Dall’annullamento dei posteggi gratis sul mezzogiorno ai radar piazzati a tradimento

Per gli automobilisti di buone notizie non ne arrivano mai. 

A Locarno il Municipio ha deciso di abolire il parcheggio gratuito sul mezzogiorno: dallo scorso primo settembre si paga anche tra le 12 e le 14. La scelta è dettata da un lato dalla volontà di fare cassetta con i parchimetri, dall’altro dalla solita ideologia persecutoria ai danni degli automobilisti. Il mantra è quello della mobilità lenta. Ma è chiaro che buttare fuori le macchine dai centri urbani significa mettere in difficoltà le attività commerciali che vi si trovano. Ricordiamo che i tassaioli ro$$overdi, per peggiorare ancora la situazione, sognano di introdurre il road pricing ed altri balzelli di stampo medievale (e poi hanno ancora il coraggio di definirsi “progressisti”). 

Locarno e Lugano

L’iniziativa anti-automobilisti di Locarno non poteva arrivare in un momento peggiore. Tra inflazione, stangate di cassa malati, aumenti del prezzo del carburante, rincari dell’elettricità, i cittadini del fu ceto medio non hanno più un copeco da spendere. E’ chiaro che ne risentirà tutta l’economia: in particolare il commercio e la ristorazione. Togliere il piccolo incentivo del parcheggio gratuito, e solo per motivi ideologici e di cassetta, è un passo sbagliato. Andava evitato.

Del resto, le cappellate contro gli automobilisti non si fanno solo a Locarno. A Lugano si prevede di spendere 2.7 milioni di franchi (scusate se sono pochi) per far dilagare le zone 30: 38 km in più. Di conseguenza, dopo l’intervento, su 197 km di strade comunali, 109 saranno a velocità limitata  a 30 o 20 all’ora.

Nel concreto, i milioni del contribuente luganese verranno spesi  – se il Consiglio comunale approverà il messaggio municipale; ma le maggioranze sembrano chiare – per trasformare artificialmente strade oggi agevolmente transitabili in mulattiere piene di dossi artificiali, restringimenti posticci, paletti e via elencando. I mezzi pubblici potranno transitare solo con difficoltà; un incrocio tra due auto diventerà un’impresa. 

Ai sondaggi farlocchi sull’alta accettanza popolare delle zone 30 non crediamo. Il cittadino vuole sì la zona 30, ma solo nei 50 metri sotto casa sua. Quando i luganesi si accorgeranno che, per andare e tornare dal lavoro, ci metteranno il doppio del tempo e si roderanno il doppio del fegato in incroci problematici (passo io, passi tu…); quando rovineranno l’auto contro paletti e cordoli piazzati a tradimento;  quando cominceranno a fioccare le multe per due km/h in più di velocità, ebbene, siamo pronti a scommettere che il presunto entusiasmo pro-zona 30 scemerà in fretta.

Radar da segnalare

Va poi ricordato che da un decennio è partita la strage dei parcheggi “bianchi”. Per trovarne ancora qualcuno, bisogna recarsi nelle periferie più discoste. Ed anche lì vengono sostituiti da parchimetri e zone blu. 

In tema di vessazioni degli automobilisti non si possono dimenticare i famosi radar, piazzati sia dalla polizia cantonale che da quelle comunali, spesso e volentieri in postazioni improponibili, con l’intento di fare cassetta. La Lega dei Ticinesi è tornata nei mesi scorsi alla carica sulla segnalazione dei radar (oggi viene indicato solo il distretto in cui vengono effettuati i controlli). 

Segnalare i radar ha scopo preventivo: in questo modo, l’automobilista si attiene scrupolosamente al limite di velocità su un tratto ritenuto problematico. Basta un solo veicolo che rallenta, e tutti quelli dietro sono giocoforza costretti a fare altrettanto.

Caro benzina

In queste settimane è poi tornato alla ribalta il caro benzina. I prezzi si avvicinano ai due franchi al litro. Ma, a dipendenza della regione, si possono incontrare differenze anche di 20 centesimi: un’enormità. Il settimanale Weltwoche annotava al proposito che i prezzi più convenienti li offrono i distributori indipendenti, mentre le grandi catene sono più care. 

Una cosa è chiara: più si continua a montare la panna sulla penuria energetica dovuta alla guerra in Ucraina, più diventa facile giustificare i prezzi alti (non solo del carburante, ma in generale). Insomma: qualcuno ci tetta dentro.

Cappellate green

L’ossessione per la mobilità green porta peraltro a commettere cappellate mica da poco. 

A Parigi ad inizio settembre è stata smantellata la rete pubblica di trotinette elettrici, dal momento che questi mezzi creavano situazioni di pericolo e problemi di decoro (spesso gli utenti li abbandonavano sui marciapiedi). Le medesime controindicazioni si verificano in tutte le realtà urbane. C’è quindi motivo di credere che Parigi farà scuola. Geniale: prima si spendono soldi pubblici per promuovere un nuovo mezzo di mobilità “dolce”, poi lo si rottama.

Non è finita. Nelle scorse settimane il Mattino ha pubblicato un articolo sui costi spropositati dei servizi di bikesharing in Ticino, a fronte di un’utenza spesso irrisoria. Un tema su cui torneremo.

Non difendono i consumatori

Per tornare al punto di partenza, ossia ai posteggi. Mr Prezzi ha da tempo lanciato l’allarme sulle tariffe di parcheggio spropositate negli autosili delle città. Ma forse che qualche politicante della partitocrazia ha emesso un cip? Certo che no! Citus mutus anche e soprattutto dalle associazioni a presunta tutela dei consumatori, a partire dall’ACSI. Quest’ultima in particolare, essendo una succursale del P$, non difende gli interessi dei consumatori, bensì promuove i programmi della $inistra e fa campagna elettorale per i politichetti ro$$overdi: spesso e volentieri CONTRO gli interessi dei consumatori.

Lorenzo Quadri