I balivi del G20 e dell’OCSE pretendono di schiacciarci gli ordini sulle aliquote
Ieri il G20 (ovvero il club dei 20 paesi più industrializzati) su pressione degli USA ha deciso l’introduzione di un’aliquota fiscale minima sulle multinazionali del 15%.
Non è una sorpresa: se ne parla da mesi. Gli Stati Uniti, con le casse pubbliche svuotate dalla pandemia da stramaledetto virus cinese, vogliono aumentare il proprio gettito fiscale. Di conseguenza mirano ad eliminare la concorrenza sgradita, che potrebbe “sottrargli” grossi contribuenti. E quindi pretendono di dettare le regole (le aliquote) a tutti. A farne le spese è chi si è amministrato in modo virtuoso e potrebbe permettersi una fiscalità competitiva. Però si vede piombare addosso i Diktat stranieri.
La violazione della sovranità fiscale, che è parte integrante della sovranità politica, è chiara e sfacciata.
Il beniamino della casta
A prodursi in questi soprusi è l’amministrazione del $inistratoJoseph Robinette (sic!) Biden, osannato – anche alle nostre latitudini – dalla partitocrazia e dalla casta in generale, in contrapposizione al vituperato sovranista Donald Trump.
Anche l’assalto al segreto bancario svizzero – che ha provocato in Ticino la distruzione di migliaia di posti di lavoro qualificati, occupati da residenti, e l’evaporazione di decine e decine di milioni di gettito fiscale – fu opera dell’amministrazione ro$$a di Obama (uno dei peggiori presidenti degli Stati Uniti che la storia ricordi).
Gli inquilini “democratici” della Casa Bianca sono una sciagura per la Svizzera. Però la partitocrazia (a partire dalla gauche-caviar) e la stampa di regime li slinguazzano senza remore. Vedasi l’imbarazzante, servile esultanza della kompagna Simonetta Sommaruga, allora presidenta di turno della Confederella, per l’elezione di Biden; esultanza tra l’altro manifestata su twitterquando le bocce non erano neppure ferme.
Perdite miliardarie
E’ assai verosimile che l’aliquota minima del 15% avrà conseguenze negative per la Svizzera. A Berna si immagina una perdita di gettito di 3-4 miliardi annui. Ma oltre alla questione finanziaria, certo non di poco conto, c’è quella legata alla sovranità fiscale. Che va difesa. Non ci va bene che le aliquote fiscali svizzere le dettino paesi stranieri, o i balivi del G20, dell’OCSE, dell’UE o di altri organismi sovranazionali del piffero.
La partitocrazia triciclata ed i calabraghisti compulsivi del Consiglio federale, invece, sono abituati a chinarsi a 90 gradi e ad eseguire gli ordini: lo abbiamo ben visto con la fine del segreto bancario imposta in prima linea proprio dal governo democratico USA. In quell’occasione i ro$$overdi sedicenti difensori della “privacy” erano perfettamente d’accordo di trasmettere legeneralità di funzionari di banca svizzeri, colpevoli solo di aversvolto il proprio lavoro nel rispetto delle leggi vigenti, ad autorità penali straniere. Vergogna!
Il burocrate ci minaccia
La volontà dei balivi di G20, OCSE e compagnia cantante è chiara: comandare in casa nostra e dettarci le loro leggi. Le invereconde dichiarazioni di ieri del funzionarietto OCSE di turno, tale Pascal Saint-Amans (Pascal chi?), a proposito dell’aliquota minima del 15% sono illuminanti: “Se la Svizzera dovesse rifiutarsi di adeguare la tassazione delle imprese con un voto popolare, dovrebbe sopportarne le conseguenze”. Hai capito? Questo strapagato burocrate, non eletto da nessuno, si permette addirittura di minacciare i cittadini elvetici!
Non ancora contento, il Saint-Amans continua a blaterare:“Speriamo che questo sia solo l’inizio. Nel 2009 abbiamo posto fine al segreto bancario. E’ stata solo una prima parte. Nel 2012 abbiamo affrontato la tassazione delle multinazionali. Ora è la fine dei paradisi fiscali”.
Questi squallidi balivi con manie napoleoniche si credono ipadroni del mondo e gioiscono per decisioni che hanno mandato in malora migliaia di ticinesi. E noi dovremmo adeguarci al loro buon volere? Ma col piffero! Saint-Amans, OCSE & Co, VAFFA!
La sovranità fiscale, così come la sovranità in generale, non è negoziabile. Governicchio federale, sü i calzett!
Lorenzo Quadri