Njet alla mozione Quadri: la sicurezza delle fasce di confine ticinesi di nuovo snobbata
Nessuna sorpresa: il governicchio federale non ne vuole sapere della chiusura notturna dei valichi secondari con l’Italia. La proposta venne presentata la prima volta nel marzo del 2014 dall’allora consigliera nazionale leghista Roberta Pantani. La “Camera del popolo” la approvò nel giugno dello stesso anno, gli Stati in dicembre.
La decisione politica è quindi chiara. Ma l’attuazione non c’è mai stata. Nel 2017 il CF ha chiuso “in prova” per sei mesi tre valichi secondari. Allo scadere di questo periodo, tuttavia, li ha subito riaperti. Senza fornire spiegazioni e senza nemmeno informare il governicchio cantonale.
E’ chiaro che si trattava di sperimentazione farlocca. Stile “Scuola che verrà”, però al contrario. Con la Scuola che verrà (ed i suoi più recenti emuli) l’obiettivo era (è) quello di farsi dire che la proposta da sperimentare è una figata pazzesca. Con i valichi, l’opposto: ossia che la chiusura non serve. Frontiere spalancate über Alles!
Casi che si ripeteranno
Non è però scopando la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi. Attraverso le dogane sempre aperte ed incustodite i malviventi arrivano in auto dalla vicina Penisola, mettono a segno rapine nella fascia di confine ticinese e poi si dileguano in Italia.
Ed infatti lo scorso 28 novembre 2022 un’anziana coppia di Novazzano è stata rapinata in casa propria.
I criminali, armati, hanno fatto irruzione nell’abitazione, hanno sequestrato gli inquilini, si sono fatti aprire la cassaforte e consegnare il contenuto, per poi scappare. C’è da temere che casi di questo tipo siano destinati a ripetersi.
E le rapine ai distributori di benzina (un classico…) si sono diradate solo perché le stazioni di servizio, a causa degli sconti italici sul carburante, non vendevano più niente. Quindi neppure incassavano.
La mozione Pantani
Il problema rimane però sul tavolo. E’ per questo che chi scrive lo scorso dicembre ha ripresentato alla Confederella le richieste formulate dalla mozione Pantani del 2014. Ma il governicchio, come da copione, nei giorni scorsi ha risposto con sufficienza che di chiudere i valichi minori non se ne parla, e comunque non servirebbe. E già: i parlamentari federali che 8 anni fa votarono a favore della chiusura notturna sono tutti scemi.
Il vero motivo per cui gli sgovernanti rifiutano la chiusura notturna non è certo la presunta inefficacia della misura. Sono le relazioni con il Belpaese.
I politicanti bernesi, con il “nuovo” accordo sulla fiscalità dei frontalieri di recente approvato dal Senato italico, immaginano di aver portato a casa un risultato strepitoso. Invece si sono fatti infinocchiare. Il nuovo accordo è una mezza ciofeca. Roma, diversamente da Berna, non firma trattati che non siano a proprio vantaggio; men che meno con gli svizzerotti. Visto però che il voto della Camera ancora manca, i burocrati federali si credono obbligati a volare basso (?) per non rischiare di compromettere questo “grande successo internazionale”. Pori nümm.
Intanto, sempre restando in tema di rapporti con l’Italia, non un cip viene proferito nel merito dell’accesso – tuttora negato – degli operatori svizzeri alla piazza finanziaria tricolore. Malgrado le promesse fatte, l’Italia non si sogna di cambiare posizione: non ha alcun interesse a farlo. Ormai tanto vale mettersi il cuore in pace. Con le buone non si otterrà una fava. E alla sola idea di dover fare la voce grossa, a Berna vengono colti da attacchi di panico invalidanti.
Non si sognano…
E’ poi il colmo che, malgrado il caos asilo, con le domande aumentate del 64% e con il 50% delle entrate clandestine che avviene tramite la porta sud (ovvero questo sfigatissimo Cantone), la Confederella non si sogna di potenziare la sicurezza dei confini, che rimangono conciati come dei colabrodo. L’unico problema che burocrati e politicanti federali si pongono è quello di trovare le strutture dove alloggiare i finti rifugiati. Con questo obbiettivo, stalkerano Cantoni e Comuni. In aggiunta, i politichetti si disperano per i sedicenti “minorenni non accompagnati”, senza rendersi conto che in genere costoro sono maggiorenni da un bel pezzo.
Poi ci chiediamo come mai, a furia di far entrare e fare restare tutti, ci ritroviamo sul territorio soggetti come il finto rifugiato eritreo che alla stazione FFS di Zurigo ha aggredito brutalmente due donne ed è ora accusato di tentato omicidio.
Lorenzo Quadri