27 segnalazioni (!) in un anno vengono spacciate per un “grave problema”. E nümm a pagum
Il governicchio cantonale come noto ha varato – quale antipasto ad interventi più consistenti – 14 misuricchie di risparmio (o meglio: 13). Inutile dire che i $inistrati dello “spendi e tassa” si sono messi subito a starnazzare.
Nella spesa pubblica, ormai fuori controllo, ci sono interi centri di costo che possono venire azzerati. Un esempio tra i tanti è il cosiddetto Centro per la prevenzione delle discriminazioni (CPD), cofinanziato da Confederella e Cantone.
Spreco di soldi pubblici
Il CPD ha di recente comunicato di aver ricevuto nel 2022 ben (!) 27 segnalazioni (ö la Peppa!) di episodi di presunto razzismo o di presunta discriminazione. In sprezzo del ridicolo, un portale online titolava: “Il razzismo in Ticino rimane un grave problema”. Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole. 27 segnalazioni – che nemmeno significano 27 casi accertati – nel giro di un anno sarebbero indice di un grave problema? Ma chi si crede di prendere per il lato B?
In Ticino un terzo della popolazione è straniero e quasi un altro terzo ha il doppio passaporto (una delle percentuali più elevate della Svizzera). Però qualcuno ha ancora il coraggio di accusare i ticinesi di essere “razzisti” e addirittura di sprecare soldi pubblici per finanziare “centri di competenza” che, per giustificare la propria esistenza, devono inventarsi problemi dove non ce ne sono.
Il caso emblematico
27 segnalazioni (!) sono il nulla, altro che “grave problema”! E che si tratti di nulla, lo conferma il caso portato quale esempio dalla responsabile del CPD. Visto che viene citato come esempio, dovrebbe trattarsi di un episodio di sconvolgente gravità. Invece si tratta della vicenda seguente: nell’ambito di una ricerca d’impiego, ad una persona è stato consigliato di non scrivere sul cv di provenire da un altro paese, in modo da avere più possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Ossignùr. In Ticino la maggioranza dei lavoratori (52%) è straniera. Sostenere che essere stranieri ostacoli l’assunzione è ridicolo. Ma soprattutto: questo consiglio – sulla cui sensatezza si può disquisire – costituirebbe un allarmante episodio di razzismo? Ma stiamo “busciando”?
Strani silenzi
Se questo è il livello delle altre 26 segnalazioni, è chiaro 1) che il CPD va chiuso domani e 2) che il lavaggio del cervello all’insegna del multikulti e del woke fa vedere il razzismo anche dove non c’è, ed alimenta denunce risibili.
Alcune cosette sarebbe tuttavia interessante saperle.
Ad esempio: quanto costa il CPD, il quale fornisce anche mediazioni e “consulenze legali”? Chi paga le consulenze legali?
Oppure: quante delle 27 segnalazioni di presunto “razzismo” sono originate dal comportamento di ticinesi, e quante da quello di persone straniere? Già, perché la casta immigrazionista continua a tacere vergognosamente sul problema del razzismo d’importazione, ovvero portato in Svizzera ed in Ticino da stranieri, magari in arrivo da “altre culture” dove imperversano (appunto) razzismo, antisemitismo, sessismo, misoginia, omofobia eccetera. E che dire dei conflitti tra etnie balcaniche che ci siamo messi in casa (vedi i calciatori della nazionale “svizzera” che esultano con il gesto dell’aquila)? Odii etnici che poi vengono tramandati alle nuove generazioni, quelle nate in Ticino.
Tra gli ucraini – che, ormai è chiaro, a casa loro non torneranno più, anche in considerazione della manna trovata qui – e i russi, succederà la stessa cosa?
Discriminati in casa propria
Stranamente, poi, i vari gremi chiamati a combattere il presunto razzismo non hanno nulla da dire sui ticinesi discriminati in casa propria.
La responsabile del CPD s’indigna (corbezzoli!) per il suggerimento di migliorare le chance di inserimento professionale tacendo i trascorsi migratori. E su quei ticinesi – e sono in parecchi ad aver tentato l’esperimento – che, cercando lavoro in casa propria (non in un paese straniero) spediscono decine di cv a destra e a manca senza ottenere nemmeno una risposta e però, se dichiarano (falsamente) di essere frontalieri, vengono invitati ad un colloquio? Niente da dire al proposito? E sugli annunci di lavoro per soli frontalieri? Citus mutus?
E sul fatto che gli autori di aggressioni omofobe in Svizzera sono di solito giovani stranieri?
Ecco quindi una misura di risparmio di attuazione semplicissima, valida sia per il Cantone che per la Confederazione: azzerare i finanziamenti pubblici a commissioni, delegati e “centri di competenza” vari contro il “razzismo”. Servono solo a montare la panna su quello che in Svizzera è un non problema ed a fare politichetta immigrazionista e woke tramite lavaggio del cervello al popolazzo.
Lorenzo Quadri