Il formulario ufficiale d’inizio locazione porterebbecomplicazioni, incertezza e liti
Ennesima pretesa ro$$a fuori dal mondo: in Ticino gli affitti non salgono, bensì scendono!
Tra i 5 temi in votazione il prossimo 26 settembre (tre cantonali, due federali) c’è anche l’iniziativa ro$$a – lanciata dall’Associazione svizzera inquilini, succursale del P$ – che chiede l’introduzione del formulario ufficiale ad inizio locazione.
Quando si tratta di produrre burocrazia inutile, a $inistra sono imbattibili. Chiaro, loro nello Stato e nel Parastato ci tettano dentro alla grande: quindi più ipertrofico è, meglio è.
Se poi pensiamo alla presunta tutela degli inquilini da parte della gauche-caviar, è il caso di ricordare che:
Certezza del diritto?
L’iniziativa per il formulario d’inizio locazione chiede che il Cantone adotti le basi giuridiche per l’introduzione dell’obbligo di un modulo ufficiale. Il documento deve contenere tra l’altro la pigione dovuta dal precedente inquilino, quella concordata con il nuovo e il motivo dell’eventuale aumento.
Nel caso in cui il formulario fosse incompleto o consegnato in ritardo, oppure la motivazione fosse imprecisa, la pigione stabilita nel contratto sarebbe nulla “ab initio”, e potrebbe essere contestata anche a distanza di anni. Quando si dice: “la certezza del diritto”…
Modulo inutile
Il formulario di per sé non conferisce nuovi diritti agli inquilini; il locatario ha già la possibilità di contestare la pigione iniziale entro 30 giorni dalla consegna dell’ente locato. Il nuovo modulo è pure inutile. Il diritto federale già conferisce ai Cantoni la facoltà di introdurlo, a condizione però che ci sia penuria di abitazioni. Pochi Cantoni hanno compiuto questo passo. Di questi, un paio ha ben presto cambiato idea, dopo aver constatato che il modulo causava più danno che utile.
Il diritto di locazione infatti è già estremamente complicato. Incasinarlo ulteriormente non giova a nessuno, e disincentiva gli investimenti. Nel Canton Ginevra, ad esempio, esiste il modulo postulato dai kompagni. Secondo uno studio del Crédit Suisse, quello ginevrino è il mercato dell’alloggio meno funzionante della Svizzera, con una bassissima propensione all’investimento. Il motivo? Le norme troppo rigide.
La realtà è diversa
Ma soprattutto, come spesso accade a $inistra, l’iniziativa parte da presupposti che non trovano alcun riscontro nella realtà del territorio. Chiaro: i kompagni sono dediti all’ideologia scollegata dalla realtà. Il formulario avrebbe una giustificazione se in Ticinoci fosse penuria di alloggi e se le pigioni continuassero ad aumentare. Ed infatti il diritto federale lo prevede in questi casi. Peccato che la situazione ticinese sia proprio il contrario. La devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia ($inistra in primis), con conseguente invasione da sud, ha ri-trasformato questo sfigatissimo Cantone in terra d’emigrazione. Non c’è bisogno di spiegare il perché. Di conseguenza la popolazione tende a diminuire (la casta immigrazionista, che ne è la prima responsabile, starnazza ipocritamente allo “spopolamento”: ovviamente per prenderlo come scusa per far entrare tutti).
Questo fenomeno, assieme alla continua costruzione di nuovi stabili (cementificazione) genera una sovraofferta abitativa. Lo sfitto in Ticino continua ad aumentare. Di conseguenza, le pigioni diminuiscono, diversamente da quel che accade in altri Cantoni. E questo vale sia per gli stabili vecchi, che per quelli nuovi. Si calcola che a Lugano le pigioni siano scese del 10% nell’arco di 5 anni.
Altro che “clima positivo”
Il nuovo formulario è quindi inutile e parte dal presupposto che il padrone di casa voglia per definizione fregare l’inquilino. Questo di certo non aiuta a creare un clima positivo tra le parti. Serve unicamente ad alimentare la conflittualità e la burocrazia.
Se pensiamo, per restare a Lugano, che ogni anno circa un quinto della popolazione cambia casa, ci si rende ben conto della mole di lavoro inutile che l’iniziativa ro$$a – peraltro già più volte respinta sia a livello cantonale che federale – creerebbe.
Quindi, il 26 settembre, votiamo un bel NO!