Riuscita con ampio margine un’iniziativa popolare contro le naturalizzazioni facili
L’accesso alla cittadinanza elvetica sarebbe precluso anche a chi è stato condannato ad una pena detentiva di oltre sei mesi o non ha restituito le prestazioni assistenziali percepite in passato
In questo sempre meno ridente Cantone, la spesa sociale è andata fuori controllo. Però, invece di bloccare l’immigrazione nello Stato sociale, si taglia sui ticinesi in difficoltà e si mettono le mani nelle tasche del contribuente.
In Germania, che è pure un paese UE, si sta facendo ben altro. Il governo ha deciso che l’immigrato dell’eurozona, nei primi cinque anni di permanenza su suolo tedesco, non avrà diritto né alla rendita di disoccupazione, né ad aiuti sociali di sorta. Invece gli svizzerotti mantengono (quasi) tutti. E invece di limitare l’accesso alle prestazioni sociali agli immigrati, riescono pure ad agevolarlo sempre di più. Vedi il recente cambiamento di prassi della maggioranza del Consiglio di Stato in merito all’espulsione di dimoranti in assistenza con famiglia in Ticino.
Altro che “immigrazione uguale ricchezza”: qui si fomenta l’immigrazione di chi non porta ricchezza alcuna, ma al contrario attinge, senza remore, alle casse dello Stato sociale.
Chi premiare?
Se poi si pensa che chi “munge” potrebbe anche venire premiato con il passaporto rosso – malgrado la nuova legge federale includa quale requisito per l’ottenimento della cittadinanza elvetica la “partecipazione alla vita economica” – ci si rende conto che all’autolesionismo non c’è mai fine.
Nel semicantone di Basilea città, l’UDC ha da poco consegnato le firme per un’iniziativa intitolata: “Niente naturalizzazione di criminali e beneficiari dell’aiuto sociale”. Le firme raccolte sono state oltre 4800, quando per la riuscita ne sarebbero bastate 3000.
Questa in sostanza la richiesta che verrà sottoposta al popolo: si decida che non può diventare svizzero chi è stato condannato in modo definitivo ad una pena detentiva di almeno sei mesi, come pure gli stranieri che ricevono prestazioni dell’assistenza sociale o che non hanno completamente rimborsato le prestazioni ricevute in passato. Quest’ultimo aspetto è particolarmente interessante. Alle nostre latitudini, infatti, all’assistenza vengono rimborsate le briciole. Da un lato il rimborso viene imposto de facto solo a chi, uscito dall’assistenza, è diventato milionario o giù di lì; dall’altro il diritto di regresso dello Stato è prescritto dopo 5 anni.
L’iniziativa basilese esplicita inoltre che non esiste alcun diritto all’ottenimento del passaporto rosso.
A Berna
Nel Canton Berna nel 2013 i giovani Udc lanciarono con successo un’iniziativa costituzionale simile, che venne approvata in votazione popolare malgrado l’opposizione di tutti i partiti, e che ottenne la garanzia federale nel maggio 2015, assieme al divieto di burqa ticinese. A $inistra strillarono come aquile, sia contro ticinesi che contro i bernesi; ma alla fine i kompagni rimasero, per l’ennesima volta, con le pive nel sacco.
In Ticino
In Ticino la proposta di vietare la naturalizzazione di stranieri “non in grado di provvedere autonomamente e durevolmente al proprio mantenimento” venne presentata nel novembre 2013 dalla deputata leghista Amanda Rückert tramite iniziativa parlamentare. La Commissione della legislazione del Gran Consiglio redasse due rapporti. Uno di maggioranza, che proponeva di accogliere parzialmente l’iniziativa, ed un altro di minoranza che proponeva di respingerla. Ma in plenum ci fu il “ribaltone” politikamente korretto. La spuntò la minoranza e l’iniziativa venne affossata.
“modello basilese”
Malgrado la modifica legislativa a livello federale e l’introduzione del concetto di “integrazione nella vita economica” – non osiamo immaginare come la giurisprudenza buonista lo interpreterà, leggi stravolgerà – una bella modifica costituzionale sul modello della proposta basilese ci starebbe assai bene anche in Ticino.
Occorre infatti stabilire in modo chiaro che chi è a carico dello Stato sociale, o è stato condannato per un reato che non sia una bagattella, o anche chi ha usufruito di prestazioni assistenziali senza restituirle, non accede alla naturalizzazione.
Non è cosa da poco
Il passaporto rosso non è una quisquilia: conferisce il diritto di voto e di eleggibilità e sancisce l’ingresso a pieno titolo di una persona nella comunità elvetica. Con conseguenze pratiche anche pesanti. Oltre all’ impossibilità di espulsione nel caso il neo-svizzero si metta a delinquere, le naturalizzazioni facili si prestano a “maneggi” di tipo finanziario.
Esempio: famiglia straniera extra-UE che ha già “staccato” centinaia di migliaia di franchi di aiuti sociali, con decreto d’espulsione annullato dal Tram perché i figli vanno a scuola in Svizzera, fa naturalizzare un figlio (tramite procedura agevolata) Risultato: il nucleo familiare rimarrà attaccato alla mammella ticinese senza limiti di tempo. E il conto lo paghiamo noi.
Lorenzo Quadri