Il governicchio federale continua il proprio letargo mentre il costo della vita s’impenna
Il costo della benzina schizza verso l’alto. Come sappiamo Italia e Francia hanno ridotto il prelievo fiscale sul carburante per abbassarne il prezzo di vendita. La Svizzera potrebbe e dovrebbe fare la stessa cosa. La Lega lo ha chiesto nei mesi scorsi tramite mozione a Berna. Ma il governicchio federale ronfa della grossa.
Come abbiamo più volte segnalato, a fare le spese del letargo dei camerieri bernesi dell’UE sono sì gli automobilisti, ma anche idistributori di benzina. Per la prima volta, a seguito degli sconti del Belpaese, il carburante costa meno al di là che al di qua della ramina. Quindi, gli italiani non fanno più il pieno in Ticino, ed addirittura si assiste al fenomeno inverso: i ticinesi si recano a rifornirsi in Italia. Risultato: i distributori della nostra fascia di confine lamentano un calo delle vendite del 90%. Di conseguenza presto arriveranno i licenziamenti. Non solo di frontalieri.
Specialmente a ridosso dei confini, le stazioni di servizio, con negozi annessi, hanno generato indotti sul territorio, assunto lavoratori – anche locali –, fatto girare l’economia e pagato imposte. Un “patrimonio” che adesso rischia di finire a ramengo. Perché il governicchio federale non fa il proprio dovere.
Restiamo al freddo?
Analoga a quella della benzina è la situazione dell’olio combustibile. A fine 2020 costava circa 70 centesimi al litro. Oggi siamo oltre un franco e sessanta. In marzo si è toccato il picco di 1.93 Fr al litro. Anche in questo caso sarebbe urgente intervenire sui prezzi tramite riduzione dei balzelli; ma naturalmente niente accade! Si vuole forse costringere la gente a rimanere senza riscaldamento ed acqua calda? Non tutti possono rinviare l’acquisto della nafta. E comunque non si può rimandare all’infinito.
Avulsi dalla realtà
Il colmo è che, in una situazione del genere, a Berna dei tamberladel tutto avulsi dalla realtà ancora sognano di aumentare i balzelli sul CO2 strillando alla presunta emergenza climatica. Qui l’unica emergenza è quella di arrivare a fine mese, ed i troppi burocrati ro$$overdi che intasano l’amministrazione federale (gonfiata come una rana) faranno bene a rendersene conto. Idem i soldatini dello stesso colore incadregati alle Camere federali. I quali non di rado sono studenti a vita che di “lavoro” fanno i parlamentari, e pertanto si inventano le sedute commissionali sul nulla per poi fatturare le indennità ai contribuenti!
Abbandonare le velleità
Altrettanto chiaro è che la partitocrazia si deve levare dalla crapaogni velleità di vessare e rapinare i cittadini (in particolare gli automobilisti e chi deve scaldare casa) con “svolte verdi” ideologiche dai costi miliardari, mirate ad ingrassare gli amichetti della sedicente economia green. Non c’è più trippa per gatti. Le svolte verdi dovranno essere rimandate di decenni. La Svizzera non raggiungerà nei tempi stabiliti gli obiettivi dei magnificati accordi di Parigi? E allora? Tanto non li raggiungerà nessuno. A proposito, domandina ai guerrafondai ro$$overdi: è ecologico proseguire ad oltranza il conflitto in Ucraina? Qual è l’impatto ambientale dell’esodo di milioni di sfollati?
Stipendi in calo
Il cittadino dovrà fare fronte ad un aumento massiccio del costo della vita. E’ chiaro che, in questo contesto, vogliamo sapere esattamente quanto costeranno al contribuente svizzerotto le sanzioni contro la Russia, decise dal governicchio federale per correre ciecamente dietro ai suoi padroni di Bruxelles.
Eppure i tassaioli $inistrati ancora sognano di mettere le mani nelle tasche del contribuente con aggravi fiscali e nuovi balzelli. Costoro, invasati di ideologia, addirittura esultano per l’aumento del prezzo della benzina e dell’olio da riscaldamento!
Il costo della vita aumenta. Gli stipendi no. In Ticino le paghe sono le più magre della Svizzera, ed il divario con il resto del Paese cresce sempre più a seguito dell’invasione da sud (voluta dalla partitocrazia) che spinge i salari al ribasso. Nei giorni scorsi abbiamo inoltre appreso che, “grazie” alla libera circolazione delle persone, in Ticino il numero dei frontalieri è ancora cresciuto nei primi tre mesi del 2022. La soglia di 75mila è praticamente raggiunta. In 10 anni i permessi G attivi nel terziario (dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente) sono aumentati quasi del 66%. E due frontalieri su tre presenti in questo sfigatissimo Cantone lavorano proprio nel terziario. Questo comporta, è ovvio,soppiantamento dei lavoratori indigeni e dumping salariale. Che si traduce, per chi vive qui, in sempre meno reddito a fronte di un continuo aumento delle spese; vedi anche l’annunciata stangata sui premi di cassa malati!
Per questo disastro complessivo possiamo ringraziare le cappellate (azioni ed omissioni) di sgovernanti federali manifestamente non all’altezza della situazione! Come ha detto un alto quadro dell’esercito (non il Mattino populista e razzista): “Figure deboli, che sono state travolte dalla crisi”.
Lorenzo Quadri