Martedì la Commissione dei trasporti del Nazione potrebbe decretarne l’affossamento
In ogni caso: in Ticino di questi “esperimenti” non vogliamo nemmeno sentire parlare
Il Mobility Pricing arranca. Per Mobility Pricing si indica quel progetto che vorrebbe penalizzare, andando ad incidere come al solito sul portafoglio, chi si sposta negli orari di punta. Nel mirino ci sono in prima linea i soliti sfigati automobilisti, tartassati e criminalizzati. O, per essere più precisi, criminalizzati per avere la giustificazione morale (?) ai salassi. Ma poi potrebbe anche essere il turno degli utenti dei mezzi pubblici.
Nessun volontario
L’obiettivo del progetto di Mobility Pricing – parto bernese del Dipartimento Leuthard (PPD) – sarebbe quello di fluidificare il traffico. Tuttavia, per l’ennesima boiata prodotta dai burocrati federali, le prospettive si fanno fosche. Il tema sarà trattato dalla Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale il 22 marzo. Gli uccellini bernesi cinguettano che in quell’occasione arriverà in Commissione una proposta che chiede l’interruzione immediata dell’esperimento. Esperimento che, peraltro, è già fallito.
In effetti, il Dipartimento Doris non ha trovato nessuna regione pronta a mettersi a disposizione come cavia per il Mobility Pricing. Perfino le agglomerazioni a maggioranza ro$$overde di Berna e Zurigo hanno risposto picche. Il che dovrebbe già chiarire a Leuthard ed ai suoi portaborse che il progetto non è in grado di ottenere un grado di accettanza minimamente decente. E quindi va cestinato.
Sulle auto elettriche?
Eppure c’è chi si arrampica sui vetri per attuarlo comunque. Swisscleantech, ad esempio, ha proposto di testare il mobility pricing sulle auto elettriche. La ricompensa sarebbe l’esenzione delle “cavie” dalla nuova tassa annuale che i titolari di veicoli elettrici dovranno sborsare a partire dal 2020: il balzello in media ammonterà a 370 Fr a vettura. Solo che le auto elettriche sono troppo poche per un test del genere, visto che sono attualmente circa 11mila in tutta la Svizzera. Sicché l’idea di utilizzarle per sperimentare è, come direbbe Fantozzi, una c_gata pazzesca.
Ma questi goffi tentativi di salvataggio in corner ben dimostrano le finalità del Mobility Pricing. Non certo fluidificare il traffico ma, ancora una volta, penalizzare gli automobilisti. E’ significativo che politicamente sia sostenuto soltanto dai ro$$overdi e oltretutto – come ben dimostra la defezione di Berna e Zurigo – solo a patto che venga introdotto in casa d’altri.
Grande fratello?
E’ evidente che, per quel che ci riguarda, in Ticino di mobility pricing non vogliamo nemmeno sentire parlare, e questo per una serie di motivi.
Tanto per cominciare, come si fa a sapere se un’automobilista entra nell’agglomerato nell’ora di punta o in altro orario? Evidentemente le automobili verrebbero dotate di speciali vignette che rilevano gli spostamenti con i relativi orari. Ohibò, peggio del Grande Fratello! Alla faccia della privacy! E poi magari un domani nemmeno tanto lontano si farà in modo che i dispositivi rilevino anche la velocità dei veicoli, così il solito sfigato automobilista avrà di fatto un radar sempre appicciato addosso, pronto a registrare e a segnalare alla polizia ogni minima infrazione dei limiti consentiti?
Alcune considerazioni
E poi: se il traffico non è fluido, la colpa è degli automobilisti residenti o va cercata altrove? Alcune semplici considerazioni al proposito si impongono.
- Proliferano i fallimentari piani viari (vedi il PVP di Lugano) che vengono concepiti appositamente contro le auto. Perché è politikamente korretto mazzuolare la mobilità privata. L’obiettivo è chiaro: esasperare gli automobilisti costringendoli ad utilizzare i mezzi pubblici “per sfinimento”. Ma l’efficienza del trasporto pubblico lascia alquanto a desiderare, specie per chi vive appena fuori dall’agglomerato. Le automobili aumentano, eppure le strade vengono chiuse o ristrette, e gli assi di transito non vengono sviluppati. Per precisa scelta politica. Ai mezzi pubblici si dà la possibilità di “chiamare il verde” agli incroci e tale possibilità (del resto era scontato) viene abusata. Poi ci si meraviglia se le colonne non scorrono. La fluidità del traffico viene sabotata di proposito.
- Se nelle ore di punta si sostituissero i semafori nei punti più caldi con i “securini”, di certo si formerebbero meno colonne. Ma non si vuole nemmeno tentare. L’operazione infatti avrebbe un costo. E per gli automobilisti non si deve spendere: al contrario, bisogna (?) mungerli per fare cassetta! Altrimenti i politikamente korretti insorgono.
- Le automobili aumentano, ovviamente a seguito dell’aumento della popolazione. La quale cresce a causa dell’immigrazione incontrollata. E nel nostro sempre meno ridente Cantone, ma tu guarda i casi della vita, il grosso degli immigrati viene proprio da paesi in cui l’auto è considerata uno status symbol, vedi i Balcani e la vicina Penisola. Il Ticino ha il più alto tasso di automobili immatricolate. Non c’è alcun nesso con il fatto che abbia anche quasi un terzo di popolazione straniera, e che le comunità straniere più rappresentate siano quelle indicate sopra? Da notare che quanti rifiutano istericamente qualsiasi limitazione all’immigrazione (“bisogna aprirsi!”) sono poi gli stessi che vogliono il Mobility Pricing. La rete viaria attuale non è più in grado di reggere ad un’immigrazione andata del tutto fuori controllo (saldo migratorio dalla sola UE di 80mila persone all’anno! Quando prima della votazione sui fallimentari accordi bilaterali, il Consiglio federale parlava di 10mila persone in più all’anno!).
- Ogni giorno in Ticino entrano 65mila frontalieri uno per macchina, più svariate migliaia di padroncini. Ecco come mai le nostre strade sono infesciate e i valori delle polveri fini schizzano verso l’alto. E qui si torna al punto precedente: a volere il Mobility Pricing sono gli stessi ambienti spalancatori di frontiere che rifiutano istericamente ogni limitazione del frontalierato. E no kompagnuzzi, non ci siamo proprio! Prima si provoca l’invasione di targhe azzurre e poi si pensa di penalizzare tutti indiscriminatamente con il Mobility Pricing? Ma col piffero! Prima si screma, ma alla grande, il numero di veicoli di frontalieri presenti sul territorio. Poi semmai se ne riparla.
- Gli orari di inizio lavoro non sono “à la carte”. Chi ha bisogno dell’auto per andare a lavorare non può scegliere di spostarsi negli orari in cui le strade sono più libere. Anche perché, se così fosse, non aspetterebbe l’imposizione dall’alto del Dipartimento Leuthard (PPD) che gli mette le mani in tasca per costringerlo a spostarsi come e quando vorrebbero la Doris ed i suoi burocrati. Uella, in tutti i palazzi governativi di ogni ordine e grado ci si sciacqua la bocca con la storiella dell’ “amministrazione al servizio del cittadino” ed invece si assiste ad un’allarmante deriva nel senso contrario: il cittadino è sempre più al servizio delle paturnie ideologiche dell’amministrazione.
- In Ticino, ma questo lo sanno anche i paracarri, la conformazione del territorio è tale che utilizzare l’auto per recarsi al lavoro è una necessità di moltissimi.
Morale della favola: la Doris uregiatta faccia una bella cosa e “termovalorizzi” definitivamente il progetto del Mobility Pricing.
Lorenzo Quadri