Sarà il primo passo per introdurre il road pricing sul groppone degli automobilisti
Ma guarda un po‘: la vignetta autostradale elettronica torna d’attualità. Oddìo, attualità è forse troppo dire, visto che l’entrata in vigore è prevista al più presto, ma proprio solo se tutto fila liscio, nel 2023. Così il Consiglio federale nel suo rapporto su un postulato, rapporto consegnato nell’ultima seduta della commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N), tenutasi il 3 ed il 4 luglio. L’introduzione della vignetta elettronica è stata inserita dal governo nel programma di legislatura 2015-2019. Naturalmente nell’ottica della famosa “digitalizzazione”, con cui tutti oggi si riempiono la bocca pensando che faccia figo. Peccato che c’è anche il rovescio della medaglia. Anzi ce n’è più di uno.
La nota positiva
Cominciamo però con le note positive (ci sono anche quelle). In realtà sostanzialmente una. La vignetta elettronica, a differenza di quella cartacea, sarà legata alla targa e non al veicolo. Di conseguenza, chi ha targhe trasferibili pagherebbe un solo contrassegno e non due come oggi. Questo è sicuramente un passo avanti. Altro aspetto positivo: in ossequio a quanto votato dal popolo nel 2013 a proposito del prezzo del contrassegno autostradale, anche la vignetta elettronica costerà 40 Fr. Questa sarebbe di per sé un’ovvietà. Ma, visto come viene trattata la volontà popolare di questi tempi, è già un successo che non si tenti di ribaltarla alla prima occasione.
I punti critici
Purtroppo la lista degli aspetti positivi è già giunta al termine. Poi cominciano i punti critici.
- La vignetta elettronica permetterà potenzialmente di sapere dove si trova un’automobile in ogni momento (a dipendenza da dove si mettono gli apparecchi di controllo). Il che:
- Evidentemente costituisce il primo passo per l’introduzione del mobility pricing, del road pricing, e di altre analoghe boiate. Infatti grazie al contrassegno elettronico si potrà sapere se l’automobile X è andata in giro nell’ora di punta e quindi si potrà fatturare un sovrapprezzo; si potrà sapere se l’automobilista vizioso ha osato recarsi in centro in macchina per fare compere con il suo veicolo privato invece di perdere ore sui mezzi pubblici, e fatturargli un altro sovrapprezzo. E così via;
- La reperibilità costante in stile “Grande fratello” di ogni conducente costituisce una sfacciata violazione della sfera privata. Come mai i kompagnuzzi, quelli che si opponevano alla nuova legge sui sistemi informativi (che serve a combattere il terrorismo islamico) blaterando di tutela della privacy – dei presunti jihadisti insediati in casa nostra! – non hanno nulla da dire al proposito? Ah già, ma mazzuolare gli automobilisti è cosa buona giusta. I miliziani dell’Isis, secondo la $inistruccia multikulti, hanno diritto alla privacy. Gli automobilisti no. Prendere nota. Non sarà mica perché i miliziani dell’Isis sono tutti immigrati, vero?
- La vignetta elettronica, così si legge nel rapporto del Dipartimento Doris, “potrà essere acquistata ovunque tramite un’applicazione web”. Ah ecco. E chi non ha un computer e un allacciamento ad internet? Chi non ha uno smartphone? E’ forse un obbligo per tutti essere digitalizzati? Chi non lo è, merita di venire discriminato? Oppure qui qualcuno sta perdendo la trebisonda?
- La vignetta “autocollante” comporta alcune decine di posti di lavoro nell’amministrazione federale delle dogane. In caso di passaggio alla vignetta elettronica, questi impieghi sono destinati alla sparizione.
- La vignetta elettronica non è gratis: si calcolano tra i 50 ed i 75 milioni di investimento per la sua introduzione e dai 25 a 35 milioni all’anno per la gestione.
- Soprattutto: nel rapporto non si fa un cip sulla questione della vignetta con prezzo maggiorato per stranieri. Malgrado la Germania, come noto, l’abbia introdotta. E malgrado ci siano degli atti parlamentari che la chiedono esplicitamente. Eppure il dipartimento Doris va avanti “come se niente fudesse”. La questione della vignetta più cara per stranieri potrebbe essere vista come in contrasto con la promozione del turismo, ma non necessariamente. Infatti, i turisti stranieri che arrivano da noi per spendere possono anche essere agevolati; non così chi usa la Svizzera come semplice corridoio di transito, lasciandoci solo i gas di scarico. E poi ovviamente c’è il tema dei frontalieri ai quali far pagare una tassa aggiuntiva è cosa buona e giusta. Del resto perfino il prof Reiner Eichenberger dell’Università di Friburgo ha dichiarato che far pagare una tassa d’entrata ai frontalieri “sa po’”. Che questa tassa venga in parte legata alla viabilità è cosa buona giusta: in effetti i 65mila frontalieri entrano in Ticino quotidianamente uno per macchina, infesciando le nostre strade con code interminabili – e le code, lo sanno anche i paracarri, danneggiano pesantemente l’economia – e provocando un pesante e costoso deterioramento infrastrutturale. E’ vero che i frontalieri pagano la vignetta autostradale, però mica transitano solo sull’autostrada. Usano anche le strade cantonali e comunali, senza pagare imposte di circolazione. Al di là di questo: se si vuole ridurre il numero delle “targhe azzurre”, oltre ad applicare “Prima i nostri”, bisogna anche intervenire sul portafoglio dei frontalieri. Oppure si colpiscono nel borsello, per influenzarne il comportamento, sogli automobilisti svizzerotti, perché andare a battere cassa presso i non residenti è becero populismo e razzismo? E’ ora di piantarla con questo ridicolo masochismo e di cominciare a fare i nostri interessi. Come del resto proprio il Belpaese ci insegna ogni giorno.
Lorenzo Quadri