Buzzini (Lega): “Anche il Consiglio federale dice che l’UE discrimina la Svizzera”

 

Grande agitazione sulle rive del Verbano, per una decisione del Municipio di Locarno che risale in realtà a due anni fa. Dal protocollo cittadino è infatti stata radiata la disposizione che prevedeva l’esposizione della bandiera europea il 5 maggio.

A tal proposito, è bene precisare che nessun Comune è costretto ad esporre la bandiera blu stellata. La Confederazione ed i Cantoni in genere “invitano” gli enti locali a procedere all’esposizione per commemorare la fondazione del Consiglio d’Europa (5 maggio 1959) a cui la Svizzera aderisce dal 1963.

Il problema è noto: la bandiera blu stellata nata come simbolo del Consiglio d’Europa, è poi stata ripresa dall’UE. Per il “cittadino medio”, dunque, quella è, semplicemente, la bandiera dei balivi UE. Che nulla hanno da spartire con lo spirito del Consiglio d’Europa (che contempla ad  esempio la “tutela della democrazia parlamentare”).

Decisione del 2016

“Dell’esposizione o meno della bandiera UE in occasione della ricorrenza del 5 maggio – spiega Bruno Buzzini, municipale leghista di Locarno – si è discusso in una delle prime sedute della corrente legislatura. Il tema figurava all’ordine del giorno verosimilmente a seguito delle proteste che il municipio aveva ricevuto l’anno prima. Ho quindi preso la parola esponendo le mie ragioni contrarie all’esposizione della bandiera, e la maggioranza dei colleghi mi ha seguito. Il “caso” nasce adesso perché solo ora è stata pubblicata l’ordinanza municipale con la relativa modifica del protocollo. Ma dopo quella decisione del 2016 la bandiera UE non è stata più esposta”.

Che riflessioni sono state fatte per arrivare alla decisione di non esporre la bandiera? “Ho sollevato una serie di punti – risponde Buzzini -. Tanto per cominciare: giocare sul fatto che la bandiera blu con le stelle è la bandiera del Consiglio d’Europa è una presa in giro. Il cittadino la percepisce come quella dell’UE ed è da questo presupposto che dobbiamo partire. Ciò detto, l’UE discrimina la Svizzera. Questo non lo affermo io. Lo ha detto di recente il Consiglio federale in relazione alla questione dell’equivalenza delle borse. A questo si aggiunge che la Svizzera rimane iscritta su talune liste nere  e grigie, che l’accordo con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri è ben lungi dall’essere sottoscritto, che la reciprocità resta una chimera dal momento che le aziende ticinesi non battono un chiodo nel Belpaese, eccetera. Tutti questi elementi hanno convinto,  già nel 2016, la maggioranza municipale che non c’è motivo di esporre la bandiera dell’UE il 5 maggio. Ciò non significa che il  Municipio non condivida i valori del Consiglio d’Europa. Se quest’ultimo un domani deciderà di dotarsi di una propria bandiera, chiaramente riconoscibile come tale, sarei favorevole alla sua esposizione. Ma, finché questo non accadrà…”.

Villaggio di pescivendoli?

Naturalmente i fan dell’UE non hanno gradito la decisione locarnese. Particolarmente virulenta, ad esempio, la reazione del presidente della sezione ticinese del Numes, Jacques Ducry. Il quale si è scagliato contro Locarno che, a suo dire, senza l’Europa, oggi sarebbe “un villaggio di pescivendoli”.

“Magari – ironizza Buzzini – se i locarnesi fossero ancora pescivendoli adesso un lavoro l’avrebbero. Invece, con la libera circolazione delle persone e conseguente degrado del mercato del lavoro ticinese,  ogni anno la città spende due milioni di Fr per l’assistenza. Una cifra che è raddoppiata in poco tempo “grazie” all’UE”.

Esempio da seguire

C’è dunque da sperare che molti altri comuni, ed in particolare quelli grossi, vorranno seguire l’esempio di Locarno.

Quanto alla principale città del Cantone, Lugano: da qualche anno il 5 maggio “misteriosamente” non compare più alcuna bandiera dell’UE. Ohibò, chissà come mai?

Poche chances invece per una decisione a livello cantonale: una mozione in tal senso presentata dal deputato leghista Boris Bignasca è infatti stata respinta a larga maggioranza dal Gran Consiglio.

Lorenzo Quadri