Lo studio USI conferma: via Nassa desertificata dal PVP e dagli autosili a peso d’oro

 

Ma guarda un po’! Adesso arriva  il megastudio dell’USI sulla decadenza di Via Nassa a Lugano. Dalla poderosa indagine è emerso che i problemi della sempre più desolata via del lusso sul Ceresio sono:

  • Il “ridimensionamento” della piazza finanziaria. I negozi della via erano infatti “commisurati” ad un ampio turismo finanziario generato da cittadini stranieri abbienti con conti nelle banche luganesi: adesso questo turismo è andato a ramengo, o comunque si è fortemente ridimensionato.
  • La viabilità “problematica” (leggi: flop PVP) e le tariffe di parcheggio troppo elevate che dissuadono i cittadini dall’andare in centro.
  • Affitti troppo alti che i negozi non riescono più a pagare.

Con tutto il rispetto per i ricercatori dell’USI, a queste conclusioni ci era arrivato già il Gigi di Viganello, e  da parecchio tempo. Fa comunque piacere vedersele confermate a livello accademico.

Responsabilità precise

Per quel che riguarda il punto 1): lo sfacelo della piazza finanziaria non è caduto dal cielo. Non era affatto “ineluttabile”. Ci sono, al contrario, dei precisi responsabili. Ovvero, l’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf che ha calato le braghe sul segreto bancario. E la partitocrazia federale PLR-PPD-P$$ corsa slinguazzante ad accordarsi. Risultato: la Svizzera ha rottamato la propria piazza finanziaria in fretta e furia, e senza uno straccio di contropartita. Ecco cosa succede quando si è sgovernati da funzionarietti che, non appena si sono visti additare come i “cattivi” di turno sulla scena internazionale, invece di accorgersi del trappolone, hanno perso completamente la testa e ci sono caduti a piedi pari. Nel frattempo i grandi accusatori del nostro Paese i loro paradisi fiscali se li sono tenuti ben stretti. Adesso se la ridono a bocca larga.

Sul punto 3): non ci sono margini di intervento da parte dell’autorità comunale: non siamo ancora in Russia e il Municipio non può certo imporre ai proprietari degli stabili di abbassare gli affitti (e nemmeno è proponibile che se ne prenda a carico una parte con i soldi dei contribuenti).

Dove si può intervenire

Il margine di intervento esiste per contro a proposito del punto 2). E’ ora di rendersi conto che certe pippe mentali pseudoecologiste e radikalchic, mirate a bastonare gli automobilisti, sono un lusso ideologico che la città  non si può  permettere. Il prezzo da pagare è la desertificazione del centro. Sul PVP – piano viario costruito contro le automobili e contro gli automobilisti che “non devono entrare in centro” – è stato scritto a più riprese su queste colonne. Cominciamo ad essere un po’ stufi di ripetere sempre la stessa manfrina. La Lega si è opposta fin dal principio ad una simile impostazione, che infatti si è dimostrata fallimentare. E se per cambiare il senso di marcia di una viuzza ci vogliono mesi e mesi, sui parcheggi a peso d’oro si può invece intervenire subito: è sufficiente abbassare le tariffe degli autosili del centro.

Oggi i cittadini hanno sempre più alternative per fare acquisiti. Ai centri commerciali di periferia si è aggiunto il boom dello shopping online. Se qualcuno ha pensato – e l’ha pensato –, in nome dello pseudoecologismo politikamente korrettissimo, di poter mettere sempre più bastoni tra le ruote a chi si reca a fare acquisti in centro in auto, “perché tanto la gente arriva lo stesso”, ha toppato alla grande. E adesso siamo alla resa dei conti.

Grandi eventi ed ostruzionismo partitico

Lo studio dell’USI evidenzia inoltre la necessità di legare il nome di Lugano ad un “grosso evento internazionale”. Non è che a Lugano non ci siano i grossi eventi. E’ però vero che non tutto è andato in porto. Vedi formula E, vedi mancato bis di XCat. Non è certo stato il municipio a dire di no a questi eventi: anzi. Per la formula E, il sindaco Borradori si è speso molto in prima persona. Ed immediatamente è giunto dal Consiglio comunale l’ostruzionismo partitico di rossi, verdi e PPD.

Discorso analogo per gli XCat. Quelli che pensano che Lugano possa vivere di aria pulita e quindi sbattono fuori gli automobilisti “locali” dal centro – però sull’invasione di frontalieri uno per macchina che quotidianamente intasano le vie cittadine non hanno nulla da dire: sarebbe becero populismo – protestavano che i catamarani “inquinano e fanno rumore”. Beh, avanti così. A differenza dei motori, i mortori non inquinano e non fanno rumore. E che dire di quel privato che ha fatto ricorso contro il ritorno delle fontane sul lago invocando il rumore dell’acqua che ricade sull’acqua? Ma forse chi è abituato all’ambientalismo modaiolo da aperitivo radikalchic certi problemi non li vede. Poi però non lamentiamoci.

Lorenzo Quadri