Dietro al voltafaccia politico ci sono i club di presunta tutela degli automobilisti?

Il bidone Via Sicura, regalo della Doris uregiatta – la quale sta pure all’origine della perniciosa uscita dal nucleare – venne votato dal parlatoio federale nel 2012. Esso era inteso come risposta ad un’iniziativa popolare talebana, lanciata da un gruppuscolo estremista denominato RoadCross. Iniziativa che infatti venne ritirata a seguito dell’adozione di Via Sicura. Già solo questa circostanza avrebbe dovuto far scattare tutti i campanelli d’allarme. Invece solo Lega ed Udc votarono contro. Il sedicente “centro” PLR-PPD corse, come al solito, ad accodarsi ai ro$$overdi. Le assicurazioni fornite dai sostenitori di Via Sicura, ossia che si trattava di creare gli strumenti per punire con la necessaria severità pochissimi casi di grave criminalità stradale, puzzavano di imbroglio a chilometri di distanza.

Quando il nuovo regime è entrato in vigore, la realtà si è rivelata anche peggiore delle previsioni dei contrari. Delle boiate di Via Sicura abbiamo scritto a più riprese su queste colonne. Eccessi di velocità privi di qualsiasi conseguenza pratica sanzionati più duramente di una rapina. Automobilisti che per colpa di Via Sicura hanno perso il lavoro. E poi il delirio dei medici del traffico. Non è un’esagerazione dire che Via Sicura ha rovinato l’esistenza a tante persone. Essa impedisce perfino alle luci blu (polizia, ambulanza, pompieri) di lavorare. Perché anche loro sono passibili di incriminazione se non rispettano i limiti di velocità durante un intervento d’emergenza.

L’apprezzamento dei giudici

Inoltre, Via Sicura priva i giudici dei margini d’apprezzamento. Quando, per evitare il continuo aggiramento delle norme sull’espulsione dei delinquenti stranieri ad opera dei tribunali, la “destra” tentò di stabilire per legge un catalogo dei reati che portano automaticamente all’allontanamento dalla Svizzera, senza che nessun giudice potesse metterci il becco, il triciclo insorse indignato. Se però a legare le mani ai legulei è la $inistra odiatrice degli automobilisti, i politicanti si adeguano giulivi. Tenere a mente!

Ostaggio di quattro gatti

Via Sicura si è ben presto rivelata per quello che è: una mossa politica finalizzata a criminalizzare gli automobilisti in generale, sfruttando cinicamente i “morti sulle strade”. Per la politichetta, la scelta più opportuna da compiere sarebbe stata quella di abolire Via Sicura. Magari scusandosi con i cittadini. Ma per questo serve coraggio. E, come diceva Don Abbondio, chi il coraggio non l’ha non se lo può dare. I politicanti hanno quindi scelto di intervenire con rattoppi qua e là, finalizzati a smussare le distorsioni più pacchiane.

Il pacchetto di modifiche (non certo epocali) era pronto. Poi cos’è successo? E’ successo che i quattro gatti di RoadCross citati sopra hanno minacciato un referendum (uhhh, che pagüüüraaaa!). E subito i soldatini del parlatoio federale hanno calato le braghe ad altezza caviglia. Di conseguenza, con una pavida retromarcia, i correttivi, già blandi, sono stati ulteriormente annacquati.

La pena minima

Indecoroso, in particolare, il mantenimento della pena minima di un anno per i cosiddetti gravi reati stradali. La pena minima, come dice il nome, serve a sanzionare i reati più leggeri. Se uno è davvero un “pirata della strada” (termine usato impropriamente) non incorre nella pena minima; incorre semmai in quella massima. Ma nessuno ha messo in discussione le pene massime.

La levata di scudi contro la riduzione della pena minima è l’ennesima conferma che Via Sicura serve a perseguitare gli automobilisti normali, magari caduti in fallo per la prima volta.

Stesso discorso per la durata minima della revoca della licenza di condurre per i reati di cosiddetta pirateria della strada, che rimane di 24 mesi invece dei 12 già decisi in precedenza dal parlatoio.

Il ruolo del club

Ma i parlamentari non sono i soli a rimediare una figura di palta. I club che dovrebbero promuovere gli interessi degli automobilisti hanno fatto anche peggio. Gli uccellini bernesi cinguettano che sarebbero state proprio queste associazioni a “suggerire” ai politicanti di calare le braghe, in quanto terrorizzate dalla prospettiva di un referendum. Ma bene! E’ così che questi club  difendono gli automobilisti?

E’ poi il caso di ricordare che il TCS addirittura sosteneva la rovinosa legge sul CO2, asfaltata in votazione popolare lo scorso anno, la quale prevedeva di depredare gli automobilisti a suon di tasse e balzelli.

Visto che sul bidone Via Sicura politicanti ed associazioni di categoria non vogliono fare i compiti,

il ricorso ai diritti popolari servirebbe eccome. Nel senso che ci vorrebbe una bella iniziativa popolare per l’abolizione di Via Sicura!

Lorenzo Quadri