’islam politico diventi un reato. E’ semplicemente penoso che i soldatini della partitocrazia si preoccupino di inventarsi reati penali sul presunto razzismo, che in Svizzera è un non problema (gli stranieri sono il 20% della popolazione), con il solo scopo di marchiare d’infamia chi osa sostenere che l’immigrazione va controllata, e però chiuda gli occhi davanti al dilagare dell’estremismo islamico. La responsabilità di questo dilagare la porta la partitocrazia spalancatrice di frontiere e multikulti. E chi ha creato il problema adesso ne minimizza, o addirittura ne nega, l’esistenza: guai ad ammettere che i vituperati “sovranisti” avevano ragione!

La CEDU

Altrettanto chiaro è che, senza un rapido cambiamento di rotta, andremo a schiantarci contro un muro. Le camere federali hanno da poco approvato la nuova legge contro il terrorismo. Si tratta di leggina all’acqua di rose. Eppure ambienti ro$$overdi hanno lanciato il referendum reputando le nuove disposizioni lesive della privacy… dei terroristi!

Senza dimenticare che questi ambienti sono poi gli stessi che strillano a pieni polmoni che non si può (“sa po’ mia”!) espellere un terrorista islamico se questi si troverebbe in pericolo nel paese d’origine. Ad impedirlo, stando ai $inistrati multikulti, sarebbe la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU). Bene, se le cose stanno così, la Svizzera deve semplicemente disdire la propria adesione alla CEDU: i terroristi islamici vanno espulsi senza se né ma. Del resto, nemmeno l’Unione europea ha sottoscritto questa convenzione.

La casta pensa al “razzismo”

L’islam politico è incompatibile con la nostra società. Pertanto non può avere spazio in Svizzera. Giusto quindi che diventi reato penale, così come da nuovo disegno di legge austriaco. Altro che criminalizzare chi osa non condividere il pensiero unico immigrazionista e multikulti. O vuoi vedere che per i soldatini della partitocrazia il problema non è il terrorismo islamico, bensì il presunto “razzismo”?

Altrettanto urgente e importante è vietare i finanziamenti esteri alle moschee e luoghi di culto islamici. Siamo davanti a flussi di svariati milioni di franchetti che annualmente arrivano da Paesi quali la Turchia, il Qatar ed il Kuwait, che vengono versati per finanziare chi diffonde l’islam politico in casa nostra. E noi continuiamo a lasciar fare perché “non bisogna discriminare”? Ma si può essere più cocomeri di così?

Lorenzo Quadri