Ecco arrivare l’epilogo della vicenda dei premi di cassa malati che i ticinesi hanno pagato in eccesso dal 1996 ad oggi (e che peraltro stanno ancora pagando).

Ai ticinesi sono stati estorti premi troppo alti per rapporto alla spesa sanitaria. Questo per compensare i buchi fatti altrove dai cassamalatari con premi troppo bassi. Al danno si aggiunge la beffa: chi approfittava dei premi altrui è stato lungamente lodato come “virtuoso”.

Esempio di “attenzione”

L’autorità federale (il Dipartimento degli interni ha fatto qua e là tra  P$ e PLR) prima ha pervicacemente negato l’esistenza del problema. Poi ha dovuto ammettere (ma guarda un po’) che il problema c’era. A questo punto ha cambiato strategia, passando alla negazione della facoltà d’intervento della Confederazione. Per la serie “Sa po fa nagott”. “Sa po fa nagott” perché mancava la base legale. Ma forse che il governo si è sognato, in quasi un ventennio, di proporne una? Non sia mai. Si sfornano (tramite la catastrofica ministra del 5%) revisioni di legge che costituiscono una vergognosa marchetta fiscale ai frontalieri, a cui si vorrebbero concedere le stesse deduzioni fiscali dei residenti. Revisione che nessuno ha chiesto, basata semplicemente su una sentenza del tribunale federale. Ma per i ticinesi depredati con premi d’assicurazione malattia spropositati, niente.

Eccola qua l’”attenzione” bernese nei confronti del Ticino. I regali fiscali ai frontalieri, a danno del mercato del lavoro e delle casse pubbliche di questo Cantone, si fanno di corsa. Ma quando si tratta di intervenire per far cessare una rapina a danno dei ticinesi, si latita alla grande.

Brutto epilogo

La storiaccia dei premi pagati in eccesso giunge ora all’epilogo. Un epilogo che è solo formale. Perché la realtà la conosciamo bene: giustizia non è fatta. Tornano indietro 70 milioni pagati di troppo. Ne mancano all’appello 380. Questo secondo le cifre dell’ordine dei medici del Canton Ticino e dello studio Cereghetti. Che sono assai più fede facenti di quelle della Confederazione. La quale, portando pesanti responsabilità, ha tutto l’interesse ad “imboscare”.

Le modalità di restituzione sono in linea con tutto il resto. Non dipendono dagli anni di pagamenti in eccesso. L’assicurato che nel frattempo dovesse aver cambiato cantone, non riceverà nulla. Chi si fosse appena trasferito in Ticino, per contro, riceverà (anche senza aver mai pagato premi di troppo).

Quanto all’ammontare del risarcimento: la “stratosferica” somma è di 83 Fr all’anno per assicurato ticinese per tre anni.

Il miglior accordo?

Se si è giunti a questa “elemosina” è anche perché i cantoni danneggiati, tra cui il nostro, hanno accettato traballanti compromessi. Che danno una parvenza di equità ma ne sono ben lontani. Un modo per lavarsi la coscienza, in parole povere.

Naturalmente i fautori di questa “soluzione”, a partire dal Beltrasereno, ci hanno raccontato la storiella del “miglior accordo possibile”. Ohibò, questa l’abbiamo già sentita. Infatti è la stessa panzana che ci hanno propinato i supporters – la coppia di ferro (o meglio sarebbe dire: di tolla) ex partitone – P$ – dell’accordo-ciofeca con l’Italia, a giustificazione dell’ingiustificabile: il Ticino, i cui interessi sono stati svenduti dalla ministra del 5%, è stato infinocchiato perfino sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri.

Sicché noi alla fetecchiata dell’ ”accordo migliore possibile” non ci crediamo. Non ci crediamo in tema fiscale e non ci crediamo nemmeno in materia di premi di cassa malati pagati in eccesso.

Lorenzo Quadri