Malgrado l’immigrazione scriteriata manca manodopera? Ma allora, chi è arrivato qui?
I sondaggi farlocchi pro-saccoccia committente sono ormai diventati una costante. I risultati sono spesso “irritanti”, per usare un eufemismo. L’ultima di queste perle ci è stata propinata nei giorni scorsi da Adecco. Secondo l’indice dell’azienda “leader mondiale in mediazione lavorativa” (uella), in Svizzera ci sarebbe una “grave carenza” di lavoratori specializzati. La “penuria” (termine che va di moda) avrebbe raggiunto livelli record nel 2022. Ö la Peppa! E noi dovremmo crederci?
Lo scopo di questi sedicenti “sgub” è fin troppo evidente: la propaganda immigrazionista.
Fa poi specie che si continui a remenarla con una presunta mancanza di personale informatico, quando di questi profili ne è piena l’aria.
La domanda, evidentemente, “nasce spontanea”: ma c’è davvero “penuria” di lavoratori specializzati svizzeri o invece il personale ci sarebbe, ma certi datori di lavoro preferiscono reclutare frontalieri per risparmiare sugli stipendi, e di conseguenza snobbano e lasciano a casa gli indigeni? A maggior ragione quando questi ultimi non sono più giovanissimi (maggiori costi in oneri sociali)?
Il cattivo esempio
Prima dell’entrata in vigore della devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, per poter assumere un frontaliere il datore di lavoro doveva dimostrare di non aver trovato dei residenti. Adesso non è più necessario: la cosiddetta “preferenza indigena light” è un’inutile ciofeca. Di conseguenza, chiunque può andare in giro a raccontare le panzane che vuole a giustificazione di politiche d’assunzione riprovevoli. A dare il cattivo esempio ci si mette pure la Posta. L’ex Gigante Giallo – ai cui vertici è stato incadregato per meriti partitici l’ex presidente nazionale $ocialista Christian Levrat – ha infatti deciso di delocalizzare a Lisbona. Lì, nel medio termine, assumerà 120 informatici portoghesi. Costoro, ça va sans dire, riceveranno stipendi portoghesi; mica svizzeri. A mo’ di scusa per questo ennesimo sconcio giallo viene addotto il solito mantra della “penuria”.
Ora, che non sarebbe possibile trovare in tutta la Svizzera “sul medio termine” (quindi non per domani mattina!) 120 informatici (mica 12mila!), il kompagno Levrat ed il direttore della Posta Roberto Cirillo (non patrizio di Corticiasca) lo vanno a raccontare a qualcun altro.
Inutile dire che per il governicchio federale, ed in particolare per il DATEC della kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga (P$), “l’è tüt a posct”! Ecco come i $ocialisti difendono l’occupazione in Svizzera, complimenti!
L’autogol della casta
Continuare a strillare alla presunta carenza di lavoratori specializzati è tuttavia un pacchiano autogol.
A seguito dell’immigrazione scriteriata voluta dalla partitocrazia, la Svizzera ha ormai 9 milioni di abitanti. La popolazione è cresciuta del 21% in 20 anni. Cifre del genere non hanno uguali da nessuna parte al mondo. Quanto al Ticino, i numeri sono drammaticamente noti. All’immigrazione stanziale vanno aggiunti i quasi 80mila frontalieri dichiarati, più quelli in nero. Il 52% dei lavoratori attivi in questo sfigatissimo Cantone è straniero (se poi aggiungiamo i doppi passaporti…). L’assalto tricolore alla diligenza rossoblù veniva sdoganato dalla casta (partitocrazia, stampa di regime, intellettualini…) proprio con la storiella della necessità di reperire la manodopera specializzata (?) di cui l’economia – ticinese e svizzera – avrebbe bisogno. Adesso sappiamo che è una sfacciata, colossale, monumentale BALLA. Se dopo vent’anni di frontiere spalancate ancora sentiamo la manfrina del personale specializzato mancante, anzi addirittura si viene a blaterare che la “penuria” si sarebbe aggravata, vuol dire che negli ultimi due decenni sono immigrate le persone sbagliate: quelle che non rispondono ad alcuna esigenza dell’economia, né del paese. Col risultato che adesso siamo qui in troppi. Con tutte le conseguenze del caso: occupazionali, sociali, energetiche, ambientali, infrastrutturali, abitative, viarie, di sicurezza, eccetera eccetera.
La politica del “devono entrare tutti” – imposta a suon di censure, ricatti e sistematica denigrazione dei contrari – è stata un FLOP integrale.
Del resto, già un paio di anni fa l’ex vicepresidente della Banca nazionale svizzera Jean-Pierre Danthine aveva parlato chiaro: la libera circolazione delle persone non serve all’economia, è una questione ideologica.
Non siamo mica scemi
Eppure la partitocrazia vorrebbe andare avanti “come se niente fudesse”! I politicanti triciclati pretendono di perseverare nell’errore! E non sono nemmeno furbi. Prima usano la carenza di manodopera per giustificare l’invasione. Poi, dopo che l’invasione da loro voluta è avvenuta e prosegue senza alcun freno, continuano imperterriti a starnazzare alla “penuria”! Ma allora, chi hanno fatto arrivare negli ultimi vent’anni?
E magari la casta pensa che il popolazzo sia scemo e che non se ne renda conto?
Lorenzo Quadri