Nuovo passo avanti nella totale genuflessione degli svizzerotti all’integralismo islamico.
Il fattaccio è avvenuto in una scuola secondaria di Basilea Campagna. Due allievi musulmani, per motivi religiosi (!) rifiutano di dare la mano alla docente donna, come è usanza della scuola alla fine delle lezioni. E la direttrice della scuola, che naturalmente è una $ocialista, tale Christine Akeret, se ne esce con una giustificazione raccapricciante: “non sapevamo cosa fare, una punizione (sospensione o multa per gli allievi o per i genitori) sarebbe stata una misura sproporzionata”. Ah brava! E quindi, per paura di venire tacciati di “razzismo e xenofobia” – perché è qui che sta il punto – vigliaccamente i kompagni del multikulti e delle frontiere spalancate e che qualcuno ha avuto la pessima iniziativa di piazzare in posizioni con potere decisionale, sdoganano l’accettazione di qualsiasi balorda imposizione islamica. Siamo noi svizzerotti che, in casa nostra, dobbiamo osservare le loro regole. Non loro che devono attenersi alle nostre; non sia mai!
La sciagurata decisione della kompagna direttrice ha peraltro suscitato anche le critiche della presidente del forum per l’Islam moderato, Saïda Keller Messhali, che ha commentato: «Cedere a queste richieste vuol dire aprire le porte all’islam politico. Ciò non lo possiamo permettere. Noi viviamo qui, non in Arabia Saudita».
Invece d’imporre le regole…
A coronare una vicenda già di per sé allarmante, l’alzata d’ingegno con cui la kompagna direttrice immaginava di “metterla via senza prete” (o senza imam, viste le circostanze): per “non discriminare”, i due studenti musulmani non stringeranno la mano nemmeno ai docenti maschi. Ah beh, questa sì che è una soluzione.
Ricapitoliamo: qui ci sono due ragazzotti islamici che se ne escono con una pretesa del tutto incompatibile con le regole più elementari di convivenza in una società occidentale. Regole che dicono, ad esempio, che in Svizzera gli uomini danno la mano anche alle donne. O, per fare un altro esempio, che in Svizzera le donne girano a volto scoperto. E invece di ricordare ai due giovanotti – e alle rispettive famiglie – che qui le regole le facciamo noi, e se non vanno bene possono tornare tutti al paese d’origine, la kompagna direttrice si piega senza un cip al diktat integralista.
Nelle scuole
E’ recente la notizia che le hostess di Airfrance sulla rotta Parigi – Teheran saranno tenute ad indossare il velo allo sbarco. Capito? Loro impongono le nostre regole. Noi invece dispensiamo, in casa nostra, gli estremisti islamici dal dare la mano alle donne.
La vicenda della scuola secondaria di Basilea è tanto più grave se si pensa che è avvenuta, appunto, in una scuola. La quale, per definizione, è un luogo formativo. Che razza di formazione si sta dando? Che per venire incontro alle esigenze, o presunte tali, di immigrati provenienti da “altre culture” è corretto gettare nel water le nostre regole, comprese quelle più fondamentali?
Il contratto d’integrazione
Se si pensa poi ad episodi analoghi come il divieto imposto, in un’altra scuola, alla camicia con le Edelweiss (quella dei contadini svizzeri) perché reputata razzista (?), pare evidente che ci si sta avviando su una strada assai pericolosa. La prossima tappa delle regole ad hoc per i musulmani cosa sarà? L’applicazione della sharia in Svizzera?
E’ inoltre il caso, alla luce di questi precedenti, di interrogarsi anche su chi è stato messo, magari per meriti di tipo partitico, in certe direzioni scolastiche. La colonizzazione da parte della solita area può avere conseguenze assai gravi.
In Belgio il governo ha da poco varato il contratto d’integrazione. Per gli extracomunitari che non si impegnano ad integrarsi nel paese ospite, a rispettarne gli usi e costumi, a denunciare qualunque atto di cui si venga a conoscenza che possa avere un legame con il terrorismo, c’è l’espulsione. E noi, invece?
Lorenzo Quadri