E’ inutile che i politikamente korretti continuino a raccontarci storielle. L’immigrazione nello Stato sociale esiste e si fa vieppiù insostenibile. La politica delle frontiere spalancate e dell’immigrazione allegra a seguito della devastante libera circolazione delle persone ha conseguenze economiche e sociali catastrofiche. Il fallimento è totale. Ed è inutile che chi della libera circolazione ne approfitta, sulle spalle degli svizzeri, tenti di correre in soccorso dell’indifendibile per il tornaconto del proprio “club”.
La libera circolazione delle persone, ancora una volta, si dimostra per la piaga che è. Esibendo un contratto di lavoro in Svizzera, un cittadino UE ottiene il permesso B. Se dopo un giorno o un mese l’attività lucrativa finisce – e con essa, dunque, il motivo della presenza dello straniero nel nostro Paese – il diretto interessato non rimpatria. Macché. Rimane in Svizzera a carico del nostro Stato sociale, che non ha contribuito – o ha contribuito in minima parte – a finanziare. Quindi i cittadini svizzeri che lavorano riempiono le casse dello stato sociale, per assicurarsi un sostegno in caso di necessità. Ma a svuotare queste casse, a seguito della libera circolazione delle persone, sono cittadini stranieri. Anche se non hanno mai contribuito a riempirle.
Ricordiamoci che un permesso B è valido 5 anni. Quindi il cittadino UE che l’ha ottenuto con un contratto di lavoro tarocco che il giorno dopo l’ottenimento del permesso è già stato sciolto, resta in Svizzera, mantenuto da noi, per almeno 5 anni. E anche scaduto il permesso B, le probabilità che venga rimpatriato sono in realtà minime. In sostanza, dunque, staccare un permesso B, grazie alla libera circolazione delle persone, è a) un gioco da ragazzi e b) un’assicurazione che consente di vivere per tanti anni, se non a vita, alle spalle del contribuente elvetico.
Del problema si è accorto anche il Blick che di certo non può certo dirsi un giornale filo legista. Anzi, l’editore Ringier ebbe a dire che nessun giornalista contrario all’adesione della Svizzera all’UE avrebbe mai lavorato in una sua redazione.
Il Blick di qualche giorno fa – per la serie: dopo averne mangiate 50 fette, ci si accorge che era polenta – espone il problema di cui sopra e presenta anche una proposta formulata dal professor Reiner Eichenberger dell’Università di Friburgo (lo stesso che ha dichiarato che i Bilaterali non sono indispensabili per la Svizzera e che, a questo punto, comincia a starci decisamente simpatico).
In sostanza, il prof propone un modello molto semplice, ossia quello assicurativo. I migranti possono usufruire di prestazioni sociali solo nella misura in cui hanno versato il corrispettivo come contributi. Di modo, quindi, che non siano altri a coprire le loro prestazioni. Si propongono inoltre degli aiuti al rimpatrio per stranieri che sono finiti a carico della nostra socialità.
L’idea che l’immigrato può beneficiare di aiuti sociali solo se se li è finanziati è molto interessante. Ovviamente i soliti noti strilleranno alla disparità di trattamento, poiché il cittadino elvetico, se del caso, può beneficiare  di prestazioni sociali anche se non ha mai lavorato. E allora? E’ ora di finirla con questo egualitarismo ad oltranza e naturalmente tutto a danno nostro. Vogliamo la disparità. I cittadini svizzeri, nel loro Paese, devono disporre di più agevolazioni rispetto agli immigrati. Non è tollerabile che cittadini stranieri continuino a mettersi a carico del nostro stato sociale senza avervi mai contribuito.
Lorenzo Quadri