I frontalieri diminuiscono di qualche unità, e la stampa di regime ci ricama alla grande

Certo che la stampa di regime è davvero uno spettacolo! Con la massima enfasi ci propone, neanche fosse chissà quale scoop, la notizia che i frontalieri in Ticino sarebbero leggermente diminuiti a 62’053. Come se si trattasse di cifra piccola. Invece stiamo parlando di un terzo dei lavoratori attivi nel Cantone. E ricordiamo pure che in Ticino i lavoratori svizzeri sono ormai ridotti ad una minoranza. Grazie, spalancatori di frontiere!

Il doppio del dovuto

62’053 frontalieri rimangono il doppio, o poco meno, del quantitativo che sarebbe accettabile. Soprattutto se si pensa che 40mila frontalieri sono attivi nel terziario, settore dove non c’è alcuna carenza di manodopera locale, e questa cifra non diminuisce!

Solo pochi giorni fa sono state pubblicate le ultime statistiche farlocche della SECO. Questi burocrati bernesi pretendono di farci credere che la disoccupazione in Ticino sarebbe ai minimi storici, con il 3.3%. Certo, come no! E gli asini volano! Le statistiche taroccate della SECO non prendono – di proposito – in considerazione i senza lavoro, ma solo le persone iscritte agli uffici regionali di collocamento; e le due casistiche diventano sempre più distanti!

Narrazioni romanzate

E’ quindi palese che statistiche simili servono solo a fini politici, ovvero di lavaggio del cervello. Mirano a far credere alla gente che sul mercato del lavoro ticinese va tutto bene, che soppiantamento di residenti con frontalieri e dumping salariale non esistono: sono solo balle della Lega populista e razzista, “sono solo percezioni”!
Il medesimo  discorso vale per le narrazioni romanzate sul presunto calo dei frontalieri, volte ad imbonire il popolazzo con la storiella che non esiste alcuna emergenza occupazionale: dunque la libera circolazione è una figata pazzesca e dunque ancora nulla osta alla firma dello sconcio accordo quadro istituzionale.

A ciò si aggiunge l’intenzione, manifesta, di sminuire il disastro provocato dalla partitocrazia con la scellerata politica delle frontiere spalancate.

Frena Ugo!

Le piccole diminuzioni dei permessi G non possono nascondere il fatto che, nel giro di 20 anni, i frontalieri sono raddoppiato in generale e quadruplicati nel terziario (da 10mila a 40mila). Inoltre: detta diminuzione sta forse ad indicare che in Ticino lavorerebbero più ticinesi? Ebbene, la risposta è un chiaro no. E a questo proposito le cifre della disoccupazione (quelle vere, non quelle taroccate della SECO) sono esplicite. E dicono che il tasso di senza lavoro in Ticino è del 6.8%: ovvero quasi l’1% in più rispetto allo scorso anno, e più alto di quello della Lombardia che è del 5.4%. Idem dicasi per i dati su povertà e assistenza.

Nessuna inversione

I frontalieri potranno anche diminuire di un pochettino, ma i lavoratori stranieri no. Alcuni frontalieri si sono forse trasformati in permessi B più o meno farlocchi? E come la mettiamo con i frontalieri non dichiarati, quindi in nero, che pertanto non figurano nelle statistiche?

E ancora: e se i frontalieri calassero semplicemente perché ci sono meno impieghi? E’ infatti evidente che il numero dei frontalieri non può crescere all’infinito, per il semplice fatto che il mercato del lavoro ticinese non cresce all’infinito. Prima o poi la saturazione arriva.

La realtà è che, contrariamente alle fetecchiate che la stampa di regime tenta di sdoganare, non c’è alcuna inversione di tendenza. Né mai ci sarà, se non si fa saltare la devastante libera circolazione voluta dal triciclo PLR-PPD-PS!

Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, proprio venerdì è comparso in rete l’ennesimo annuncio – scritto in inglese! – di una ditta con sede a Chiasso, attiva nel settore dei viaggi, che cerca  collaboratori “preferibilmente frontalieri”. Altro che inversioni di tendenza!

Lorenzo Quadri