Bisogna remare e mobilitare l’elettorato, che vuole sentir parlare di temi e di proposte

Dire che tra Lega ed Udc ci sono delle differenze è un’ovvietà. Se così non fosse, sarebbero un partito unico e non due. Resta il fatto che sulla maggioranza dei temi importanti c’è concordanza. Lo dimostra una storia di alleanze che dura – pur con delle interruzioni – da tre decenni. Pensiamo solo alle numerose liste Lega-Udc nei comuni.

A tutti i livelli, sia comunale che cantonale che federale, il lavoro congiunto ha permesso di raggiungere importanti risultati a vantaggio dei cittadini.

Un “centrodestra” (per usare la definizione corrente) litigioso e diviso è un regalo insperato all’ex partitone, che sogna di riconquistare cadreghe. Ed è, ovviamente, una benedizione per la $inistra tassaiola, antisvizzera, immigrazionista, eco-isterica, euroturbo, spalancatrice di frontiere, odiatrice degli automobilisti, sovranofoba, xenofila, sperperatrice di soldi pubblici, eccetera eccetera. Politiche, quelle appena elencante, che vengono spesso e volentieri sposate dal tandem PLR-PPD sempre più franato a $inistra. E’ compito della “destra” stopparle. Questo è ciò che si attendono gli elettori. Ma, per farlo, occorre coesione.

L’alleanza di centrodestra non è certo solo una questione di cadreghe, come vorrebbe far credere qualcuno. Si tratta di stabilire che futuro vogliamo per il Ticino e per i ticinesi.

Interesse reciproco evidente

Lega ed Udc sono vicine su tante posizioni. Non per questo sono l’una la fotocopia dell’altra, come è invece il caso di $ocialisti e Verdi-anguria. E’ fisiologico che la convivenza su una lista unica per il Consiglio di Stato possa causare qualche difficoltà. La soluzione ottimale sarebbe la congiunzione di liste; tuttavia a livello cantonale questa possibilità non è data. Si tratta quindi di decidere se unire le forze – puntando ad una crescita dell’area di centrodestra – o disperderle. Le basi di Lega ed Udc hanno deciso all’unanimità che l’alleanza andava fatta. L’alleanza non guarda solo alle elezioni cantonali, ma anche a quelle federali (sui temi nazionali la concordanza tra i due partiti è ancora più ampia) e alle comunali, dove a fare stato è il lavoro di prossimità.

L’interesse reciproco è evidente: nel 2019 senza l’apporto dell’Udc la Lega avrebbe, con ogni probabilità, perso un Consigliere di Stato; e, senza l’apporto della Lega, oggi l’Udc ticinese non sarebbe rappresentata agli Stati.

Competitività, non litigiosità

All’interno di una lista unica è legittimo che ognuno dei due partiti faccia la propria campagna elettorale: serve anche a portare più acqua possibile al mulino (non bianco) comune. Altrettanto legittima è la competitività tra candidati elettoralmente forti. Il mortorio P$ – Verdi-anguria, con risultato già scontato in partenza (lista blindata a beneficio di Marina Carobbio), non è il modello da seguire. Bisogna però evitare di trascendere in un continuo botta e risposta, in un fuoco incrociato di provocazioni reciproche che giocoforza vanno al rialzo. Altrimenti la sana competizione si trasforma in litigiosità sterile. Che danneggia entrambe le formazioni politiche, in quanto rischia di disorientare l’elettorato. Se non addirittura di demotivarlo o di irritarlo. Soprattutto quella parte – e non è piccola – di elettorato “volatile”, che, se si “scazza”, poi decide di non andare a votare. O di scegliere la scheda senza intestazione. O di sprecare il proprio voto con qualche partitino senza chance. Proprio il contrario dell’obiettivo comune e prioritario di Lega ed Udc. Che è quello di mobilitare i cittadini. Perché senza i voti di scheda i seggi non si attribuiscono all’uno o all’altro contendente: semplicemente si perdono. E questo vale sia per il Consiglio di Stato che per il Gran Consiglio.

Gli argomenti ci sono

Non ha nemmeno gran senso andare a disquisire su chi abbia scagliato la prima pietra. Se a dare il là siano stati i “coglionazzi”, i “doppi passaporti”, o altro. Nessuno pretende un clima da Mulino Bianco con baci ed abbracci. Ma ad un certo punto bisogna essere in grado di tirare una riga sui dissapori e di guardare avanti. Gli attacchi vanno indirizzati alla partitocrazia che ha rovinato questo Cantone. Sparandosi addosso all’interno della stessa lista si fa un regalo agli avversari ed alla stampa di regime. Mentre i cittadini che auspicano un centrodestra forte e propositivo scrollano la testa.

Il mondo non termina il 2 aprile. Ai ticinesi non interessano le contrapposizioni interne nella lista Lega-Udc per il Consiglio di Stato. I cittadini vogliono sapere cosa intende fare questa lista per il Cantone nei prossimi quattro anni.

Da parte sua, la Lega ha un programma suddiviso in 10 capitoli (Difesa della nostra identità e dei nostri valori; Lavoro e formazione; Riduzione della burocrazia; Stop a tasse e balzelli; Sicurezza; Mobilità e traffico; Ambiente e territorio; Socialità e sanità; Rapporti con Berna; Rapporti con l’Italia). Consigliamo a tutti di  consultarlo per esteso sul sito www.lega-dei-ticinesi.ch. La Lega ha raggiunto importanti risultati a vantaggio dei ticinesi. Si metta il focus su questo. Nei giorni scorsi il materiale di votazione è arrivato nelle case. Bisogna convincere gli elettori a mettere la crocetta sulla lista 10 (Lega-Udc) per il Consiglio di Stato e 13 (Lega) per il Gran Consiglio; non certo scoraggiarli. Il lavoro non manca.

Lorenzo Quadri