Altro che piangere miseria. La Confederella risparmi sugli asilanti. Ucraini compresi

Il governicchio federale esprime preoccupazione per le finanze della Confederella. Per il 2023 prevede un disavanzo di 669 milioni di franchetti. Tuttavia anche Berna, così come il Ticino, ha inserito a preventivo i dividendi della Banca nazionale, per 670 milioni. I quali però, con tutta probabilità, non arriveranno. Quindi il deficit previsto risulterà raddoppiato. Comunque, se anche sarà così, in proporzione le casse federali rimangono messe meglio di quelle del nostro sfigatissimo Cantone, che nel 2023 si ritroverà con un buco vicino ai 220 milioni.

Avanti con i tagli

Fatto sta che la Confederazione piange miseria per il disavanzo da 669 milioni, tuttavia i camerieri bernesi di Bruxelles di recente hanno deciso come se “niente fudesse” di versare altri 100 milioni di franchi all’Ucraina quali aiuti invernali. E intanto il numero dei profughi ucraini esplode, come pure quello dei finti rifugiati con lo smartphone.

E’ chiaro che non vogliamo sentire lamentazioni sui conti federali in rosso finché la politichetta continuerà a spendere a spandere per il settore dell’asilo, dove invece occorre tagliare col machete!

Ci piacerebbe proprio sapere quanti miliardi abbiamo già speso per l’Ucraina – sia in patria che sul posto – e quanti si prevede di spenderne in futuro. Senza contare che la rottamazione della neutralità a seguito della pavida calata di braghe del governicchio federale davanti ai balivi di Bruxelles e di Washington avrà conseguenze deleterie non solo sul piano politico, ma anche su quello economico. Tanti clienti stranieri non si fideranno più della piazza finanziaria di un Paese che dovrebbe essere neutrale ma che invece, a primo cip degli eurofalliti e del rimbamBiden, decreta sanzioni illegali contro privati cittadini, bloccandone i patrimoni.

Per fortuna è partita l’iniziativa popolare federale che chiede il ripristino della neutralità integrale. Il formulario sarà inserito prossimamente in questo giornale. Firmate e fate firmare!

Imporre la vendita dei bolidi

Negli scorsi giorni il governicchio federale ha deciso che lo statuto privilegiato S per i profughi ucraini durerà almeno fino al marzo del 2024. Questo statuto comporta l’elargizione di aiuti sociali a chiunque li chieda. Compresi  i profughi ucraini col SUV Maserati. I soldi del contribuente vengono versati “sulla parola”: ossia facendo fede in toto alle dichiarazioni del richiedente. Visto il prolungamento del permesso S ci pare ovvio che adesso, prima di elargire soldi a rifugiati ucraini titolari di automobili di lusso, si deve pretendere la vendita dei bolidi in questione. E se i titolari di questi bolidi hanno già ricevuto aiuti pubblici, dovranno restituirli con i proventi della vendita.

Se un ticinese proprietario di una Ferrari va a chiedere l’assistenza, la prima cosa che gli si dice – e ci mancherebbe che non fosse così – è di vendere la Ferrari e di usare il ricavato per mantenersi. Sarebbe davvero il colmo se questa regola elementare non dovesse valere per i permessi S. Finora la vendita delle vetture di lusso non è stata pretesa perché si partiva dal presupposto (farlocco) del “rapido rientro in patria” degli ucraini. Oggi sappiamo che non sarà così. E’ infatti per questo motivo che lo statuto di protezione è stato prorogato ad oltranza.

Nei giorni scorsi si è saputo che la Conferenza dei direttori cantonali degli affari sociali ritiene che, a partire da gennaio 2023, il “privilegio dell’auto” deve terminare. Vedremo se succederà davvero, e se del caso in che misura!

Basta con i copia-incolla

Inutile dire che anche la scelta (fin troppo prevedibile) del governicchio federale di prolungare lo statuto S almeno fino al marzo del 2024 è l’ennesimo copia-incolla delle decisioni della fallita UE. Non c’era alcun bisogno di adeguarsi. Più lo statuto S dura, più i $inistrati immigrazionisti, che già starnazzano, avranno buon gioco nel pretendere che i privilegi da esso contemplati vengano estesi a tutti i migranti. E’ chiaro che non se ne parla proprio. Occorre invece fare l’esatto contrario: ossia abrogare lo statuto S e trattare i profughi ucraini come gli altri rifugiati. Che non vanno confusi con i migranti economici: questi ultimi devono essere espulsi immediatamente. Perché non esiste alcun diritto ad immigrare, e men che meno a restare.

Orientato al rimpatrio?

Nell’ennesimo tentativo di infinocchiare il popolazzo, il governicchio federale – ed in primis la ministra di Giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) – continua a sciorinare il mantra dello statuto S “orientato al rimpatrio”. Ma a chi crede di darla a bere? Siamo allo stesso livello della fanfaluca sulla neutralità svizzera che non sarebbe stata rottamata.

Vogliamo proprio vedere tra “X” anni (lo statuto S ne può durare fino a 5) quanti rifugiati ucraini verranno rimandati a casa. I diretti interessati, che magari inizialmente intendevano davvero rientrare il prima possibile, nel frattempo avranno cambiato idea. Anche in considerazione delle ampie possibilità di mungitura sociale offerte in Svizzera. Quindi andrà a finire come con i cittadini dell’ex Jugoslavia. Tanto per dirne una, gli apprendisti ucraini che arriveranno qui a marzo 2024 ed i loro familiari potranno rimanere fino alla fine del tirocinio, ovvero almeno fino al 2027. Per cui… Intanto, mentre la Confederella dall’inizio dell’invasione russa  ha già fatto entrare 70mila ucraini (l’equivalente della città di Lugano), i guerrafondai USA ne hanno accolti appena 1350. Apperò.

“Buco del c…”

Il colmo è che, mentre il contribuente elvetico sta pagando somme stratosferiche per aiutare l’Ucraina, mentre la Svizzera scriteriatamente ipoteca il proprio futuro politico rottamando la neutralità, i beneficiari di questa manna ancora hanno da recriminare. Un sedicente diplomatico ucraino ha definito la Confederella un “buco del culo” (sic!) perché ha proibito alla Germania di mandare all’Ucraina delle armi che ha comprato dai noi.

Di recente abbiamo inoltre letto le dichiarazioni dell’ambasciatore svizzero a Kiev secondo cui “i blogger ucraini ci criticano pesantemente”. Ah, ecco.

Viene proprio voglia di non accogliere più nessuno, di revocare tutti gli aiuti, di cancellare le sanzioni-boomerang contro la Russia (il cui prezzo lo pagano i cittadini elvetici), eccetera. Che l’Ucraina si scriva la propria storia da sola.

Evidentemente a qualcuno non è chiaro il significato della parola riconoscenza. E’ tempo che lo impari.

Lorenzo Quadri